di FRANCESCO MARIA PROVENZANO –
Questa settimana l’Aula non si riunisce per la pausa che precede lo svolgimento del referendum sulla riforma costituzionale di domenica 4 dicembre. Riprenderà i lavori martedì 6 con comunicazioni del presidente.
Abbiamo ritenuto opportuno, perciò, dedicare la rubrica ai pareri che abbiamo chiesto a un gruppo di senatori (Pagliari, Di Biagio e Panizza) che espongono le ragioni del Sì e a un gruppo di senatori (Santangelo, Campanella, Stucchi e Ceroni) che espongono le ragioni del No.
LE RAGIONI DEL SI’
Giorgio Pagliari (Partito democratico): «Procedimento legislativo ridotto alla metà, 315 senatori con indennità e vitalizio in meno; un sistema parlamentare che, finalmente, dà voce e tribuna a Regioni e Comuni, allineando l’Italia agli altri paesi europei; i rapporti tra Stato e Regioni riportati in equilibrio attraverso il recupero della competenza statale per ritrovare una strategia comune e per garantire il recupero delle differenze, che, ad esempio, comportano che la tutela della salute non sia uguale in tutte le Regioni con ingiustizie intollerabili. Questa, in sintesi, è la riforma, la cui approvazione renderebbe irreversibile il processo di ammodernamento del Paese e della politica. L’alternativa è la palude del consociativo, del proporzionale puro, dell’azione politica paralizzata, del ritorno dei personaggi che compaiono nella foto del fronte del NO, che ha realizzato un’incredibile sintesi degli opposti, quale solo il trasformismo consente».
Aldo Di Biagio (Alleanza popolare): «Sì: per tante ragioni, ma principalmente perché sono anni che aspettiamo il superamento del bicameralismo perfetto. L’attuale sistema ha dimostrato di essere insufficiente e profondamente inadeguato ai tempi. Al nostro Paese serve slancio e velocizzazione dei processi. Ciò che ci deve muovere è l’interesse dell’Italia e questo significa anche saperci mettere in discussione. Questa non è una riforma di Renzi e personalmente la sostengo perché sono sempre stato convinto della necessità di superare il bicameralismo perfetto e rimango coerente con questa visione. Si tratta di una riforma prioritaria per il bene del Paese anche se non è perfetta. Ma ci inserisce in un’ottica di progresso e dà un grande segnale di cambiamento, di uscire dalla palude dell’immobilismo che ormai da anni ci caratterizza. E soprattutto serve a rivalutare la politica nell’assunzione di responsabilità di fronte alle scelte di governo del Paese. Nel nuovo sistema la politica si prende le proprie responsabilità: chi fa bene resta, chi fa male va a casa. La vera sfida, quindi, è tra conservatorismo e riformismo e sono certo che gli italiani sapranno scegliere per il meglio, come sono certo che da questa riforma deriveranno innumerevoli vantaggi in termini di possibilità di crescita e rilancio del Paese. E tutti ne trarranno beneficio».
Franco Panizza (Autonomie): «Votiamo SI per un Parlamento più efficiente e perché le Autonomie Speciali possano diventare un modello per tutto il Paese. Gli Autonomisti trentini voteranno convintamente il SI alla riforma costituzionale, come hanno fatto in parlamento, innanzi tutto perché questa riforma snellisce le istituzioni, avrà una sola Camera politica e un Senato rappresentativo dei territori. Ma la sosterranno anche perché riconosce il valore delle Autonomie speciali e consente alle Regioni e alle Province autonome virtuose di gestire nuove competenze. Ci dà la possibilità di procedere alla revisione degli statuti di autonomia garantiti dal principio dell’intesa per poterli adeguare alle esigenze dei tempi moderni».
LE RAGIONI DEL NO
Maurizio Santangelo (Movimento 5 stelle): «Questa riforma costituzionale voluta da Renzi e il suo pseudo governo è quel che serve all’Italia? Il referendum confermativo oggi è ridotto ad un mero strumento di consenso o dissenso nei confronti di questo governo e, purtroppo, credo non si possa far a meno di pensarlo. Anche per il rispetto che ho nei confronti dei cittadini incontrati che non hanno lavoro, credo sia pure legittimo, da parte loro, non aver fiducia in questo governo e lo dimostreranno con il loro “NO”. Ma entrando nel merito politico di questa riforma costituzionale, questa, non servirà alla riduzione dei costi della politica, non servirà ad eliminare il ping pong di questo attuale bicameralismo, ma servirà a garantire pure l’immunità parlamentare di qualche Sindaco o di qualche consigliere regionale… Quindi altro che risparmio! Qltro che lotta alla corruzione! Se non altro aumenteremo il lavoro per gli avvocati costituzionalisti per le migliaia di conflitti e ricorsi che già si prospettano. Forse chi ha scritto questa riforma non ha pensato al caos che genererà, dentro e fuori le istituzioni. La Corte Costituzionale presto ci renderà ragione, non ci potrà rendere il tempo perso e il denaro pubblico speso per questa “riforma non chiesta dagli italiani”. Con la vittoria del “Sì” a rischio, la struttura democratica del Paese, quindi io dico NO !».
Franco Campanella (Sinistra Italiana): «Con la Renzi-Boschi il governo prosegue nella ricerca berlusconiana della governabilità ottenuta per riduzione degli spazi istituzionali del dissenso. È questa una scelta dannosa, perché un sistema è tanto più stabile quanto più riesce a dare spazio alle visioni alternative, per cercare composizioni dei conflitti accettabili per tutte le parti sociali e politiche in causa. Uno sbilanciamento mantenuto a lungo usura le opposizioni, che cercano il confronto, mentre rafforza le opposizioni antisistema accumulando presso di loro una forza che, prima o poi, deve trovare sfogo. A fronte del lavoro di perseverante ricerca di sintesi, fatto dai costituenti, il PD renziano ha scelto di andare allo scontro contro tutti, rinnegando lo statuto del PD che impegnerebbe quel partito a non cambiare mai la Costituzione a colpi di maggioranza e regalando alle forze politiche di opposizione quel ruolo di difesa della Costituzione del ’48 e del suo equilibrio, che lo stesso PD aveva svolto con successo nel 2006. Probabilmente perderà questa battaglia. Sicuramente ha perduto la propria natura».
Giacomo Stucchi (Lega Nord): «Non essendo riusciti Renzi e Boschi a convincere i cittadini della bontà della loro “schiforma”, intervengono adesso gli opinionisti contigui al governo a tentare di persuadere gli elettori. La loro tesi è che se vincesse il No si indebolirebbe il nostro Paese in Europa. Un’affermazione che, se non fosse per la serietà delle sue implicazioni, saprebbe tanto di barzelletta. Con il governo in carica, infatti, il nostro Paese è già debole in Europa, essendosi totalmente assoggettato a tutti i suoi diktat e facendo soltanto finta di ribellarsi per conquistare qualche voto in più alla vigilia dell’importante appuntamento referendario. La verità è che Renzi a Bruxelles conta davvero poco. Basta pensare, solo per citare l’ultimo caso, allo schiaffone avuto dal premier con la promozione del vice direttore-generale del Dipartimento Migrazione e Affari Interni Ue. Si tratta di un funzionario, Simon Mordue, il cui nome dice poco all’opinione pubblica ma che, essendo di nazionalità britannica, di un Paese cioè che sta per uscire dall’Ue, la dice lunga su quale sia la considerazione che la Commissione Europea ha dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi. Ovviamente non si discute sulla persona scelta a ricoprire quel ruolo ma su come, ancora una volta, l’esecutivo non sia riuscito a imporre in sede comunitaria una posizione a noi più favorevole; e direi anche più logica. Infatti, se è vero, com’è vero, che le nostre coste sono l’approdo di migliaia e migliaia di immigrati, sarebbe stato opportuno che a occuparsi di questi temi ci fosse stato un funzionario italiano. Questa circostanza, unitamente al botta e risposta sulla manovra economica, sulla quale peraltro l‘Ue sta solo aspettando che passi il 4 dicembre per dire fino in fondo come la pensa sui nostri conti pubblici, dimostrano la scarsa considerazione che il governo Renzi ha in Europa. Se vince il Sì, quindi, oltre ad avere una pessima riforma costituzionale, che non risolve nemmeno uno dei tanti problemi sul tappeto, continueremo ad avere un governo zerbino dell’Unione europea e delle sue imposizioni. Una ragione in più, quindi, per votare No e per cercare di convincere gli indecisi a fare lo stesso».
Remigio Ceroni (Forza Italia): “Io voto NO per porre fine ai disastri che il governo Renzi sta realizzando nel nostro Paese. Questa è la volta buona. Io voto NO perché le regole di funzionamento delle istituzioni devono essere condivise. Io voto NO perché questa maggioranza non ha legittimità per cambiare così profondamente la Costituzione, perché il Parlamento è stato eletto con una legge elettorale ritenuta dalla Corte Costituzionale illegittima e perché la maggioranza è tale grazie a parlamentari che sono stati eletti in uno schieramento e successivamente sono passati dall’altra parte operando un vero e proprio tradimento nei confronti dei loro elettori. In questa legislatura 244 parlamentari hanno cambiato partito. Io voto NO perché la riforma Costituzionale ha bloccato per mesi l’attività parlamentare impedendo di discutere ed adottare misure per superare la crisi. La riforma della Costituzione non è una priorità per il nostro Paese. La modifica apportata non risolve la crisi: non aiuta le imprese a resistere, non crea occupazione, non riduce le fasce di povertà. Io voto NO perché la riforma non riduce i costi della politica. La riforma non cancella il Senato. Non riduce il numero dei deputati. Io voto NO perché non mi piace un Senato di nominati. I cittadini hanno il diritto di scegliere ed eleggere i propri rappresentanti nel Senato. I sindaci dei Comuni capoluogo di regione e i consiglieri regionali non possono svolgere contemporaneamente due incarichi. Io voto NO perché non si elimina il bicameralismo, che rimane parziale e imperfetto. Io voto NO perché è confuso il riparto di competenze tra Stato e Regioni, il che farà aumentare enormemente i conflitti. Io voto NO perché la riforma produce una forte distorsione della rappresentanza parlamentare e distrugge gli equilibri democratici della Repubblica. Mette nelle mani di una sola parte l’elezione del Presidente della Repubblica, dei membri della Corte Costituzionale e dei membri del Consiglio superiore della magistratura. Io voto NO perché è pericoloso il combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale Italicum. E quindi sono false le ragioni del Sì».
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