E’ morto SERGIO STAINO, il grande vignettista de “l’Unità” che con il personaggio di “Bobo” accompagnò anche il travaglio del Pci

E’ morto oggi in ospedale a Firenze Sergio Staino, uno dei grandi vignettisi che hanno illuminato l’informazione satirica in Italia, ma anche giornalista, regista, architetto, docente di educazione tecnica.  Aveva 83 anni. 

Il personaggio più famoso delle sue vignette era Bobo, un personaggio che nel 1982 comparve per la prima volta su Linus, la rivista fondata dal giornalista Oreste Del Buono, e poi con continuità sulle prime pagine de l’Unità,  di cui Staino fu anche direttore responsabile (dopo aver diretto il settimanale satirico della sinistra “ERG“), accompagnando con il suo personaggio anche il travaglio e l’evoluzione  della impostazione dell’organo del Pci e dello stesso partito.

Bobo, con e il suo gruppo familiare di personaggi drammaticamente divertenti, ha raccontato e disegnato le fragilità, i sogni e gli inciampi di una classe operaia (ma anche impiegatizia, piccolo borghese, media) che ha provato a ripensare se stessa, senza negare le proprie origini e perdendo sonno e certezze alla ricerca di una cassetta di valori da difendere e sbandierare in piazza e nelle urne.

Nato a Piancastagnaio (Siena), classe 1940, nel 1986 Staino diventò direttore di ‘Tango‘, inserto satirico dell’Unità sul quale pubblicavano strisce e tavole satiriche, o scrivevano anche Altan, ElleKappa, Riccardo Mannelli, Michele Serra, David Riondino, Gino e Michele, Francesco Guccini. Ha scritto diversi libri e collaborato con i quotidiani Avvenire, La Stampa, Il Messaggero e con Raitre.

Sul suo blog si definiva “disegnatore, scrittore, regista e operatore culturale. Anima inquieta della sinistra marxista”. Scrisse Umberto Eco: “Molti lettori diranno ‘Bobo sei tutti noi’, altri proveranno rispetto per questo idealista che tenta sempre di risalire al suo paradiso disabitato, sicuro che se un giorno lui vi risalisse quello sarebbe un paradiso almeno terrestre. In ogni caso il messaggio di Bobo è: abbiate il coraggio di dirvi disperati, abbiate l’orgoglio testardo di essere dei perdenti. La vittoria non è un fine ma solo un doloroso e onesto stato d’animo“.

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