di MARCO VALERIO/ Dopo tante cadute in prova (13) e una sola in gara, ma non del tutto fatale, (13° in Francia), Marquez getta nella ghiaia del tornantino di Phillip Island il suo sesto successo stagionale. Con la corona del Mondiale 2016 in testa, lo spagnolo fin lì dominatore con ampio margine, ha osato come ai bei tempi e ha pagato. Ringraziano: l’ottimo Crutchlow, ancora a segno (secondo successo stagionale per lui dopo quello in Repubblica Ceca) e uno strepitoso Valentino Rossi, 2°. Strepitoso il Dottore risalito impetuosamente come le onde dell’oceano che si infrangono sull’Isola di Filippo: 10° al terzo giro, 9° al quarto, 6° al quinto con sorpasso a Lorenzo, 5° al settimo, 4° all’ottavo con infilata a Dovizioso, 3° al decimo e 2° al momento della caduta di Marquez.
Lo show di Valentino Rossi. Prova spettacolare di Valentino, il quale, dopo essere stato caustico con il team, sia alla vigilia (“non siamo cresciuti come negli anni passati, mentre gli altro lo hanno fatto”), che in qualifica (“al box non sono stati svegli a predisporre anche la moto con le intermedie”), ha affrontato la gara di rincorsa, da posizioni a lui ignote dai tempi della Ducati, ritrovando feeling e ritmo annullati da prove non facili. Con un’altra posizione in griglia avrebbe potuto lottare per la vittoria, ma quando si è trovato solo Crutchlow davanti aveva già chiesto molto alle sue gomme. Restano: la bella rimonta e la soddisfazione di battere il compagno di squadra Yamaha Lorenzo. Ora i punti di margine sul maiorchino, che ispira quasi tenerezza per come ha ammesso i suoi limiti e blocchi psicologici nelle condizioni ibride di freddo-umido viste in prova, e che gli riportano alla mente drammatici fantasmi del passato: sono 24. In pratica, quasi un GP di differenza.
Gioia Cal. L’Australia, però, conferma soprattutto lo stato di forma di Crutchlow: da luglio in poi il vero rivale di Marquez è stato lui. E anche a Phillip Island ha ribadito questo particolare ruolo di contendente con una vittoria sensazionale. Crutchlow a cavallo della paternità (merito della figlia Willow nata a inizio agosto) ha cambiato marcia e infatti dopo Marquez è stato il pilota che dal Sachsenring in poi ha conquistato più punti (121 contro i 128 di Marc), con 2 vittorie e due secondi posti. Qui, in condizioni diverse da quelle che lo avevano incoronato a Brno, l’inglese del team Cecchinello ha fatto il bis in una gara complicata da freddo e assetti mai sperimentati sul secco dopo due giorni di bufera, ma di grandissimo temperamento.
Il gradino più basso del podio e gli altri. Terzo posto per Vinales che nel finale ha avuto la meglio su Dovizioso, comunque buon 4° su una pista da sempre indigesta al forlivese, che in questo finale di stagione sta raccogliendo i frutti della sua applicazione, anche se ancora lontani dai desiderata di gloria della Ducati. 5° Pol Espargaro, davanti a Lorenzo, 9° Petrucci, battuto in volata da Smith; a punti, le Aprilia di Bradl (11°) e Bautista (12°), out Hayden quando lottava per il 7° posto ed è scivolato dopo un contatto con Miller.
La gara. Scelte quasi univoche di gomme, tutti con soft davanti e media dietro, ma con Marquez, Crutchlow, Miller e le Suzuki che scelgono la hard davanti. Al via scatta in testa Pol Espargaro, ma al tornantino Marquez lo passa per andare al comando e involarsi, mentre Rossi, Lorenzo e Vinales iniziano la loro risalita. Valentino è strepitoso, tratta gli avversari come faceva Tomba con i paletti dello slalom, infilandoli uno alla volta; già dopo 10 giri è in zona podio: terzo. Davanti c’è Crutchlow, che prova a ricucire il gap con Marquez, il quale però gli spiana la strada gettandosi per terra al tornantino. A questo punto, Cal assesta il ritmo e va a prendersi il secondo successo stagionale, con Rossi che non ne ha più per insidiarlo e Dovizioso che sgomita con le Suzuki per il terzo gradino del podio: a 5 giri dalla fine si autoelimina Aleix Espargaro che dà il via libera a Vinales. Lo spagnolo, ormai saldo al terzo posto, prova anche l’assalto a Rossi, ma la sua generosità si infrange contro la solidità di Valentino. La Yamaha non vince da 9 gare, ma lui è uno scoglio ancora troppo duro.
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