A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 180) di LUCIO DE SANCTIS/ Crescita delle immatricolazioni: graduatoria – Il metano compensa il diesel – 625 vetture ogni 1000 abitanti – Velocità dei bus pubblici – Crescita del Pil in frenata

di LUCIO DE SANCTIS – 

In marcia verso 2 milioni In luglio sono state immatricolate in Italia 152.393 con una crescita del 4,42%. Un segnale positivo dopo il calo del 7,25% di giugno. Con il risultato di luglio il consuntivo delle immatricolazioni dei primi sette mesi si porta a quota 1.273.730 autovetture con un calo dello 0,74%. E ciò conferma che il 2018, per il mercato automobilistico italiano, è un anno di consolidamento intorno al livello raggiunto nel 2017 al termine di un triennio di crescita a due cifre. Si può dunque ipotizzare, afferma il Centro Studi Promotor, che anche il 2018, come il 2017, chiuderà con un volume di immatricolazioni lievemente inferiore a 2.000.000 di unità, un livello apprezzabile, ma ancora lontano dagli standard ante-crisi e dal volume che può essere ritenuto fisiologico per un Paese come l’Italia. Il nostro parco circolante, con 38 milioni e più di autovetture, genera infatti una forte domanda di sostituzione a cui si aggiunge anche una piccola, ma significativa, domanda per nuova o ulteriore motorizzazione, come risulta dal fatto che il parco circolante italiano continua ad aumentare.

Sul risultato di luglio ha influito positivamente una consistente quota di chilometri zero, cioè di vetture immatricolate ai concessionari per essere vendute con forti sconti nelle settimane successive come “usate con chilometri zero”.

I fattori “frenanti – Nel mese di luglio hanno operato anche fattori di freno della domanda. In particolare dall’inchiesta congiunturale condotta dal Centro Studi Promotor a fine luglio emerge che i concessionari sono preoccupati per i sintomi di rallentamento della situazione economica generale che hanno trovato una conferma nell’ultimo dato sul prodotto interno lordo. A fronte di questa preoccupazione gli operatori manifestano però minori timori per la situazione politica (33% di indicazioni in luglio contro il 63% di febbraio) e indicano come maggior elemento di criticità la “demonizzazione del diesel” cioè la campagna contro questo tipo di motorizzazione che nel resto d’Europa ha prodotto una sensibile contrazione delle vendite di vetture a gasolio, ma che in Italia ha effetti per ora contenuti. Nei primi sette mesi dell’anno il calo delle vendite di auto diesel nel nostro Paese è infatti soltanto del 6% e va segnalato che beneficiarie di questa situazione non sono certo le auto elettriche, ma soprattutto le vetture a metano, che vedono le loro immatricolazioni nei primi sette mesi dell’anno crescere del 68%, e quelle ibride in crescita del 47%.

In sintesi – secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – in un contesto economico in cui affiorano preoccupazioni per la prosecuzione del miglioramento della congiuntura, il mercato dell’auto si conferma in salute e pronto a riprendere nei prossimi anni la via della crescita.

40 miliardi per comprare auto – Sono stati 39,9 i miliardi di euro spesi in Italia nel 2017 per acquistare nuove automobili, 3,6 miliardi in più del 2016. È quanto emerge dalle elaborazioni del Centro Studi Fleet&Mobility, che applica propri algoritmi ai dati in volume dell’Unrae.

Il mercato è cresciuto in valore del 10% e ciò grazie all’incremento delle immatricolazioni (+8%) e all’aumento del prezzo medio netto (+2%) che nel 2017 ha superato i 20.000 euro, il valore più alto di sempre.

Fiat e Volkswagen guidano la classifica a valore con una quota rispettivamente del 15% e del 7,7%. Ottima la performance di Renault che balza in terza posizione con una quota del 6,1% (nel 2016 era sesta in classifica) ex-aequo con Ford.

Entra nella classifica dei top 15 brand a valore Alfa Romeo, che con soli 4 modelli supera il 3% di quota.

Dalla classifica dei top model a valore emerge che il brand FCA piazza 5 modelli nei primi 6 posti, con la Golf che scende dalla seconda alla terza posizione rispetto al 2016, scalzata dalla Tipo con una quota a valore del 2,3%.

Nella classifica delle alimentazioni, troviamo il diesel al primo posto con una quota a valore del 67%, nel 2016 era del 68%. Le vetture ibride guadagnano un punto di quota a valore, raggiungendo il 4%.

625 vetture ogni 1.000 abitanti – In Italia dal 2013 al 2016 il tasso di motorizzazione (e cioè le autovetture circolanti ogni 1.000 abitanti) è passato da 608 a 625, con una crescita del 2,8% che si rivela sensibilmente maggiore rispetto a quello degli altri maggiori paesi europei.

Infatti in Germania il tasso di motorizzazione dal 2013 al 2016 è passato da 543 a 555 (+2,2%), mentre in Spagna è passato da 474 a 492.

Bus pubblici a 19,4 km/ora – In Italia la velocità commerciale degli autobus usati per il trasporto pubblico locale è di 19,4 km/h. Lo studio da cui deriva questo dato (elaborato dal Centro Ricerche Continental Autocarro su dati Istat) permette anche di formulare una graduatoria delle regioni italiane sulla base della velocità commerciale degli autobus usati per il tpl (trasporto pubblico locale) nei comuni capoluoghi di provincia.

La regione in cui la velocità commerciale degli autobus è maggiore sono le Marche (22,6 km/h). Alle Marche seguono Lazio (22,4 km/h), Sardegna e Basilicata (21,2 km/h), Emilia Romagna (20,7 km/h), Piemonte (20,2 km/h), Abruzzo (20 km/h). Al di sopra della velocità media nazionale si collocano anche Trentino Alto Adige (19,9 km/h), Calabria e Umbria (19,7 km/h), Friuli Venezia Giulia (19,5 km/h). Al di sotto del livello medio nazionale, invece, sono Toscana (19,2 km/h), Veneto (19,1 km/h), Puglia (18,7 km/h), Molise (18,5 km/h), Liguria (18,4 km/h), Lombardia (17,6 km/h), Sicilia (17 km/h), Valle d’Aosta (16,5 km/h) e Campania (15,6 km/h).

Lo studio del Centro Ricerche Continental Autocarro consente anche di elaborare la graduatoria dei comuni capoluogo di provincia italiani in cui la velocità commerciale degli autobus è maggiore. Al primo posto di questa graduatoria si colloca Lanusei (30 km/h), che fino al 2016 è stato uno dei capoluoghi della provincia dell’Ogliastra. Al secondo posto si colloca Cuneo (27,9 km/h) ed al terzo Ravenna (26,7 km/h).

Risultano molto interessanti anche i dati sulla velocità commerciale degli autobus usati per il tpl nelle dieci maggiori città italiane. In generale la velocità commerciale registrata in queste città è minore rispetto a quella media italiana, ma le performance delle diverse città sono molto differenti. Infatti si va dai 19 km/h di Roma ai 17,8 km/h di Firenze e Bari, ai 17,4 km/h di Genova, ai 16,3 km/h di Torino, ai 16,2 km/h di Bologna, fino ai 15,8 km/h di Catania, ai 15,3 km/h di Milano, ai 13 km/h di Napoli e Palermo. Per una valutazione corretta di questi dati, però, bisogna tenere presente che i servizi di tpl in alcune delle maggiori città italiane (in particolare a Torino, Roma, Milano, Firenze, Genova, Napoli, Palermo e Catania) sono effettuati non solo con autobus ma anche con tram e/o metropolitana, due mezzi di trasporto che hanno una velocità commerciale maggiore rispetto agli autobus, non dovendo viaggiare nel traffico cittadino.

PIL: crescita in frenata – Brutto segnale per il Paese e per il Governo dalla prima stima dell’Istat sul prodotto interno lordo nel secondo trimestre del 2018. Il tasso di crescita rispetto al trimestre precedente si è ridotto allo 0,2% contro lo 0,3% dei tre trimestri precedenti, lo 0,4% del secondo trimestre del 2017 e lo 0,5% dei due trimestri a cavallo tra il 2016 e il 2017.

L’economia italiana continua il lento recupero iniziato nel 2014, ma la velocità di marcia è in rallentamento. Su base annua (cioè rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso) la crescita del secondo trimestre di quest’anno è dell’1,1% e se la tendenza alla frenata dello sviluppo continuerà è lecito prevedere – ha affermato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – che nell’intero anno il Pil farà registrare un incremento inferiore all’1%. Non è certo un dato positivo, soprattutto se si pensa che il gap rispetto ai livelli ante-crisi a fine 2017 era ancora del 5,4% e procedendo con i tassi di crescita attuali per annullarlo occorreranno ancora cinque anni, cioè si tornerà al Pil del 2007 soltanto nel 2023.

Il dato era d’altra parte atteso. Il rallentamento, sottolinea il CSP, era già emerso con particolare evidenza dai dati mensili sulla produzione industriale, mentre segnali in controtendenza venivano dalla spesa per le famiglie per consumi finali che nel primo trimestre aveva fatto registrare una crescita dello 0,8%, con un impatto non trascurabile anche sul livello dei prezzi. Il tasso di inflazione su base annua si è portato infatti in giugno all’1,5% sospinto oltre che dal recupero dei consumi anche e soprattutto dalla dinamica dei prodotti energetici ed in particolare dei carburanti auto.

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