Confermato: accelera l’economia – La crescita dell’1,5% del Pil nel 2017, che emerge dalla prima stima Istat, conferma l’accelerazione in atto dell’economia italiana sulla scorta di quella europea e mondiale, come emerge con grande chiarezza dalla serie storica degli incrementi degli ultimi anni. Dopo un’inversione di tendenza a cavallo tra il 2013 e il 2014 il Pil è infatti cresciuto del 0,2% nel 2014, dello 0,9% nel 2015 e dell’1,1% nel 2016 ed ora dell’1,5% nel 2017. Secondo il Centro Studi Promotor, l’accelerazione in atto e in particolare il buon risultato del 2017 dipendono in buona misura dall’andamento dell’economia mondiale che è in forte sviluppo, con una crescita del commercio del 4,4% a fine novembre e con una previsione di incremento del 3,9% per l’intera economia del mondo nel 2018.
Un riflesso della riduzione del tasso di disoccupazione, anche se fondata su contratti a tempo determinato, e in un contesto di aggravamento delle diseguaglianze sociali.
Produzione e domanda 2017 – Secondo i dati ANFIA, a dicembre 2017 la produzione domestica di autovetture supera le 45.000 unità, registrando un calo del 12% rispetto a dicembre 2016, anche per uno svantaggio in termini di giorni lavorativi (18 giorni a dicembre 2017, contro i 20 di dicembre 2016). Nell’intero 2017, le autovetture prodotte sono oltre 740.000, in rialzo del 4% rispetto al 2016, mentre il totale degli autoveicoli prodotti supera 1,14 milioni di unità, il 3,5% in più rispetto al 2016. Sempre nel 2017, le autovetture esportate rappresentano il 56% della produzione totale, percentuale che sale al 65% se si considerano le esportazioni di autoveicoli sul totale degli autoveicoli prodotti.
La domanda interna ed estera hanno trainato la produzione domestica nell’anno da poco concluso. A gennaio-dicembre 2017, il mercato italiano dell’auto ha riportato una crescita del 7,9% (-3,2% nel mese di dicembre) e le immatricolazioni del Gruppo FCA hanno registrato una quota di mercato del 28,5%. Anche le immatricolazioni degli altri comparti, ad eccezione dei veicoli commerciali leggeri (-3,4%), presentano un segno positivo, in Italia, nell’intero 2017: +4,5% per gli autocarri, +20,3% per gli autobus, +9% per i rimorchi e semirimorchi pesanti e +0,5% per i rimorchi leggeri.
Nei primi undici mesi del 2017, il valore delle esportazioni di autoveicoli dall’Italia ammonta a 22 miliardi di Euro, il 5,4% del totale esportato e risulta in rialzo del 13%. L’import di autoveicoli vale, invece, 30,5 miliardi di Euro (+10,4%), pari all’8,3% del totale importato in Italia. A novembre 2017, le esportazioni di autoveicoli hanno raggiunto un valore di 2,09 miliardi di Euro (+7,4%), rappresentando il 5,1% di tutte le esportazioni, mentre le importazioni di autoveicoli valgono 3,2 miliardi di Euro (+8,7%), pari all’8,9% di tutte le importazioni italiane. Gli Stati Uniti continuano a rappresentare, in valore, il primo Paese di destinazione per l’export di autoveicoli dall’Italia, con una quota del 22,5%, seguiti da Francia e Germania, rispettivamente con una quota del 12% e dell’11%.
Mercato UE, ottimo gennaio – Inizio alla grande per il mercato auto dell’Unione Europea. In gennaio, secondo l’Acea, nei 28 paesi dell’Unione sono state immatricolate 1.253.877 autovetture con un incremento del 7,1% sul 2017. Come è successo negli ultimi anni, anche nel gennaio scorso quasi tutti i mercati nazionali dell’Unione sono in crescita. Mancano all’appello soltanto Svezia (-1,3%), Portogallo (-2,8%), Cipro (-3,5%), Irlanda (-4,9%), e Regno Unito (-6,3%). Il contributo più importante al buon risultato del 2017 viene dalla Zona Euro che complessivamente fa registrare un incremento dell’8,6%, mentre l’area non euro dell’Unione cresce soltanto del 2,8% appesantita soprattutto del negativo andamento del mercato del Regno Unito. Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, anche in Europa, come in tutto il mondo, il mercato dell’auto è fortemente influenzato da due fattori: la forte crescita dell’economia mondiale (che nel 2018 dovrebbe svilupparsi con un tasso del 3,9%) e il formidabile impatto dell’innovazione tecnologica che sta cambiando radicalmente l’automobile.
Il peso dei big five – Decisivo il peso dei cinque maggiori paesi dell’Unione in cui le immatricolazioni complessive sono state 869.373 pari al 69,3% del totale. In questi grandi mercati brilla soprattutto per tasso di crescita il risultato spagnolo. Le immatricolazioni sono state 101.661 con un incremento del 20,3%. Questo risultato riduce il gap ante-crisi, cioè rispetto al gennaio 2007, al 12,7% ed è dovuto ad una crescita particolarmente forte del mercato delle imprese (+26,4%) e di quello del noleggio (+24%) con però un risultato significativo anche per i privati (+15,6%).
Germania forte ma prudente – Molto interessante il risultato della Germania che cresce dell’11,6% anche se Matthias Wissmann, presidente dell’associazione dei costruttori tedeschi VDA, getta acqua sulla tentazione di facili entusiasmi dichiarando che “il risultato non dovrebbe essere sopravvalutato” perché gennaio in Germania (contrariamente con quello che avviene in Italia) è il mese con il minor numero di nuove immatricolazioni.
Bene Francia e Italia – Buono il risultato della Francia, che cresce del 2,5% dopo l’ottima performance del 2017 in cui sono state immatricolate 2.110.748 autovetture con un incremento del 4,7%. Buono anche il risultato italiano con 177.822 immatricolazioni e un tasso di crescita del 3,4%. Questo tasso è inferiore a quello medio dell’Unione soprattutto perché, dopo una crescita del 51% tra il 2013 e il 2017, un rallentamento nello sviluppo è fisiologico ed inoltre perché alcuni marchi hanno frenato fortemente sui chilometri zero.
Le previsioni 2018 – Per il mercato italiano il Centro Studi Promotor prevede comunque che la crescita continui nel 2018 e si rafforzi nel 2019. Il mercato del Regno Unito infine, dopo aver fatto registrare nel 2016 il record di immatricolazioni e un calo nel 2017, accusa ancora un calo in gennaio (-6,3%). Le cause sono i timori per la Brexit e l’introduzione nell’aprile 2017 di una nuova tassazione che colpisce le emissioni di CO2 delle autovetture. Tra gli altri mercati da segnalare le crescite sopra il 30% della Romania (+66,4%), della Slovacchia (+48,8%), dell’Ungheria (+38,5%), della Grecia (37,5%), della Bulgaria (+36,8%) e della Croazia (+32.7%).
Calo dei piccoli – Come sempre, il comunicato dell’Acea fornisce anche i dati dei tre piccoli mercati dell’Efta (Islanda, Norvegia e Svizzera) che complessivamente in gennaio hanno fatto registrare 32.501 immatricolazioni con un calo del 3,7% sullo stesso mese del 2017.
Merci su strada in netto calo – In dieci anni, dal 2006 al 2015, il trasporto merci su strada in Italia è calato del 38,1%. Si è infatti passati da 24,9 tonnellate per abitante trasportate nel 2006 a 15,4 tonnellate per abitante trasportate nel 2015. Questi dati emergono da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su base Istat.
Il settore dell’autotrasporto, continua comunque ad essere fondamentale per il nostro Paese, perché il trasporto su strada è di gran lunga la modalità di trasporto più utilizzata in Italia per gli spostamenti delle merci.
Un prospetto regionale – Le aziende che operano in questo settore in Italia si trovano ora ad affrontare una situazione che, dopo i forti cambiamenti degli ultimi anni, sembrerebbe aver guadagnato una certa stabilità (come emerge dal grafico alla pagina successiva) e che, anche grazie alla ripresa economica, è in una fase congiunturale positiva. Oggi, per consolidare la ripresa in atto, è molto importante che le società che forniscono prodotti e servizi alle aziende di autotrasporto siano sempre più vicine alle loro reali necessità e possano portare il loro contributo per ottenere la massima efficienza nelle fasi di trasporto, obiettivo che si ottiene anche minimizzando i fermi tecnici ed i guasti ai veicoli.
I dati elaborati dal Centro Ricerche Continental Autocarro includono anche un prospetto regionale. Ne emerge che nel 2015 il Trentino Alto Adige era la regione italiana in cui si movimentava la maggior quantità di merce su strada (27 tonnellate per abitante). Al Trentino seguono, in questa graduatoria, Emilia Romagna (25,7) e Umbria (25,1). È interessante notare che tutte le regioni presentano dati in calo rispetto al 2006, tranne la Calabria, che ha visto un aumento delle merci trasportate su strada del 18,1%, aumento dovuto soprattutto all’intensificarsi del traffico legato alle attività dei porti di questa regione.
Microonde sporcano come 7 milioni di auto – Molta gente considera l’auto un elettrodomestico utile per spostarsi. L’irriverente accostamento appare esagerato ma diventa una cosa serissima tenendo conto di quanto è stato pubblicato dall’Università di Manchester, che sulla rivista Science of the Total Environment, ha “informato” che i forni a microonde in uso nell’Unione Europea emettono 7,7 tonnellate di anidride carbonica ogni anno, in pratica l’equivalente di 6,8 milioni di auto, quasi quante ne circolano nel nord dell’Italia.
In prospettiva è stimato che entro il 2020 ne verranno venduti altri 135 milioni, poiché il loro ciclo vita si è ridotto drasticamente, passando dai 10-15 anni degli anni novanta ai 6-8 di oggi. Con questi numeri è inoltre pensabile che a pesare sulle emissioni siano soprattutto i consumi energetici. L’energia utilizzata è infatti stimata in 9,4 terawattora all’anno: la stessa generata annualmente da tre centrali elettriche a gas. Bisogna anche considerare il consumo del singolo forno a microonde, in otto anni di vita media, che è pari a 573 kilowattora.
Un altro problema serio è lo smaltimento: in Europa sono stati 184 mila tonnellate i rifiuti “elettrici” nel 2005, e si arriverà a 196 mila nel 2025. In particolare, saranno circa 16 milioni di forni a microonde ad essere rottamati. Insomma, un aspetto del problema ambientale che secondo gli inglesi sarà molto preoccupante.
Roma, lo shock della metro C – L’apertura della metro C “San Giovanni” raddoppierà la presenza di passeggeri. Si prevede un flusso giornaliero che passerà da 50 a 100 mila viaggiatori. Questo determinerà uno shock anche sulla metro A. Lo ha spiegato un tecnico della Agenzia Mobilità in commissione capitolina Trasporti che ha dichiarato: “Sulla metro A stimiamo che saranno scaricati una metà complessiva dei passeggeri da e per San Giovanni. Passeggeri che la linea A dovrà essere in grado di ricevere e lo è. Noi ci aspettiamo una modifica delle frequentazioni sulla metro C da 45 mila/50 mila passeggeri al giorno a 100 mila. Un raddoppio che stimiamo avverrà presumibilmente in tempi molto rapidi”.
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