di MARCO VALERIO/ Austria terra di conquista per la Ducati, che esce dal buio e torna a trionfare. Un laser rosso rimbalza da Zeltweg, proiettando nel cielo del Red Bull Ring l’ologramma di Andrea Iannone, che nel 2017 lascerà la casa di Borgo Panigale, ma che proprio grazie all’abruzzese ritrova un successo che le mancava da 100 gare esatte. Era dall’Australia 2010, con Stoner (presente ai box), che la Ducati non vinceva una GP e adesso arriva addirittura una doppietta con il 2° posto di Dovizioso. Un bene che sia terminato il digiuno. Per il team, che finalmente traduce in fatti le grandi potenzialità finora inespresse del buon progetto di Gigi Dall’Igna; per Iannone, che al 61° GP nella classe regina finalmente riesce a vincere in MotoGP, mettendo così a tacere tante voci di inconcludenza ed entrando nell’élite in cui solo un trionfo può farti accomodare; per il Motomondiale, che ritrova una casa attesa al rilancio e protagonista annunciata del futuro. Sotto la bandiera a scacchi l’abruzzese precede Dovizioso, Lorenzo e Rossi, e diventa grande: cancellate, in parte, le quattro cadute delle prime otto gare, fra cui il fallimentare e letale per i suoi strascichi contrattuali stike a Dovizioso in Argentina (nella foto Afp-Gazzetta dello Sport: tutta la gioia del team Ducati a fine gara).
Grande battaglia in pista. La corsa è stata caratterizzata da una battaglia serrata, nella prima, fra lo spunto di motore della Ducati e l’equilibrio della Yamaha, con attacchi, sorpassi, staccate al limite (e oltre) e rimescolamento di posizioni fra Iannone, Dovizioso, Lorenzo e Rossi. La variabile principale di una corsa caratterizzata dalla supremazia della Ducati, era il rendimento delle gomme alla distanza, con Iannone unico dei big a optare per la media al posteriore. Alle fine è stata la scelta giusta: non solo ha copertura ha retto al meglio, ma gli ha dato il grip e lo spunto giusto, alla fine, per piegare il compagno Dovizioso nelle ultime battute.
In classifica nessuno scossone. Nel Mondiale cambia poco: il 5° posto di Marquez (davanti a Vinales, 6°), acciaccato dopo la caduta del sabato mattina e la botta alla spalla, fa avvicinare un po’ i suoi rivali, ma il cuscinetto dello spagnolo resta consistente, visto il 3° posto di un ritrovato Lorenzo, a podio dopo tre gare mediocri, e il 4° di Rossi, vivacissimo, ma solo in avvio e poi calato alla distanza: Jorge, che sotto sotto sorride per la doppietta Ducati pensando che fra qualche mese quella sarà la sua moto, va a -43, Vale a -57. Il solco resta ampio e senza clamorosi ribaltoni lo spagnolo della Honda pare difficilmente raggiungibile.
La gara. Al via lo scatto migliore è di Iannone, seguito da Dovizioso e Rossi, che beneficia di un’entrata al limite di Marquez su Lorenzo che lo rallenta. Poche curve e Rossi va al comando, ma le posizioni si rimescolano presto con Iannone davanti, Lorenzo, Dovizioso e Vale dietro, con agonismo pari ad alcune imperfezioni. Al 6° giro Dovizioso è secondo e la Ducati prepara la fuga di coppia, con le Yamaha dietro. Lotta serrata, in sei in 1″ con Marquez e Vinales a chiudere il sestetto. 10° giro: Dovizioso passa Iannone (manovra sicura e pulita) e inizia a dettare l’andatura. A metà gara solo le Yamaha tengono il passo delle Ducati, con il consumo delle gomme che inizia a farsi sentire, ma a 8 giri dalla fine la partita resta aperta solo per le rosse. Un giro e Iannone ripassa al comando, con Dovizioso in scia, ma a distanza di sicurezza. Dovi non ha lo spunto per attaccare l’abruzzese, che a 27 anni diventa grande: primo successo in MotoGP. A coronamento di una giornata che in casa Ducati non dimenticheranno facilmente.
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