di NUCCIO FAVA – Il Monte dei Paschi traballa da tempo anche se ci avevano rassicurato che tutto era in ordine mentre la danza è pericolosamente proseguita anche nel giorno dell’incarico a Gentiloni. Lo stesso o peggio può dirsi dello smog che soffoca anche città come Roma e Milano, Napoli e Torino. Il momento resta difficile: le inadeguate risposte e le consultazioni rapide di Gentiloni lo attestano. Confermano da subito l’ambito angusto della vecchia maggioranza entro cui dovrà muoversi il presidente incaricato per un governo”fotocopia” come le opposizioni lo hanno definito subito dopo l’uscita dal Quirinale. L’enormità politica del referendum resta intatta sul tappeto, con la bocciatura inequivocabile di Renzi, ma anche della linea politica e programmatica del suo governo.
La riforma costituzionale è stata del resto sempre rappresentata come il fulcro qualificante della legislatura. La sua sconfitta continuerà a pesare nei prossimi mesi , non riducibile ad un banale incidente di percorso. Politico di lungo corso, da ultimo buon ministro degli Esteri, Gentiloni sta portando a buon fine con tempestività l’incarico ricevuto dal presidente della Repubblica. Dovendosi fare carico – oltre alle scadenze e agli impegni internazionali e nazionali – dell’enorme scoglio della nuova legge elettorale. Pende il giudizio della Consulta, ma non sarà facile, in questo clima, raggiungere quell’ampio consenso che proprio una legge elettorale dovrebbe raggiungere.
Non si conosce al riguardo neppure l’orientamento di massima di quello che potremmo definire il lodo Cuperlo. Che fine ha fatto? Renzi praticamente non ne ha mai parlato nonostante la commissione che se ne è occupata fosse presieduta dal fido Guerini, vice-segretario. In ogni caso la posizione di Renzi resta decisiva. Ha lasciato palazzo Chigi, da dove ha addirittura svolto consultazioni parallele rispetto a quelle in corso al Quirinale ; ha già lanciato la sfida con spirito di rivincita pensando al congresso anticipato. Intende rilanciare il suo ruolo di dominus assoluto nonostante i risultati del 4 dicembre. Altro che lasciare la politica!
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