S’inverte a luglio il trend occupazionale. Gli occupati, cioè, tornano a calare dello 0,3% rispetto al mese di giugno (-63 mila), interrompendo la tendenza positiva registrata nei 4 mesi precedenti. Lo rileva l’Istat preoccupandosi di controbilanciare (per placare l’ira di Renzi) il dato negativo segnalando che, rispetto allo stesso mese del 2015, ci sono 266 mila occupati in più (+1,2%). Il calo su base mensile è attribuibile sia agli uomini sia in misura maggiore alle donne e riguarda gli autonomi (-68 mila), mentre restano sostanzialmente invariati i dipendenti.
Ma c’è un dato ancor più preoccupante: a luglio il tasso di disoccupazione dei giovani è aumentato di 2 punti percentuali rispetto al mese precedente.
Nell’equilibrismo delle cifre in cui è costretto ad esercitarsi per non avere lo sgranamento del governo l’Istat tira fuori anche un altro dato contraddittorio: afferma che cala la disoccupazione (-39.000) all’11,4%, ma ammette che sale (+53 mila) il numero degli “inoccupati” cioè i giovani inattivi, coloro che non sono occupati e non cercano lavoro.
Altro elemento, cala il lavoro ‘nero’: cifra in discesa di 250.000 unità sul 2015. Scende, ma “rimane consistente”, l’evasione fiscale e previdenziale che “si attesta a 22,6 miliardi” (nel 2015 era di 25 miliardi). Lo rivela l’indagine di Fondazione studi Consulenti del lavoro fornita all’ANSA, realizzata su dati del ministero. Sul calo del ‘nero’ pesa lo sgravio contributivo che ha spinto le aziende a far emergere rapporti irregolari, “soprattutto negli ultimi giorni del mese di dicembre 2015”.
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