Le classifiche del traffico – In questo speciale vi proponiamo in sintesi le cifre sul traffico tratte dal TomTom Traffic Index 2017, uno studio che, annualmente, analizza l’andamento del traffico nelle città di tutto il mondo, suddividendo ciascun risultato in tre parti (livello di congestione, picco durante la mattina, picco nelle ore serali): una… poco invidiabile classifica del congestionamento che prende in considerazione – relativamente al 2016 – i dati di percorrenza reali misurati sulle intere reti stradali di 390 città in 48 Paesi dei sei continenti, e che viene messo a confronto con le rilevazioni di un ricco database (oltre 19 mila miliardi di dati) raccolti in più di nove anni di ricerche.
Nel mondo – La “classifica” stilata da TomTom rivela che, a livello mondiale, la palma di città con il più elevato tasso di traffico veicolare è Città del Messico (livello di congestione al 66%, con un picco del 96% nelle ore del mattino e del 101% nelle ore serali), seguita da Bangkok (61% – 91% – 118%) e Jakarta (58% – 63% – 95%). Quarta posizione per Chongqing (Cina) con percentuali al 52%, 90% e 94%; quinto posto per Lódz (Polonia) (51% – 65% – 88%), sesta posizione per Bucarest (50% – 90% – 98%). Dal settimo al decimo posto, troviamo Istanbul, Chengdu (Cina), Rio de Janeiro e Tainan (Taiwan).
In Europa – Relativamente al panorama europeo, il TomTom Traffic Index 2017 punta il dito, per le posizioni di podio, su tre aree urbane dell’est: nell’ordine, le già citate Lódz e Bucarest, con Mosca (44% – 71% – 94%) in terza posizione. E, se al quarto e quinto posto ci sono due città della “verde Irlanda” (Belfast, in realtà Ulster, con percentuali del 43%, 87% e 87%; e Dublino, al 43%, 80% e 86%), insieme a loro troviamo Palermo, unica città italiana a comparire nella top ten del traffico europeo secondo il TomTom Traffic Index 2017. Il capoluogo siciliano, indica il rapporto redatto da TomTom, rivela lo stesso livello di congestione registrato a Belfast e Dublino. Le restanti quattro posizioni vengono occupate da San Pietroburgo (40% – 65% – 90%), Edimburgo (40%, 69% e 74%), Londra (40%, 64% e 68%) e Marsiglia (40% – 62% – 75%).
In Italia – E arriviamo al quadro italiano: le dieci città con il più elevato tasso di congestionamento del traffico (globale, con i picchi nelle ore del mattino e in quelle serali) sono, oltre a Palermo al primo posto, Roma (40% – 74% – 68%), Messina (39% – 57% – 56%), Napoli (33% – 47% – 59%), Reggio Calabria (31% – 37% – 48%), Milano (30% – 61% – 54%), Catania (29% – 42% – 46%), Taranto (28% – 36% – 41%), Bari (27% – 38% – 43%) e, in decima posizione, Firenze (26% – 44% – 46%).
La crescita – Dal 2008, evidenzia il rapporto di TomTom, il traffico è cresciuto del 23% in tutto il mondo, con sostanziali differenze fra i vari Continenti: mentre il traffico nel nord America è aumentato del 5% tra il 2015 e il 2016, in Europa è ha registrato una crescita del 9%. In Asia e Oceania l’incremento è del 12%, in sud America del 7% e in Africa addirittura del 15%, con un aumento medio globale del 10% nel 2015.
Le più virtuose – A questo proposito, la società di sistemi di navigazione satellitare tiene a celebrare, in una classifica sostanzialmente opposta a quella delle aree urbane maggiormente congestionate, le città che negli ultimi anni hanno dimostrato di affrontare in maniera concreta le delicate questioni del traffico, attraverso politiche e iniziative spesso degne di nota. I progetti di miglioramento del traffico urbano sono stati analizzati da TomTom, che con la prima edizione dei “TomTom Traffic Awards” premia le città più virtuose (o, quantomeno, più sensibili alla necessità di migliorare viabilità e traffico). Un comitato di esperti internazionali ha individuato sei città, premiate con i TomTom Traffic Awards: nella categoria “Trasporto Pubblico” a vincere è Rio de Janeiro, in quella “Parcheggio” Mosca, nella “Gestione del traffico” Johannesburg, nella “Mobilità Ibrida” Stoccolma, per le “Infrastrutture” Abu Dhabi e per la “Guida autonoma” Pittsburgh.
Strade, lavori in calo – Nel 2016 il consumo di asfalto (conglomerato bituminoso) in Italia è sceso nuovamente al minimo storico: sono stati impiegati solo poco più di 22 milioni di tonnellate per costruire e tenere in salute le nostre strade. Dopo la crescita registrata nel 2015 grazie alla realizzazione di alcune grandi opere, i lavori stradali sono nuovamente “al palo”, con circa la metà delle necessarie attività di manutenzione non eseguite visto che le buche restano un tema confinato nelle campagne elettorali.
Questi i principali elementi che emergono dall’analisi del SITEB – l’Associazione dei costruttori e manutentori delle strade – presentata al convegno apertura di Asphaltica, il Salone europeo dedicato alla filiera dell’asfalto e delle infrastrutture stradali, in corso a Verona fino al 25 febbraio e promosso da SITEB e Veronafiere.
I dati relativi al 2016 contenuti nell’analisi del SITEB (produzione di asfalto ferma a 22,371 mln di tonnellate di asfalto, -3,2% vs il 2015) evidenziano un nuovo passo indietro sul fronte delle attività di costruzione e manutenzione delle strade dopo il dato positivo del 2015 (+3,7% vs il 2014), il primo dopo 9 anni di calo ininterrotto; segno evidente che la crescita di due anni fa era dovuta non a un’effettiva ripresa della manutenzione del nostro patrimonio stradale, ma era essenzialmente trainata da alcuni grandi lavori eccezionali (connessi all’Expo a Milano) e dall’esecuzione di alcune grandi opere autostradali nel Nord Italia (come la BREBEMI, la TEN e la Pedemontana).
Al netto di queste opere, costruzione e manutenzione di strade oggi sono ferme, con dati dimezzati rispetto a soli 10 anni fa (nel 2006 si consumavano 44 milioni di tonn. di asfalto) e al livello medio di manutenzione necessario per tenere in salute e sicure le nostre strade (40 mln di tonn. di asfalto), una rete lunga quasi 500.000 Km (di cui 7.000 km circa di autostrade e 25.000 gestiti direttamente dall’ANAS), il cui valore complessivo (con gallerie, ponti e viadotti) è stimato in 5.000 miliardi di euro.
Nel 2016 nonostante il sensibile calo del prezzo del petrolio sui mercati mondiali, l’allentamento del patto di stabilità per le pubbliche amministrazioni, l’immissione di denaro da parte della BCE e il rilancio degli investimenti in manutenzione da parte dell’ANAS, l’economia “stradale” non è ripartita, e l’entrata in vigore del Codice degli Appalti non ha certamente creato un contesto favorevole.
Il continuo rinvio dei lavori necessari e il mancato rifacimento periodico dei superficiali “tappetini d’usura” ha determinato in diverse parti del Paese spaccature e infiltrazioni d’acqua sulla superficie stradale che hanno compromesso molte arterie sin dalle fondazioni, rendendo oggi necessari costosi lavori straordinari in profondità, non sostituibili da cosiddette “operazioni tappa buche”, destinate a durare solo poche ore.
Sindacati a difesa del Pra – È stata di recente rilanciata la notizia dell’abolizione del doppione libretto di circolazione e certificato di possesso dell’auto a seguito della unificazione delle attività di Pra e Motorizzazione. I due documenti dovrebbero confluire in un foglio unico, il che permetterebbe agli automobilisti di risparmiare 39 euro. Della fusione Pra-Motorizzazione si parla da anni ed ora potrebbe potrebbe essere realizzata da uno dei corollari della riforma della pubblica amministrazione che prevede, fra le altre norme, l’unificazione delle due attività, che confluiranno in un unico ufficio sotto l’egida del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. I sindacati di ACI Informatica sono scesi sul piede di guerra con un comunicato contro la riforma che provocherebbe una insostenibile perdita di posti di lavoro e non assicurerebbe alcun vantaggio agli automobilisti. Ma per ora è tutto sospeso.
L’EuroNCAP ti salva la vita – In 20 anni ha salvato circa 78mila vite. La stima è stata diffusa da EuroNCAP, l’ente indipendente europeo costituito per verificare i livelli di sicurezza dei veicoli venduti nel Vecchio Continente, in occasione del suo ventesimo compleanno.
Al di là di questo pur impressionante numero, la pubblicazione dei risultati delle prove effettuate dall’European New Car Assessment Programme nel tempo ha sicuramente convinto i Costruttori a innalzare gli standard di sicurezza dei veicoli commercializzati all’interno della UE. Questi, oggi, presentano livelli di protezione superiori rispetto a molte macchine vendute in altri importanti mercati mondiali come il Sudamerica, la Cina o l’India. Negli anni l’EuroNCAP ha modificato tecniche e metodi di valutazione, sia per renderli più severi sia per mantenersi al passo con le nuove soluzioni tecnologiche. A partire dal 2016 è prevista la possibilità di una doppia valutazione, a discrezione dei Costruttori. Oltre alle prove standard, effettuate sui modelli con equipaggiamento di serie disponibile sull’intero mercato europeo può essere, infatti, eventualmente effettuato un secondo giudizio con vetture dotate di ”safety pack” opzionale. Dal 2018 le procedure saranno ulteriormente implementate con la valutazione dei sistemi che riconoscono ed evitano l’impatto dei veicoli con i ciclisti. Oggi, nove auto su dieci tra quelle presenti sul mercato sono state sottoposte a test dall’EuroNCAP. Dal 1997, anno di fondazione e dell’inizio delle attività, l’EuroNCAP ha testato 1.800 veicoli ed effettuato 630 valutazioni di sicurezza, per investimenti di 160 milioni di euro.
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