Si è spento ieri ad Asti il teologo e biblista Paolo De Benedetti. Aveva 89 anni. L’editore Antonio Monaco, che con Sonda nel 2013 ha pubblicato il libro scritto a quattro mani da De Benedetti con Maurizio Scordino, scrive: «A noi è rimasto, se non altro, l’orgoglio di aver pubblicato il suo ultimo libro, “In Paradiso ad attenderci”, nel quale parlava in prima persona del rapporto speciale che era riuscito a stabilire tra teologia e amore per gli animali».
Classe 1927, Paolo De Benedetti (per tutti: Pdb, così come lo aveva battezzato mezzo secolo fa Umberto Eco) ha alternato la sua attività di direttore editoriale, per Bompiani prima e poi per Garzanti, a quella di studioso e docente delle Sacre Scritture, insegnando ebraistica nelle università di Urbino e Trento. Grande amico e collaboratore del cardinale Martini, rispettoso per ogni forma di vita, fin dalle prime sue pubblicazioni esegetiche della Bibbia, Paolo De Benedetti aveva elaborato una forma di pensiero teologico, col quale ribaltare il presunto concetto di assoluta padronanza da parte dell’uomo verso tutti gli altri esseri viventi che popolano la Terra. Secondo la visione di De Benedetti, infatti, il Creatore ha affidato agli esseri umani le creature cui teneva di più: gli animali, per custodirle e preservarle nel migliore dei modi e non per disporne a proprio piacimento. Teorie all’apparenza lievi e non prive di contraddizioni e punti deboli, naturalmente, ma che, pur suscitando non poche ironie, sono riuscite a fare breccia in un ambiente – quello ecclesiastico – assai poco incline alla compassione paritetica verso il non umano.
Una conversazione su questi temi mai davvero cessata con Dio e con sé stesso, quella di Paolo De Benedetti, che Scordino ha ripreso e semplificato, espandendola alle riflessioni più attuali e recenti del grande biblista. Un confronto franco e a tratti doloroso, al quale De Benedetti non si è mai sottratto: sia elaborando il dolore che da sempre provava verso la sofferenza animale, sia per il non essere riuscito a portare fino in fondo la scelta vegetariana, che pure reputava potesse costituire un auspicabile dovere in più, per un difensore dei diritti animali che si definisca anche cristiano.
«In Paradiso – ha ricordato Maurizio Scordino – Paolo confidava lo stessero aspettando i moltissimi suoi amici animali che, dopo aver trascorso l’intera vita in sua compagnia e dell’adorata sorella Maria, lo avevano preceduto nella morte». Una sorta di compensazione che Dio non poteva non concedere loro, sosteneva sempre De Benedetti nelle pagine di “In Paradiso ad attenderci”, per tutte le sofferenze che avevano dovuto subire.
Per il biblista astigiano, considerare che la resurrezione dei corpi non potesse riguardare anche gli animali era un’ipotesi da non riuscire neppure a prendere in considerazione. «Da non credente ho sempre sorriso di questo – sottolinea ancora Scordino – ma non ho dubbi che se così non fosse, tra l’Eden eterno senza i suoi animali e un altro luogo in loro compagnia, Paolo sceglierebbe senza indugio il secondo. Ed è lì che se a sbagliare fossi invece io, sarei certo di trovarlo con i suoi amici a quattro zampe. Anzi: a quel punto spero anche di trovarlo coi miei».
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