A RUOTA LIBERA/ Rubrica (n. 181) di LUCIO DE SANCTIS/ I costruttori di camion rispondono al ministro Toninelli – Incidenti del 2017 – Cresce l’aftermarket – Estate calda per l’usato –

di LUCIO DE SANCTIS 

I costruttori di camion rispondono al ministro: “Troppi bisonti  vecchi e pericolosi”. I costruttori di veicoli industriali associati all’UNRAE rispondono al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: “Noi ci siamo. E’ necessario accelerare il rinnovo del parco circolante e valorizzare la professione del conducente di veicoli industriali per dare vita ad un sistema di trasporto sicuro e sostenibile”. A supporto di questa affermazione seguono una serie di riflessioni sulla situazione del trasporto su gomma che in Italia svolge un ruolo di primaria importanza.

FORTE IMPATTO SULL’ECONOMIA – I dati Eurostat evidenziano che nel nostro Paese l’86,5% della merce viaggia su gomma (76,4% in Europa). Ciò significa che, nonostante non tutti ne abbiano piena consapevolezza, si tratta di un settore che riveste un’importanza strategica ed ha un impatto determinante sull’intero sistema economico italiano.

DELOCALIZZAZIONE DEL TRASPORTO – È evidente anche che il trasporto riveste un’importanza strategica, e non dovrebbe quindi essere affidato in larga maggioranza ad imprese estere, così come le aziende di trasporto italiane non dovrebbero essere messe nelle condizioni di delocalizzare all’estero la propria

attività per sfuggire all’eccessiva pressione fiscale italiana e a costi di gestione insostenibili.

CIRCOLANTE OBSOLETO: ETA’ MEDIA 11,3 ANNI – Le case costruttrici di veicoli industriali hanno investito ingenti somme nello sviluppo tecnologico del prodotto, tanto da essere oggi in grado di offrire sul mercato veicoli che non solo rispondono alle più avanzate norme sull’inquinamento e sulla sicurezza ma già prefigurano un futuro ormai prossimo, nel quale si dovrà dare attenzione prioritaria alla sostenibilità economica ed ambientale come condizione indispensabile per rendere competitive le imprese italiane.

Ad oggi però questo sforzo tecnologico non è sfruttato a dovere, poiché il parco circolante italiano risulta essere tra i più datati d’Europa: i veicoli di portata maggiore o uguale alle 16t

hanno un’età media di 11,3 anni, con il trend attuale saranno necessari 11 anni per sostituirli tutti. Questo comporta conseguenze negative sia in termini di sostenibilità che di sicurezza.

Solo il 4,2% del parco circolante è dotato dei più avanzati sistemi di sicurezza obbligatori da novembre 2015. In particolare l’AEBS (dispositivo avanzato di frenata di emergenza) e LDW (sistema di avviso di deviazione dalla corsia).

20.000 NUOVI AUTISTI IN 5 ANNI – Il trasporto è un settore chiave anche sul fronte dell’occupazione: secondo una stima nei prossimi 5 anni l’Italia avrà bisogno di 20.000 autisti, 180.000 l’Europa. In questo scenario l’UNRAE, con il Comitato Centrale dell’Albo degli Autotrasportatori ha sottoscritto, insieme ai rappresentanti di altre sedici organizzazioni del settore, un protocollo d’intesa per promuovere e valorizzare la professione di conducente di veicoli per il trasporto di merci, con l’intenzione di far recuperare competitività all’autotrasporto italiano e nel contempo di offrire ai giovani concrete possibilità di acquisire i titoli necessari per praticare la professione di autista. L’Albo ha stanziato per il Progetto 4 milioni di euro, destinati a dotare i giovani interessati degli attestati professionali (patente C e CQC).

NECESSARIE MISURE URGENTI – L’autotrasporto deve essere un tema di massima priorità per i decisori politici, i quali hanno il compito e la responsabilità di mettere in atto una politica che garantisca lo sviluppo efficiente, sicuro e sostenibile del sistema di trasporto nel Nostro Paese. È necessario definire al più presto una politica industriale e sociale del settore che riporti alle aziende italiane una quota importante del trasporto internazionale e un piano di sviluppo che comporti l’uso integrato delle diverse soluzioni di logistica come l’unica possibile risposta alla domanda di sostenibilità complessiva del sistema.

Panorama sugli incidenti del 2017 L’Istat ha pubblicato anche quest’anno a inizio estate i dati definitivi sugli incidenti stradali nel 2017. L’indagine è realizzata grazie all’impegno dei diversi soggetti istituzionali coinvolti: l’Aci (ente compartecipante), la Polizia Stradale, i Carabinieri, le Polizie locali, gli uffici di statistica e i centri di monitoraggio per la sicurezza stradale di Comuni, Province, Province autonome e Regioni aderenti al Protocollo di intesa nazionale per il coordinamento delle attività della rilevazione statistica.

Aumentati i morti – Nel 2017 si sono verificati in Italia 174.933 incidenti stradali con lesioni a persone; le vittime sono state 3.378 e i feriti 246.750 (Prospetto 1). I morti tornano ad aumentare (+2,9%) dopo la flessione del 2016 e la battuta d’arresto dei due anni precedenti; in lieve diminuzione, invece, incidenti e feriti (rispettivamente -0,5% e -1,0%). Il tasso di mortalità stradale passa da 54,2 a 55,8 morti per milione di abitanti tra il 2016 e il 2017, tornando ai livelli del 2015. Rispetto al 2010, le vittime della strada diminuiscono del 17,9%.

Più vittime tra pedoni e centauri – Tra le vittime sono in aumento i pedoni (600, +5,3%) e soprattutto i motociclisti (735, +11,9%) mentre risultano pressoché stabili gli automobilisti deceduti (1.464, -0,4%); in calo ciclomotoristi (92, -20,7%) e ciclisti (254, -7,6%). Rispetto all’anno precedente gli incidenti e i feriti registrano una lieve diminuzione (-0,5% e -1,0%). Stabile il numero dei feriti gravi: sulla base dei dati di dimissione ospedaliera nel 2017 sono stati 17.309, valore pressoché analogo a quello del 2016 (-0,1%). Il rapporto tra feriti gravi e deceduti è sceso a 5,1 da 5,3 dell’anno precedente. Il tasso di lesività grave sulla popolazione residente è di 28,6 feriti gravi per 100mila abitanti (40,1 per gli uomini e 17,7 per le donne).

In testa autostrade e tangenziali – Sull’aumento del numero di morti in Italia incide soprattutto quello registrato su autostrade (comprensive di tangenziali e raccordi autostradali) e strade extraurbane (296 e 1.615 morti; +8,0% e +4,5% sull’anno precedente). Un aumento più contenuto si registra, invece, sulle strade urbane (1.467 morti; +0,3%). Nei grandi Comuni si rileva una tendenza opposta, con una diminuzione del 5,8% del numero di vittime nell’abitato.

La situazione in Europa – Nell’Unione europea, il numero delle vittime di incidenti stradali diminuisce nel 2017, seppure in misura contenuta (-1,6% rispetto al 2016): complessivamente, sono state 25.315 contro 25.720 del 2016. Nel confronto tra il 2017 e il 2010 (anno di benchmark della strategia europea per la sicurezza stradale) i decessi si riducono del 19,9% a livello europeo e del 17,9% in Italia. Ogni milione di abitanti, nel 2017 si contano 49,7 morti per incidente stradale nella Ue28 e 55,8 nel nostro Paese, che scende dal 14° al 18° posto della graduatoria europea.

Continua a scendere in Europa (Ue28) il numero delle vittime sulle strade seppure in misura contenuta rispetto all’anno precedente. Nel complesso 25.315 persone sono decedute in incidenti stradali, contro le 31.595 del 2010, con una riduzione nel periodo del 19,9%. Più contenuto il calo percentuale registrato in Italia (-17,9%). Tra il 2016 e il 2017, il numero delle vittime diminuisce dell’1,6% nell’Unione europea, aumenta, invece, del 2,9% in Italia.

Analogamente al 2016, la riduzione a livello europeo non ha interessato tutti i Paesi. Nel 2017 le vittime della strada sono ancora in aumento in otto Paesi, tra i quali Spagna, Portogallo, Romania e Ungheria. Il tasso di mortalità stradale (morti per milione di abitanti), indicatore utilizzato per effettuare analisi comparative, si attesta, nel 2017, a 49,7 nella Ue28 e a 55,7 in Italia (nel 2010 rispettivamente 62,8 e 69,4).

Con tale risultato il nostro Paese scende al diciottesimo posto nella graduatoria europea, si collocava al quattordicesimo nel 2016. I Paesi più virtuosi rimangono Svezia e Regno Unito (25,3 e 27,1) mentre in coda alla classifica risultano Bulgaria e Romania (99,3 e 96,0 per milione di abitanti).

Cresce l’aftermarket – Secondo i dati del Barometro Aftermarket – rilevazione statistica interna al Gruppo Componenti ANFIA che fornisce un trend indicativo dell’andamento del mercato dei ricambi automotive su base mensile, sia a livello consolidato, sia a livello di singole famiglie prodotto – il fatturato aftermarket registra un incremento del 2,3% nel primo semestre 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017, che era risultato in calo dell’1,8% rispetto a gennaio-giugno 2016.

Ad un primo trimestre allineato a gennaio-marzo 2017 (+0,04%), ha fatto seguito un secondo trimestre in crescita (+4,6%).

Guardando all’andamento delle singole famiglie prodotto, tre su cinque presentano un trend positivo. All’incremento a due cifre dei componenti di carrozzeria e abitacolo (+14,4%), che recuperano rispetto alla flessione (-0,4%) del primo semestre 2017, fanno seguito i rialzi dei componenti elettrici ed elettronici (+7,5%) e dei materiali di consumo (+6,2%), che migliorano le proprie performance rispetto al primo semestre dello scorso anno (-9,7% e -3,6% rispettivamente). Riportano un leggero decremento i componenti undercar (-0,8%), che avevano chiuso il primo semestre 2017 a -1,1%, mentre la contrazione maggiore è quella dei componenti motore (-5,5%), contro il risultato positivo di gennaio-giugno 2017 (+2,3%).

Estate calda per l’usato L’estate si conferma calda per il mercato dell’usato: i 270.635 passaggi di proprietà di auto, al netto delle minivolture (i trasferimenti temporanei a nome del concessionario in attesa della rivendita al cliente), fanno segnare +8,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, mentre per i motocicli l’incremento si attesta all’1% con 61.524 annotazioni mensili al Pubblico Registro Automobilistico.

Per ogni 100 autovetture nuove ne sono state vendute 150 usate a luglio e 144 nei primi sette mesi dell’anno.

Nel periodo gennaio-luglio 2018 il borsino dell’auto usata sale del 5,7% per le autovetture, mentre quello dei motocicli si contrae del 2,2%. Considerando tutti i veicoli in generale, il trend è in crescita del 3,8% nei primi sette mesi del 2018.

I dati sono evidenziati nell’ultimo bollettino mensile “Auto-Trend”, l’analisi statistica realizzata dall’Automobile Club d’Italia sui dati del PRA, consultabile sul sito www.aci.it

Aumentano anche le radiazioni dal Pubblico Registro Automobilistico: +9,8% per le auto (128.058 pratiche a luglio) e +8,4% per i motocicli (10.939 formalità). Per i veicoli in generale, l’incremento delle radiazioni è stato del 9,6%. Dall’inizio dell’anno sono cresciute del 6,7% le radiazioni di autovetture e del 10,6% quelle delle moto, mentre il totale dei veicoli segna complessivamente +7,1%.

Il tasso unitario di sostituzione di automobili a luglio è stato pari a 0,71 (ogni 100 auto iscritte ne sono state radiate 71), in linea con i primi sette mesi dell’anno.

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