Carissima sosta selvaggia – Quanto costano ai cittadini e agli utenti dei mezzi pubblici in termini di disservizi e di perdita di tempo le soste selvagge a Roma? Auto in doppia fila o parcheggiate male, persino sulle corsie dei bus, creano disagi quotidiani che l’Agenzia per la mobilità capitolina ha monitorato lo scorso di recente. Il risultato, quasi drammatico: 9 giorni di stop. La cifra è resa nota sul portale “Muoversi a Roma”, la piattaforma editoriale per l’Agenzia della mobilità, che illustra l’analisi: “Ai tecnici abbiamo chiesto di analizzare le segnalazioni della sosta selvaggia degli autisti Atac di un mese “tipo” e loro ci hanno fornito una fotografia e un’analisi di uno dei fenomeni che condizionano maggiormente il traffico cittadino. Calcolando anche la perdita economica per gli utenti”. Nello scorso mese di marzo sono stati 177 i disservizi per sosta selvaggia, con una media circa 6 al giorno. 159 le corse diurne interessate; 18 quelle notturne. In dettaglio, alcuni esempi: la linea N6 – che collega il centro storico alla zona di Casal Del Marmo, verso la Trionfale) – è stata colpita 15 volte, con un totale di 150 corse deviate e di 4.500 minuti persi; per la linea 61 – da Tiburtina/ Portonaccio a Villa Borghese – la sosta in doppia fila si è ripetuta 7 volte, con una sospensione di servizio che ha comportato un ritardo di 13.500 minuti, pari a 220 ore e cioè 9 giorni e quattro ore. In questa fotografia impietosa non emergono troppe differenze tra zona e zona, anche se i quartieri più densamente popolati, con strade tortuose e strette e scarsa disponibilità di parcheggi, sono quelli che soffrono di più. A conferma c’è il fatto che le oltre 170 segnalazioni ricevute hanno interessato 110 linee diverse, quindi circa il 20% delle oltre 370 linee capitoline, tra diurne e notturne. In base a una previsione statistica che tiene conto dei diversi livelli di riempimento dei mezzi pubblici (25%, 50% e 75%) potrebbero essere stati coinvolti nei disagi fra i 13.000 e gli oltre 40.000 passeggeri. Attribuendo un valore economico alla perdita di tempo a causa della difficoltà di spostamento dei mezzi stimato in 10 euro l’ora si calcolano dai circa 110mila euro, in caso di riempimento medio, fino a gli oltre 325mila euro persi per i più bus frequentati. A questi dati si uniscono tutte le altre violazioni delle norme sulle soste. Nel 2014, 432mila delle circa 960mila multe effettuate dalla Polizia Locale hanno riguardato la doppia fila. Secondo le stime, lasciare l’auto in doppia fila anche solo per un minuto può provocare in alcune strade della città code di 250 metri.
Si torna a produrre – Primi sei mesi del 2015 decisamente in positivo per la produzione automotive. Dai risultati diffusi da Anfia risulta un totale prodotto (auto, veicoli commerciali, camion) di quasi 520 mila unità, mentre l’anno scorso si limitò a 362.257 (in calo dell’1,5% rispetto al 2013). In pratica il miglior semestre dal lontano 2009. Le auto la fanno da padrone con un totale prodotto pari a 343 mila vetture, vale a dire ben il 63% in più rispetto allo stesso periodo del 2014, quando le auto costruite in Italia furono 210.444. L’Anfia ricorda che a dare un contributo importante a questo andamento positivo è il successo dei modelli Jeep Renegade e Fiat 500X prodotti entrambi nello stabilimento FCA di Melfi. L’Anfia sottolinea anche come la crescita stia sensibilmente accelerando: nel primo trimestre dell’anno l’aumento dei veicoli prodotti è stato del 33,6% (con 241.087 unità). Con 155.093 vetture prodotte nello stesso periodo, le autovetture sono cresciute del 50,4%. Nel secondo semestre le autovetture prodotte sono state oltre 187 mila, con una crescita del 75,1% nei confronti dei secondi tre mesi del 2014. Meno significativo ma comunque positivo è stato l’aumento della produzione dei veicoli commerciali leggeri: con circa 160 mila unità prodotte, l’incremento è stato del 12%. Infine, il primo semestre di quest’anno ha finalmente visto un aumento dei mezzi pesanti prodotti. Da gennaio a giugno la produzione di autocarri con peso totale a terra oltre le 3,5 tonnellate ha raggiunto le 17 mila unità, con un aumento del 58%. Modesta la produzione di autobus, anche se registra una variazione in aumento. Nei mesi da gennaio a giugno non si è andati oltre le 480 unità (molti minibus) che sono ben poca cosa, sia pure in crescita del 16,4%.
Un rinnovo troppo lento – Al 1 gennaio 2015 circolavano in Italia 37 milioni di autovetture. Come mostra la tabella elaborata sulla base di dati Aci dall’Osservatorio Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) sulla Mobilità sostenibile, il 29,4% dell’importante parco auto italiano è costituito da autovetture euro 0, euro 1 ed euro 2, cioè da vetture immatricolate prima del 2001 e che hanno livelli di sicurezza e di inquinamento molto lontani da quelli dei modelli di più recente produzione.
I dati riportati nella tabella evidenziano anche come è cambiata la composizione del parco circolante dal 2010 al 2014. In corrispondenza dell’aumento della quota dei veicoli Euro 5 ed Euro 6 si è registrata una diminu INVIATA zione più consistente della quota dei veicoli Euro 2, Euro 3 ed Euro 4 rispetto alle auto appratenti alle categorie Euro 0 ed Euro 1. Ciò significa che il rinnovo del parco circolante italiano ha inciso in maniera non particolarmente evidente sui veicoli più vecchi.
Tutti a destra, è un ordine – Sono troppi i conducenti che dimenticano un obbligo preciso: circolare sulla corsia più libera a destra e purtroppo non si vedono forze dell’ordine che fermano chi viaggia al centro o a sinistra violando il Codice della strada. Chi circola al centro o a sinistra mette a repentaglio la sicurezza altrui e propria: altri utenti, spinti a sorpassare a destra, aggiungono altro pericolo. Val dunque la pena di ricordare che: l’articolo 143 del Codice della strada prescrive che sulle strade a due o più corsie (come le autostrade) si debba circolare sulla corsia libera più a destra. I veicoli devono circolare sulla parte destra della carreggiata e in prossimità del margine destro, anche quando la strada è libera. E ancora: la manovra di chi, circolando sulla corsia centrale, trova l’ostacolo di un veicolo ed effettua il sorpasso a destra è vietatissima. Badare bene che se c’è un arresto della circolazione per ingorghi, qualora la corsia per la sosta di emergenza manchi (o sia occupata), i veicoli in prima corsia di destra devono essere disposti il più vicino possibile alla striscia di sinistra. È inoltre obbligatorio impegnare tempestivamente, per uscire dalla carreggiata, la corsia di destra, immettendosi quindi nell’apposita corsia di decelerazione sin dal suo inizio.
La capitale elettrica – A Roma circola quasi un quinto (per l’esattezza il 19,2%) delle auto elettriche italiane. Grazie a questa quota, Roma è in testa alla graduatoria delle province italiane in cui circolano più auto elettriche. La classifica delle dieci province italiane in cui circolano più auto elettriche vede al secondo posto Milano (10,8%), e poi Bolzano (6,1%), Trento (5,9%), Firenze (4,1%), Reggio Emilia e Torino (3,7%), Bologna (2,7%), Brescia (1,9%) e Palermo (1,8%). Come si vede, si tratta di province del centro nord Italia, con la sola eccezione di Palermo, che si piazza al decimo posto. Altro particolare interessante: nelle prime dieci province in graduatoria circola circa il 60% del totale delle auto elettriche del nostro Paese. Se prendiamo in considerazione le regioni, il Lazio si piazza al primo posto della graduatoria (20,17%). Al secondo posto vi è la Lombardia (20,03%). Seguono Trentino Alto Adige (12,04%), Emilia Romagna (9,71%) e Toscana (7,06%). In coda vi è il Molise con lo 0,03% sul totale del parco nazionale circolante. Va comunque notato che a livello di numeri assoluti il parco circolante di auto elettriche è composto sull’intero territorio nazionale da 3.430 unità, che sono davvero pochissime rispetto ai circa 37 milioni di autovetture in circolazione. Per fare un esempio, la città leader, che è Roma, pur avendo il 20% del parco circolante nazionale, ha in effetti in circolazione sulle sue strade solo 659 auto elettriche.
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