di SERGIO TRASATTI/ “Battersi affinché non vi possano essere analfabeti di democrazia è una causa primaria e nobile che riguarda tutti. Non soltanto chi riveste responsabilità o eserciti potere”. E’ quanto ha detto oggi a Trieste il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando alla 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia. Il Capo dello Stato ha aggiunto: “Non si può ricorrere a semplificazioni di sistema o a restrizioni di diritti in nome del dovere di governare. Una democrazia della maggioranza sarebbe, per definizione, un’insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà”.
La precisazione di Mattarella. Il Presidente della Repubblica ha aggiunto: “Nel cambiamento d’epoca che ci è dato di vivere avvertiamo tutta la difficoltà, e a volte persino un certo affanno, nel funzionamento delle democrazie. Oggi constatiamo criticità inedite, che si aggiungono a problemi più antichi. La democrazia non è mai conquistata per sempre. Anzi, il succedersi delle diverse condizioni storiche e delle loro mutevoli caratteristiche, ne richiede un attento, costante inveramento”.
Il cuore della democrazia. Mattarella ha poi sottolineato: “Ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, le espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione. Questa chiave di volta della democrazia opera e sostiene la crescita di un Paese, compreso il funzionamento delle sue istituzioni, se al di là delle idee e degli interessi molteplici c’è la percezione di un modo di stare insieme e di un bene comune. Se non si cede all’ossessiva proclamazione di quel che contrappone, della rivalsa, della delegittimazione. Se l’universalità dei diritti non viene menomata da condizioni di squilibrio sociale, se la solidarietà resta il tessuto connettivo di una economia sostenibile, se la partecipazione è viva, diffusa, consapevole del proprio valore e della propria essenzialità”.
La sottolineatura del Capo dello Stato. Mattarella ha quindi chiarito: “L’esercizio della democrazia, come si è visto, non si riduce a un semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile espressione del proprio suffragio nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino, perché tra loro inscindibili, libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà e bene dell’umanità condivisa. Né si tratta di questione limitata ad ambiti statali”.
Le conclusioni. Il presidente della Repubblica in chiusura ha citato Rousseau: “Mi piace citare l’assunto di Rousseau, in base al quale la volontà generale non poteva trovare limiti di alcun genere nelle leggi, perché la volontà popolare poteva cambiare qualunque norma o regola. Lo fece con parole molto nette dicendo: ‘Noi sappiamo tutti ormai che la presunta volontà generale non è in realtà che la volontà di una maggioranza e che la volontà di una maggioranza, che si considera come rappresentativa della volontà di tutto il popolo può essere, come spesso si è dimostrata, più ingiusta e più oppressiva che non la volontà di un principe’. Un fermo no, quindi, all’assolutismo di Stato, a un’autorità senza limite, potenzialmente prevaricatrice. La coscienza dei limiti è un fattore imprescindibile di leale e irrinunziabile vitalità democratica”.
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