La produzione va… a tre cilindri – La produzione industriale in Italia ha avuto a maggio un calo dello 0,6% sia rispetto ad aprile che rispetto a maggio 2015, ma, sempre secondo gli indici Istat, il consuntivo dei primi cinque mesi 2016 chiude in crescita dell’1,3% rispetto allo stesso periodo del 2015. Secondo il Centro Studi Promotor, se però si osserva l’andamento della produzione industriale italiana in un arco temporale che parte dall’inizio della crisi economica, emerge che l’indice della produzione industriale nel maggio scorso è ancora inferiore di ben il 23,9% al massimo ante-crisi toccato nell’aprile 2008. Nella fase iniziale della crisi, e in particolare tra aprile 2008 e marzo 2009, il crollo della produzione industriale toccò il 25,9%. Vi fu poi una ripresa del 15% culminata nell’aprile 2011 seguita da un nuovo calo, esauritosi a fine 2012. Questo calo lasciò spazio ad una situazione di stagnazione che dura tuttora. Da gennaio 2013 ad oggi infatti gli indici della produzione industriale si sono mantenuti in un canale compreso tra quota 90,2 e quota 93,3. All’inizio del 2015 l’indice si è portato nella parte alta del canale, ma lo scenario resta di stagnazione.
Tornando ai dati del gennaio-maggio 2016, l’incremento complessivo dell’1,3% è dovuto ad andamenti positivi in undici dei sedici settori di attività economica considerati. Il settore che fa registrare il risultato più positivo è quello della fabbricazione di mezzi di trasporto (+6%), mentre il settore più in difficoltà è quello delle attività estrattiva (-6,8%). “Considerando i dati del periodo gennaio-maggio – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – è indubbio che nel 2016 è in atto una ripresina, ma l’intensità del recupero non è tale da indurre a ritenere che lo scenario di stagnazione delineatosi nel 2013 sia superato. E la conseguenza è che rispetto ai massimi ante-crisi la produzione industriale italiana sta ancora girando a tre cilindri”
Carburanti risparmiosi – A metà luglio il prezzo medio alla pompa della benzina, secondo i dati ufficiali del Ministero dello Sviluppo Economico, è stato di € 1,449 con un calo dello 0,7% rispetto alla settimana precedente. Per il gasolio auto il prezzo medio è stato di € 1,304 (-0,3% sulla settimana precedente). Questi cali si inseriscono in una tendenza positiva per il consumatore delineatasi all’inizio di giugno dopo che il prezzo della benzina era salito a 1,484 euro e quello del gasolio a 1,321 euro. Rispetto a questi ultimi prezzi nella settimana succesiva la benzina ha fatto registrare un calo del 2,4% e il gasolio dell’1,3%.
“E’ lecito prevedere – afferma Gian Primo Quagliano presidente del Centro Studi Promotor – che l’andamento positivo del costo per gli automobilisti dei carburanti auto continuerà e quindi quella che stiamo vivendo sarà una estate in controtendenza rispetto al passato”. Generalmente infatti l’aumento dei consumi legato al maggior traffico per le vacanze ha sempre determinato una crescita dei prezzi alla pompa. Nell’estate 2016 non sarà però così perché a livello mondiale le scorte di benzina e gasolio hanno raggiunto una consistenza tanto elevata che quantità rilevanti di questi carburanti vengono stoccati addirittura a bordo di petroliere costrette ovviamente a rimanere alla fonda.
L’estate 2016 per gli italiani sarà dunque caratterizzata da un calo della spesa per l’acquisto di carburanti che si asommerà ai benefici derivanti dal fatto che, anche su tutto l’arco del primo semestre, i prezzi medi ponderati di benzina e gasolio sono nettamente inferiori a quelli del primo semestre 2015. Per la benzina vi è infatti un calo del 9% che sale al 10,6% per il gasolio.
Ovviamente questa situazione influisce sulla spesa. Secondo le elaborazioni del Centro Studi Promotor nel gennaio-giugno 2016, rispetto allo stesso periodo del 2015, i consumi di benzina e gasolio auto sono stati in lievissimo calo (-0,2%), ma vi è stata una contrazione della spesa alla pompa molto più consistente (-12,4%) con un risparmio per consumatori e imprese italiani di ben 3,439 miliardi a danno soprattutto della componente industriale (-26,4%) e in misura più contenuta del gettito erariale (-3,8%).
Pesanti ancora in aumento – Il Centro Studi e Statistiche dell’UNRAE comunica i dati stimati al 30 giugno 2016, basati sulle informazioni fornite dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, rilevando che il mercato dei veicoli pesanti con massa totale a terra superiore a 3,5 t nel mese di giugno 2016 è aumentato del 41,4% rispetto allo stesso mese dello scorso anno (passando da 1.513 a 2.140 unità). Il cumulato dei primi sei mesi di quest’anno indica un incremento delle immatricolazioni del 37,8% rispetto ai primi sei mesi del 2015 (10.822 veicoli contro 7.855). Per i veicoli pesanti con massa totale a terra superiore alle 16 t, l’incremento registrato a giugno 2016 è stato pari al 49% rispetto allo stesso mese del 2015, con 1.700 unità contro 1.141, mentre il cumulato dei primi sei mesi è passato da 6.036 a 8.578 immatricolazioni, con un aumento del 42,1% sui primi sei mesi del 2015.
“La chiusura del primo semestre – commenta Franco Fenoglio, Presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE – è l’occasione per fornire una previsione per l’intero anno. Dall’andamento registrato da gennaio a giugno riteniamo che – alle condizioni attuali – nel 2016 il mercato dei veicoli con massa totale a terra superiore a 3,5 t possa raggiungere le 19.500 unità immatricolate, in crescita del 28,1% rispetto alle 15.223 dell’intero 2015, con una revisione al rialzo delle stime fornite ad inizio anno. E’ opportuno che siano rese operative le misure per il rinnovo del parco circolante e che siano rinnovate le efficaci disposizioni che hanno dimostrato di poter scuotere il mercato come i fondi recuperati dall’esclusione dei veicoli Euro I ed Euro II (estendibile anche all’Euro III) dal rimborso delle accise e il super-ammortamento”.
Sull’importante tematica di una più puntuale ed aggiornata lettura dei dati del mercato dei veicoli da trasporto, l’UNRAE plaude alla recente disposizione emanata dalla Direzione Generale della Motorizzazione in materia di firma digitale ed autenticazione delle procedure informatiche gestite dal Ministero dei Trasporti. In particolare, viene confermata l’inderogabile esigenza che l’emissione della carta di circolazione avvenga contestualmente alla immatricolazione dei veicoli e al rilascio delle relative targhe, a partire dal prossimo 3 ottobre. Ciò consentirà, appunto, l’immediato aggiornamento dei dati di immatricolazione, come già avviene da anni nel settore delle autovetture, accogliendo così le richieste dell’UNRAE. Una battaglia vinta – lo speriamo davvero – dopo anni di battaglie sostenute anche dalla stampa specializzata
Un’officina per 450 auto – In Italia nel 2014 c’erano 83.460 officine di autoriparazione a fronte di un parco circolante che, secondo il Cerved, era di 37.063.708 autoveicoli, con un rapporto di 444 autoveicoli per ogni officina. Questi dati sono i più recenti a disposizione per quantificare la densità della rete autporiparativa in Italia e sono tratti dall’edizione 2015 del volume “L’autoriparazione ed i suoi protagonisti” edito dall’Osservatorio Autopromotec, che è la struttura di ricerca di Autopromotec, la più specializzata rassegna espositiva internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket “automobilistieco.
Il rapporto autoveicoli per officina è rimasto pressoché invariato rispetto al 2013 (quando c’erano 446 autoveicoli per ogni officina) ed è leggermente diminuito se si prende in considerazione l’anno 2012 (quando per ogni officina c’erano 484 autoveicoli). Ad ogni modo, secondo l’Osservatorio Autopromotec, il rapporto autoveicoli per officina è complessivamente adeguato, considerato che il nostro Paese ha una delle densità automobilistiche più alte a livello mondiale.
A livello regionale, è interessante notare come siano prevalentemente le regioni del Nord ad avere il numero più alto di autoveicoli per officina. Ciò è dovuto a motivi essenzialmente economici e di densità e complessità territoriale. Nel dettaglio, al primo posto di questa graduatoria si posiziona il Trentino Alto Adige, con 724 veicoli per ogni officina di autoriparazione, seguito da Friuli Venezia Giulia (552), Toscana (513), Lombardia (500), Veneto (495), Emilia Romagna (474), Umbria (466) e Lazio (450). A seguire, poco sotto la media nazionale, si posizionano la Campania (439), le Marche (433), il Piemonte e la Valle d’Aosta (429), la Liguria (417) e la Sicilia (401). Chiudono la graduatoria, sotto la quota di 400 veicoli circolanti per officina, una serie di regioni centro-meridionali: Abruzzo (378), Sardegna (374), Molise (354), Puglia (353), Calabria (349) e, all’ultimo posto, Basilicata (316).
Commenta per primo