di MARIO MEDORI/ Nel giorno di Santo Stefano, il presidente russo Vladimir Putin ha pronunciato parole di speranza, dicendo: “Vogliamo chiudere la guerra in Ucraina, non congelarla”. Dunque, dopo quasi tre anni di conflitto e decine di migliaia di morti il leader del Cremlino ha affermato che Mosca vuole far cessare del tutto le ostilità. Putin, peraltro, ha proposto anche il luogo dove avviare i negoziati: la Slovacchia del premier Robert Fico. Quest’ultimo, proprio nei giorni scorsi ha incontrato al Cremlino lo stesso Putin offrendosi per ospitare i colloqui di pace; nonostante le critiche e le perplessità espresse da molti Paesi, compresi i partner dell’Unione Europea.
L’opzione Slovacchia a Mosca va bene. Va bene a Mosca soprattutto perché oggi guarda al confine da una posizione di forza, la stessa che permette a Putin di non rispondere alle reazioni sdegnate per l’attacco sferrato in Ucraina nelle prime ore della mattina di Natale. Bilancio: oltre 170 fra missili e droni utilizzati, un morto e danni all’infrastruttura elettrica che rischia di danneggiare pesantemente gli ucraini proprio nelle settimane più fredde dell’anno. Un episodio che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha definito: “Un atto oltraggioso”. Per questo motivo, l’attuale leader americano ha chiesto di accelerare la consegna di altre armi statunitensi a Kiev.
La precisazione di Putin. Il leader russo, al di là di tutto, insiste ribadendo uno dei suoi propositi per il 2025: “Voglio portare a termine tutti gli obiettivi dell’operazione militare speciale e quindi raggiungere il successo sulla linea del fronte”. A seguire, il suo monito: “Rispondiamo sempre in modo speculare. Loro usano certe armi contro di noi, noi usiamo le stesse. Sono pronto a usare nuovamente il super missile Oreshnik se necessario”. Mentre, il presidente ucraino Voldymyr Zelensky assicura: “L’Ucraina sta facendo tutto il possibile affinché il 2025 diventi un anno di pace giusta e duratura per il nostro Paese e per il mondo intero”.
L’intervento del ministro degli esteri russo. Prima delle parole di Putin, Serghei Lavrov aveva detto: “Un cessate il fuoco in Ucraina a questo punto non porterebbe a nulla, mentre sono necessari degli accordi affidabili”. Il capo della diplomazia russa, inoltre, si era detto possibilista su un dialogo con l’imminente amministrazione Trump, dichiarando: “Se i segnali provenienti dalla nuova squadra di Washington per ripristinare il dialogo interrotto dagli USA dopo l’inizio dell’operazione militare speciale saranno seri, ovviamente risponderemo ad essi. Il dialogo è stato interrotto dagli americani, quindi dovrebbero fare loro il primo passo”. Ricordiamo che alla Casa Bianca, il passaggio di consegne tra Biden e Trump è in programma a gennaio.
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