MOSTRO DI FIRENZE/ Spunta una nuova pista: quella del “Rosso del Mugello”, l’uomo dell’identikit. Il suo DNA su una macchina da scrivere?

di MARIO MEDORI/ Mostro di Firenze, le nuove piste sul seial killer che insanguinò la Toscana con 8 duplici omicidi a partire dal 1968. Il consulente di parte, documentarista e scrittore Paolo Cochi sta percorrendo da tempo una pista investigativa inedita, volta a verificare la possibile riconducibilità dei delitti a un soggetto ormai soprannominato il “Rosso del Mugello” (nella foto in home page e a destra il suo identikit) che già all’epoca annoverava significativi precedenti penali anche a carattere sessuale e che, da quanto riportato da alcuni giornali, era “contiguo” agli ambienti della Procura fiorentina all’epoca diretta dal dottor Pier Luigi Vigna. Intanto, Paolo Cochi in merito alle voci di revisione del processo per i cosiddetti “compagni di merende”, ha dichiarato: “La revisione di un processo è una cosa seria. In merito alla vicenda del Mostro di Firenze è stata già annunciata da ben due anni da alcuni legali sui giornali. Per conto mio, se vi fossero stati elementi quali l’individuazione del reo, come appunto era in priorità d’indagine, si poteva presentare un’istanza di revisione”.

La precisazione di Cochi. Il consulente di parte ha aggiunto: “Così come prestabilito in sede di consulenza con gli avvocati. Attualmente con i soli elementi entomologici e medico legali e il presunto ‘strappo della tenda’ della coppia francese uccisa nel settembre del 1985, si andrebbe incontro ad una inammisibilità certa da parte della Corte d’Assise di Genova. Anzi si brucerebbero anni di lavoro, senza aver completato tutti gli accertamenti dovuti, rischiando paradossalmente di rafforzare le sentenze contro Mario Vanni, uno dei cosiddetti ‘compagni di merende’. I legali arbitrariamente, hanno imposto questa linea, invece di dare priorità alle indagini sull’autore o gli autori reali. Quindi ho deciso di non appoggiare la suddetta richiesta di revisione con i soli dati a disposizione. I giornali hanno fatto passare per ‘nuova’ una questione già palesata nel 2015 e hanno preso spunto dai miei articoli e dalla foto inedita della tenda per ‘costruirci’ una notizia anch’essa già divulgata e senza citare la fonte del lavoro svolto. Complimenti a loro! E complimenti ai legali, revocati dai familiari francesi e da Rosanna De Nuccio. Avvocati a cui auguro buona fortuna. Il mio lavoro di consulente di parte continua con la nomina da parte di un parente delle vittime di uno dei delitti senza giudicato, per la ricerca e l’accertamento di altri indizi o prove con il nuovo studio legale dell’avvocato Alessio Tranfa ed eventualmente si parla di richieste di revisione”.

Il recente incarico ricevuto dall’avvocato Alessio Tranfa e dal consulente Paolo Cochi potrebbe contribuire a identificare il vero responsabile dei delitti. A tal proposito, il legale, raggiunto telefonicamente, ha detto: “Insieme a Paolo Cochi abbiamo da subito iniziato a lavorare avviando accertamenti mirati che potrebbero contribuire a identificare l’assassino. Purtroppo all’epoca dei delitti questa pista, nonostante un rapporto dei carabinieri di Borgo San Lorenzo del 1984 successivo al delitto di Vicchio (il duplice omicidio Rontini-Stefanacci) da cui emerge un quadro indiziario che non esito a definire inquietante, fu inspiegabilmente tralasciata dagli inquirenti al punto di non inserire nemmeno questo nome nell’elenco dei sospettati della SAM, la Squadra Anti Mostro. Mentre, come sappiamo, Pietro Pacciani, come anche altri circa 200 nomi, furono inseriti in questa lista in base a segnalazioni anonime o semplici suggestioni. E’ troppo presto per dire che l’assassino deve identificarsi in questo personaggio ma certamente si può dire con assoluta tranquillità che il materiale indiziario a suo carico imponeva e impone tutt’oggi approfondimenti seri. Ho già manifestato alla Procura di Firenze la nostra intenzione di collaborare lealmente e fattivamente per la ricerca della verità e ci aspettiamo altrettanto da parte degli inquirenti”.

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