Cresce il numero di moto – Negli ultimi cinque anni, dal 2013 al 2017, il parco circolante di motocicli in Italia è passato da 6.481.770 unità a 6.689.911 unità, con una crescita del 3,2%. Il dato deriva da un’elaborazione del Centro Studi Continental su dati Aci.
La crescita del parco circolante di motocicli interessa l’intero Paese, seppur con differenze significative tra le varie regioni. A fare eccezione al generale trend positivo è solo il Lazio, dove si è registrata una diminuzione dell‘1%. Tra le altre regioni, la crescita è stata maggiore della media nazionale in Trentino Alto Adige (+12,3%), Molise (+7,6%), Veneto (+6%), Piemonte e Lombardia (+5,2%), Basilicata (+4,6%), Friuli Venezia Giulia (+4,4%), Emilia Romagna (+3,8%), Sardegna (+3,7%) e Liguria (+3,4%). Al di sotto della media nazionale sono invece le percentuali di crescita in Umbria e Sicilia (+2,5%), Valle D’Aosta (+2,4%), Toscana e Campania (+2,2%), Marche (+2,1%), Puglia (+2%), Calabria (+1,1%) e Abruzzo (+0,7%).
La crescita del circolante italiano di motocicli è un fenomeno interessante e lo è ancora di più se si tiene conto che nello stesso periodo il circolante di auto, l’altro più diffuso mezzo di trasporto privato, ha fatto registrare una percentuale di crescita del 4,2%, cifra di poco maggiore rispetto a quella dei motocicli.
La crescente diffusione di motocicli nelle città italiane pone una molteplicità di esigenze, che vanno dall’ampliamento dell’offerta di parcheggi e sosta per i motocicli alla necessità di maggiori consumi e di acquistare benzina e gasolio auto.
Rispetto al semestre gennaio-giugno 2017, la maggior spesa è stata di 1,6 miliardi. Questo maggior onere, spiega il Centro Studi Promotor, che ha elaborato i dati sulla spesa, è dovuto in parte ad un aumento dei consumi (+1,7%), ma soprattutto alla crescita dei prezzi alla pompa. Il prezzo medio ponderato della benzina tra il primo semestre 2017 e il primo semestre 2018 è passato infatti da 1,537 euro al litro a 1,583 euro con un incremento del 2,99%, mentre per il gasolio si è passati da 1,389 euro al litro a 1,459 euro con un incremento del 5,04%. La dinamica dei consumi, sommata a quella dei prezzi, ha portato vantaggi anche al fisco in quanto il gettito su benzina e gasolio auto è aumentato di quasi mezzo miliardo (per l’esattezza 483 milioni). I maggiori beneficiari di questa situazione sono stati però l’industria petrolifera e le sue reti di distribuzione che hanno avuto un incremento di ricavi di 1,2 miliardi (+11,8%).
La crescita dei prezzi dei carburanti e quindi della spesa per l’auto – ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del CSP – non influisce certo positivamente sulla domanda di autoveicoli tanto più che, sempre nel primo semestre 2018, secondo l’Osservatorio Autopromotec, sono aumentati anche i prezzi delle autovetture nuove (+1,7%). Il mercato italiano dell’auto dopo le crescite a due cifre del triennio 2015-2017 è entrato in fase di consolidamento dei livelli raggiunti in attesa di riprendere nel 2019 la via del recupero dei livelli ante-crisi. Ulteriori incrementi dei prezzi dei carburanti – conclude Quagliano – potrebbero rallentare il raggiungimento di questo obiettivo.
Quanto ci piace l’auto usata – Dopo una crescita del 4,7% nel 2017, il mercato dell’usato continua a piacere. Si è registrato un ulteriore incremento dei passaggi di proprietà nel primo semestre 2018 del +5,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il prezzo medio delle vetture offerte, pari a € 12.210, è sostanzialmente stabile, ma con un valore al di sotto di Paesi come Germania, Spagna e Francia, mentre l’età media delle auto in vendita (7,5 anni) aumenta leggermente.
Cosa cercano gli italiani?
Al primo posto c’è sempre il diesel: nonostante le limitazioni e le campagne “contro”, la quota sul totale dei passaggi di proprietà non è calata. Non solo, nel I sem. 2018 l’interesse verso questo tipo di alimentazione segue la crescita delle altre alimentazioni (+5% delle richieste). Aumenta l’attenzione anche per le auto “green” usate ibride ed elettriche (+24% delle richieste), seppur rappresentino ancora una quota limitata e nonostante il prezzo medio delle auto in vendita abbia raggiunto € 21.100 (+7,3%). Tra le auto più richieste vince su tutte la Volkswagen Golf, mentre tra le green ibride ed elettriche spicca la Toyota Auris. Questo il quadro che emerge dall’Osservatorio di Autoscout 24, il portale di annunci auto e moto, leader in Europa.
Tra i capoluoghi di regione, ai primi posti per numerosità troviamo Roma (118.663 passaggi), Napoli (74.559) e Milano (71.365), ma se si confrontano i dati con la popolazione residente maggiorenne, si vede come il podio passi a Trento con 412 passaggi di proprietà ogni 10mila abitanti, Aosta (372) e Perugia (342).
Cosa accade sul fronte dei prezzi?
Nel primo semestre 2018, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si rileva una sostanziale stabilità, con un prezzo medio di vendita che si attesta a circa € 12.210. Un dato comunque inferiore ad altri Paesi Europei come Francia (€ 18.500), Germania, Spagna (€ 15.510) e Francia (€ 14.060). Per acquistare una vettura sul mercato italiano, tra le province capoluogo di regione “più care” troviamo al primo posto Trieste con un prezzo medio di € 16.190, seguita da Milano con € 15.320, Bologna con € 15.000, Venezia con € 14.890 e Roma con € 12.860. Nettamente più economica l’offerta a L’Aquila e Napoli, dove gli acquirenti devono prevedere rispettivamente € 9.870 e € 10.140.
Cosa cercano gli italiani?
Se nel nuovo il diesel inizia a sentire il peso delle limitazioni e delle “campagne” contro (pur mantenendo la quota predominante), nell’usato non si segnala un calo. Secondo i dati ACI, infatti, nel I semestre i passaggi di proprietà sono pari al 50,3% sul totale (nel primo sem. 2017 era del 50,5%). Un dato confermato anche dai dati interni di AutoScout24, che nei primi sei mesi del 2018 registra un aumento dell’interesse per il gasolio in linea con le altre motorizzazioni: +5% di richieste rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Interesse all’ecologico
Seppure rappresentino ancora una quota minoritaria, aumenta anche l’attenzione nei confronti di vetture usate ecologiche e orientate ai bassi consumi, con una crescita delle richieste del +24%. Questo nonostante il prezzo medio per le vetture ibride ed elettriche usate in vendita sia aumentato del +7,3%, raggiungendo € 21mila. Sul fronte dei modelli più richiesti vince in assoluto la Volkswagen Golf, ma se si prendono in considerazione solo le vetture più ecologiche ibride ed elettriche al primo posto troviamo la Toyota Auris.
Qual è l’età media dell’offerta?
L’età media è aumentata leggermente passando dai 7,2 del I sem. 2017 ai 7,5 anni nel I sem. 2018, un segno evidente che sono tanti gli italiani che pianificano la sostituzione della propria vettura per necessità più che per “sfizio” e voglia di cambiare.
Commerciali invariati nel 2018 – Al giro di boa del 2018, il mercato dei veicoli commerciali si attesta sui livelli dello scorso anno. Inizio a doppia cifra per gennaio, in rallentamento a febbraio e da marzo le vendite hanno cominciato a registrare
risultati negativi. In conseguenza di questo andamento, il cumulato gennaio-giugno, secondo le stime elaborate e diffuse dal Centro Studi e Statistiche UNRAE, fa segnare un -0,1% con 89.916 veicoli commerciali venduti (autocarri con ppt fino a 3,5t), contro i 90.044 dei primi sei mesi del 2017. Come anticipato, anche il mese di giugno si trova in territorio negativo, avendo archiviato 15.880 immatricolazioni di veicoli nuovi, in calo del 4,3% rispetto ai 16.592 del mese di giugno dello scorso anno.
“Alla luce del I semestre, rimane confermata – afferma Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE – la nostra stima di un 2018 in linea con i risultati dell’anno precedente, frutto di una seconda parte dell’anno che dovrebbe mantenersi in attivo visto il confronto con lo stesso periodo 2017 caratterizzato da una flessione a doppia cifra. A fine 2018, quindi, i veicoli da lavoro dovrebbero mantenersi leggermente al di sotto delle 200.000 immatricolazioni, con circa 196.000 unità (+1%)”.
Il Centro Studi UNRAE, grazie alla ormai consolidata collaborazione con ISTAT, ha individuato le immatricolazioni 2017 di veicoli commerciali acquistati da soggetti privati possessori di Partita Iva, un target di clientela a cui destinare attività di marketing mirate. Lo scorso anno le vendite ammontavano a 33.328 unità, in flessione del 6% rispetto alle 35.470 dello stesso periodo 2016, anni caratterizzati entrambi da sostegni fiscali quali Superammortamento e Nuova Sabatini. In particolare, l’89,2% delle immatricolazioni è stato acquistato da imprese individuali, circa il 7% da agricoltori, il 2% sia da agenti di commercio che da professionisti.
Da Unrae anche il dettaglio – Dal mese scorso il Comunicato stampa UNRAE si arricchisce dell’analisi della Struttura del mercato che dettaglia le immatricolazioni degli autocarri per canale di vendita e alimentazione.
Dall’analisi dei canali di vendita, da rilevare che gli acquirenti privati (operatori con codice fiscale, incluse le ditte individuali, i professionisti, ecc.) nel periodo gennaio-maggio 2018 sono stati gli unici a registrare un risultato negativo: con 16.512 immatricolazioni, infatti, perdono, il 3,9% in volume e un punto di quota percentuale, attestandosi al 22,4%. In aumento le società (+2,1%) che rappresentano quasi la metà delle vendite totali (49,0% di quota) con 36.189 unità, grazie alla spinta delle autoimmatricolazioni (+11%). Il noleggio, infine, grazie alla valente performance del breve termine (+8,5% e una rappresentatività del 3,4%) e del lungo (+0,1% ma una quota del 23,0%), segna un leggero incremento (+1,8%) rispetto allo scorso anno con un totale di 21.178 vendite e una rappresentatività complessiva del 28,7%.
Dall’analisi per alimentazione, infine, si conferma la consueta predominanza delle immatricolazioni di veicoli diesel, che rappresentano quasi il 93% delle vendite e si mantengono stabili sui volumi dello scorso anno. Ottima la performance del metano (+15,2%) e degli ibridi (+62,4%), mentre accusano una forte flessione le vendite di autocarri elettrici, in calo del 26,1% rispetto ai primi 5 mesi 2017. Leggera positività per le motorizzazioni a benzina e Gpl.
Le emissioni aumentano – Nel primo semestre del 2018 le emissioni di CO2 derivate dall’uso di benzina e gasolio per autotrazione sono aumentate di 134.930 tonnellate rispetto allo stesso periodo del 2017. Tale aumento corrisponde ad una crescita percentuale dello 0,3%.
In particolare, le emissioni derivate dall’uso di benzina per autotrazione sono calate di 284.088 tonnellate (-2,5%). Tale calo, però, è stato più che compensato dall’aumento fatto registrare dalle emissioni derivate dall’uso di gasolio per autotrazione, che sono cresciute di 419.018 tonnellate, che corrispondono ad un aumento percentuale dell’1,2%. Questi dati derivano da un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati del Ministero dello Sviluppo Economico.
Lavori stradali in blocco – La fotografia di una rete stradale ridotta a un vero e proprio “groviera” emerge dalla nuova analisi trimestrale effettuata dall’Associazione SITEB – Strade Italiane E Bitumi.
Nel 2017 la produzione di conglomerato bituminoso, dopo un crollo verticale costante registrato nel decennio 2006 (quando toccò quota 45 mln di tonnellate) – 2016, ha registrato un lieve “rimbalzo”, evidenziando un +2,1% che l’ha portata da 23,1 a 23,6 milioni di tonnellate. Di fatto solo una piccola inversione di tendenza che però lasciava sperare in un 2018 di vera ripresa per il comparto e soprattutto per la sicurezza delle nostre strade. Così non è stato, anzi nei primi cinque mesi il saldo è pesantemente negativo (-11,8% del consumo di bitume vs lo stesso periodo del 2017) e i primi segnali sul periodo estivo, in cui per le condizioni climatiche solitamente si concentra il 60% dei lavori, non sono affatto confortanti.
Eppure proprio in questi mesi sarebbero dovuti partire i lavori, negli ultimi anni rinviati, soprattutto in diverse aree metropolitane del nostro Paese, in cui vere e proprie strade colabrodo mettono a rischio ogni giorno l’incolumità di automobilisti, motociclisti e, addirittura, pedoni.
Per le imprese del settore è arrivata, inoltre, un’ulteriore beffa: il costo del petrolio, stabile da anni intorno ai 50-60$ al barile, è improvvisamente schizzato a 80$ accompagnato da un concomitante deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro. Il risultato è stato un brusco aumento del 20-25% del prezzo del bitume che ha messo in crisi soprattutto le imprese che hanno vinto appalti di lavori stradali di durata pluriennale; negli appalti di opere pubbliche, infatti, la “revisione prezzi” è abrogata dal 1993 e nessun adeguamento viene riconosciuto anche a seguito dell’aumento del costo dei materiali da costruzione.
“Sembra quasi”, evidenzia il Presidente SITEB – Michele Turrini, “si sia diffuso ormai in molte amministrazioni quasi un senso di assuefazione e impotenza nei confronti di strade ammalorate e buche, con una doppia beffa per i cittadini: da una parte sono obbligati a convivere con una viabilità sempre più a bollino rosso e dall’altra, proprio a causa di questi pericoli, sono tenuti a percorrere arterie cittadine anche sotto i 30 km/h”
Il bollettino elaborato periodicamente dall’Associazione evidenzia come a causa del costante blocco dei lavori di manutenzione oggi occorrerebbero oltre 42 miliardi di euro per rimettere in sesto le nostre strade, ripristinando, ove necessario, anche gli strati più profondi della sovrastruttura stradale. Un costo decisamente elevato, ma necessario per preservare il valore complessivo della nostra rete stimato in 5.000 miliardi di euro.
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