di DOMENICO MACERI* – “Volevo picchiare uno in particolare, un piccoletto. Lo volevo picchiare così forte da farlo stordire”. Con queste parole Donald Trump ha commentato la convention democratica che il candidato repubblicano ha visto come niente altro che come un attacco alla sua persona. Trump ha dimenticato la convention repubblicana e tutti gli attacchi alla sua avversaria Hillary Clinton e le urla dei delegati per dire che l’ex first lady merita la prigione. Ha anche dimenticato che uno dei suoi sostenitori, Al Baldasaro, parlamentare statale del New Hampshire, ha dichiarato che Hillary Clinton merita di “essere fucilata per tradimento”. L’accusa ha causato un’investigazione da parte del servizio segreto americano.
Trump non ha specificato chi sarebbe il “piccoletto” ma sembra chiaro si riferisse a Michael Bloomberg, multimiliardario newyorkese ed ex sindaco della Grande Mela dal 2002 al 2013.
Però la persona che più ha fatto arrabbiare Trump è Khzir Khan, il cui figlio, Humayun, capitano dell’esercito americano, è morto in Iraq nel 2004. Humayun Khan ha salvato la vita a decine dei suoi soldati e per il suo eroismo ha ricevuto le medaglie di Bronze Star e Purple Heart.
L’eroismo del capitano Khan, di genitori pachistani, ha ricevuto preminenza nella convention democratica con il discorso del padre, con la moglie Ghazala a suo fianco, la quale non ha parlato. Il signor Khan ha descritto i sacrifici del figlio, il suo dolore e quello della moglie, attaccando Trump per i suoi proclami contro l’ingresso dei musulmani in America. Il signor Khan ha anche ricordato gli insulti annunciati da Trump durante la campagna presidenziale chiedendo che il candidato repubblicano onori il sacrificio del figlio e della sua famiglia.
La risposta di Trump non si è fatta aspettare molto. Il magnate ha detto che Khan “lo ha attaccato ferocemente alla convention democratica e che adesso lo fa anche in televisione”. Trump ha anche attaccato Ghazala Khan dicendo che lei non ha aperto bocca dimostrando che alle donne musulmane è vietato parlare. I Khan sono originari del Pakistan e ovviamente Trump dimentica che una donna, Benazir Bhutto, è stata primo ministro del Paese asiatico.
Trump non ha riconosciuto che i Khan sono una Gold Star Family, titolo di rispetto per il sacrificio fatto da un membro della famiglia al servizio del Paese. La reazione del candidato repubblicano ha scioccato quasi tutti gli americani che riconoscono l’eroismo dei loro caduti. I commenti dei leader democratici ma anche repubblicani si sono espressi in difesa dei Khan. Mitch McConnell, presidente del Senato, e Paul Ryan, speaker della Camera, ambedue repubblicani, hanno riconosciuto i sacrifici fatti dal capitano Khan e dalla famiglia. Non hanno però menzionato Trump nelle loro dichiarazioni lasciando supporre che, nonostante tutto, loro continuano a mantenere l’endorsement al candidato repubblicano.
Una volta vinte le primarie si credeva che Trump avrebbe cambiato il tono della sua retorica. Il magnate invece continua la sua strategia di attaccare personalmente chiunque non sia “gentile” con lui. In ciò ha dimostrato di mancare completamente di empatia verso gli altri, chiuso nel suo incolmabile bisogno narcisista. Il signor Khan lo ha accusato di avere “l’anima sporca” per la sua incapacità di vedere al di là di se stesso. La stessa mancanza di empatia è stata messa in evidenza dal vicepresidente Joe Biden alla convention democratica domandando retoricamente che tipo di persona gode a dire a un’altra persona “sei licenziato”, ricordando la nota espressione del reality di Trump.
Questa mancanza di empatia ci è stata rivelata anche da Tony Schwartz, il ghost writer di Trump per “The Art of the Deal” (L’arte degli affari), pubblicato nel 1987. Schwarts è adesso pentito di avere scritto quel libro. In alcune recentissime interviste ha detto che Trump soffre di narcisismo che gli impedisce di vedere null’altro che non sia connesso con lui. Nel mondo di Trump, secondo Schwarz, uno è “un perdente o è il migliore”. Il magnate è incapace di cogliere la complessa realtà perché soffre di sindrome da deficit di attenzione e per questo va da un tema all’altro esibendo costanti cambiamenti, spesso dimenticando ciò che ha detto prima oppure cambiando idea secondo la circostanza.
Nella convention repubblicana, Patricia Smith, madre di una delle quattro vittime dell’attacco terroristico a Bengasi, ha dichiarato che Hillary Clinton meriterebbe di essere in prigione, additando l’allora segretario di Stato come responsabile. La Clinton ha mantenuto il silenzio su questi commenti perché ha riconosciuto che le accuse sono state fatte da una vittima addolorata per la perdita del figlio. Una reazione presidenziale. La reazione di Trump verso la famiglia Khan riflette invece la mancanza totale di empatia. Al momento Trump può usare i suoi tweet e i media per attaccare le persone poco gentili con lui. Che cosa farebbe invece da presidente con i codici delle bombe atomiche? Tutto sommato, si capisce benissimo perché il presidente Barack Obama ha dichiarato recentemente che Trump “non è adatto a fare il presidente degli Stati Uniti”.
*Domenico Maceri docente di lingue all’Allan Hancock College, Santa Maria, California (dmaceri@gmail.com)
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