Una panoramica incoraggiante – Il focus Anfia sulla produzione di veicoli piccoli e grandi ci consente di offrirvi una panoramica che prende le mosse dagli ultimi anni fino al primo trimestre dell’anno in corso. Dal rapporto si evince innanzitutto che il 2014 è stato l’anno in cui l’indice della produzione industriale di autoveicoli è tornato a crescere rispetto ai due anni precedenti. Secondo l’ultimo aggiornamento Istat, la produzione di autoveicoli ammonta all’84,4% rispetto all’anno base 2010, contro il 79,6% del 2012 e al 77,9% del 2013. La produzione industriale di autoveicoli ha continuato il suo trend positivo anche nei primi due mesi del 2015, sia a gennaio che a febbraio l’indice è cresciuto di circa il 30%.
Il traino dei veicoli leggeri – In termini di unità prodotte, nel 2014 la produzione nazionale di autoveicoli ha sfiorato le 700.000 unità, contro le 658.000 del 2013, in aumento del 6%. La produzione è cresciuta soprattutto nella seconda parte del 2014, con un aumento della produzione del 15,5%, quando invece nel primo semestre si poteva osservare un calo dell’1,5% rispetto al 2013. A trainare la crescita della produzione è stato il comparto degli autoveicoli leggeri (vetture e veicoli commerciali <3500 kg), cresciuti del 7,7% rispetto al 2013, superando le 672.000 unità.
Il grande merito di Melfi –Nel 1°trimestre 2015, gli autoveicoli prodotti sono stati di un terzo superiori a quelli prodotti nel 1° trimestre 2014, superando quota 241.000, cifra che non si osservava così alta nel primo trimestre dal 2008, che è stato anche l’ultimo anno in cui la produzione di autoveicoli ha superato il milione di unità. Grazie alle nuove produzioni di Melfi, vale a dire quella della Fiat 500X e della Jeep Renegade, il comparto delle autovetture chiude il primo trimestre di quest’anno con un aumento della produzione del 50%, superando le 155mila unità, oltre 50mila unità in più rispetto allo stesso periodo del 2014.
Bene i veicoli da lavoro – In aumento anche la produzione di veicoli commerciali leggeri, che ha totalizzato quasi 78.000 unità, con un aumento tendenziale dell’8%. Dopo la contrazione del 24% nel 2014 dei volumi produttivi dei veicoli industriali con ptt superiore a 3500 kg, si registra nel 1° trimestre 2015 un’inversione di rotta, con un aumento di oltre il 50% rispetto allo stesso periodo del 2014. In particolare, la produzione di autocarri cresce nel trimestre del 51%, raggiungendo quasi quota 8mila, contro poco più di 5.100 unità prodotte nel primo trimestre 2014.
Autobus a volumi ridotti – Discorso analogo vale per gli autobus, anche se il comparto presenta volumi ridottissimi (289 unità nell’intero 2014). Nei primi tre mesi dell’anno sono usciti dagli stabilimenti italiani 190 unità, grazie ad una domanda interna asfittica. La mancanza di una pianificazione del trasporto pubblico e di una strategia di intervento a medio termine, che punti all’efficienza e alla qualità del servizio indispensabili per garantire la mobilità delle persone, ha indebolito di fatto un settore industriale, presente invece in tutti i major market europei. Il parco autobus è il più “anziano” tra le diverse tipologie di veicoli circolanti in Italia, un dato particolarmente preoccupante perchè i mezzi più anziani sono quelli destinati al trasporto collettivo, con percentuali di utilizzo nettamente superiori a quelle di un’auto privata e conseguenze molto negative per l’ambiente (emissioni e consumi) e per la sicurezza.
Anche l’indotto è in positivo – L’incremento dei volumi produttivi dell’industria autoveicolistica in Italia ha un effetto positivo anche sull’indotto. Crescono a gennaio e febbraio gli indici della produzione di parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, rispettivamente del 4% e del 19% rispetto agli stessi mesi di un anno fa.
Pochi comprano italiano – Sostiene la produzione domestica anche l’andamento positivo del mercato italiano, nel 1° trimestre 2015 si registrano le crescite del 13,5% per le autovetture, del 6,1% per i veicoli commerciali leggeri, del 13% gli autocarri e del 16% gli autobus. In particolare per quanto riguarda il settore auto l’Anfia rileva e quantifica con una tabella di confronto che pubblichiamo il rapporto fra auto prodotte e vendute nei principali mercati europei. Purtroppo in Italia il rapporto tra auto prodotte e auto nuove immatricolate è il più basso tra i major markets europei. Nel nostro paese le vendite dei brand nazionali pesano appena per il 28% del mercato complessivo, contro il 72% dei brand tedeschi in Germania e il 55,3% dei brand francesi in Francia.
La riscossa degli anziani -Da uno studio Unrae si rileva l’andamento delle immatricolazioni di auto a privati per fasce d’età dal 2005 al 2014. La tabella che pubblichia mostra uns progressiva decrescita degli acquirenti fra i 30 e i 45 anni, che pur restando la fetta più grande in questi ultimi dieci anni sono passati da un 40,5% a un 31,2%. Parallelamente al trascorrere degli anni si è infoltita la schiera degli acquirenti più avanti con gli anni. In particolare la crescita maggiore si registra fra gli over 65, probabilamente a conferma del “giovanilismo” che progressivamente ha caratterizzato sempre più la popolazione più avanti con gli anni.
Auto, tre crisi in 36 anni – Nel Book Unrae 2014 viene rilevato e illustrato con l’interessante grafico che vi proponiamo che il mercato italiano dell’auto è stato caratterizzato negli ultimi 36 anni da tre profonde crisi. La prima nel 1983, a causa della stagnazione economica e di un alto tasso di inflazione. Dieci anni dopo, nel 1993, si è avuta una crisi ancora più acuta, concomitante con la svalutazione della lira, il prelievo forzoso sui c/c e la crisi del terziario, con un calo del mercato di circa il 29%. Crisi durata 4 anni dalla quale si uscì solo grazie agli incentivi alla rottamazione. Da quel momento il mercato è rimasto per 11 anni sostanzialmente stabile sopra le 2.250.000 vetture immatricolate, fino al 2008, anno di inizio della crisi economica più recente. Le flessioni sono state consecutive e particolarmente pesanti, solo nel 2014 il mercato è tornato in positivo, anche se i livelli raggiunti ci riportano indietro di 35 anni al 1979.
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