Concessionarie e costruttori: Bertone fra gli ultimi scomparsi – Un recente sondaggio ha rivelato che negli ultimi 5 anni le concessionarie di auto italiane che hanno chiuso i battenti sono state circa 1600 mentre nel settore dei veicoli pesanti si è è verificato un crollo percentuale molto più elevato: si è passati da 550 a 110 dealer. Negli Stati Uniti la relazione NADA-2014 rivela che nello stesso periodo hanno chiuso i battenti oltre 6.500 dealer. Risulta che dei rimanenti 17.665 concessionari, 5.000 vendono meno di 10 auto nuove al mese, e 7.000 ne targano meno di 30. Guardando sul fronte dei costruttori è stato rilevato negli anni Ottanta il numero di marchi attivi in occidente toccava le 160 unita mentre oggi se ne contano meno di quaranta.
La notizia di chiusura più recente è anche fra le più tristi per gli appassionati: l’intera collezione Bertone di Caprie in Val di Susa, insieme al marchio della Carrozzeria che aprì i battenti nel 1912 e venne portata a risonanza mondiale dal genio di Nuccio Bertone (1914 – 1997) nonché dalle “matite” di Marcello Gandini e Giorgetto Giugiaro, andranno all’asta. È un lotto di 79 veicoli (vetture di serie, showcar ed esemplari unici, una Bmw C1 – celebre scooter “con il tetto” progettato per il marchio bavarese – e una bicicletta disegnata per Opel) a coprire un arco temporale che va dagli anni 60 al 2009: per questi, la base d’asta partirà da 1.587.200 euro, ai quali andranno aggiunte l’Iva e le spese d’asta. Fra le vetture rimaste a Caprie dopo il primo fallimento e la conseguente cessione di un precedente lotto di veicoli, ci sono una Lancia Stratos, le Lamborghini Miura, Espada, Countach e la concept Genesis, alcune Alfa Romeo (fra le quali alcune Giulia e una Montreal), Fiat X1/9, una Fiat Dino Coupé, una Dino – Ferrari 308 Gt4, la concept Ferrari Rainbow; non mancano, infine, alcuni “one-off”, fra cui una Fiat Punto Cabrio con hardtop, la Aston Martin Jet2, la “Nivola” e la Jaguar B99 Gt. La Carrozzeria Bertone ha conosciuto il massimo splendore fra gli anni 50 e gli anni 80, corrispondenti all’epoca nella quale venne guidata da Nuccio Bertone.
Ansia da code prima di tutto – La grande probabilità di perdere ore della propria vita in incolonnamenti di auto è la preoccupazione più grande per il 36,9% degli automobilsiti italiani, non solo in occasione delle vacanze, ma anche e soprattutto nel quotidiano casa-ufficio. Lo rivela un’analisi dell’Osservatorio Autopromotec su dati Istat. Al secondo posto, fra le preoccupazioni degli italiani al volante, c’è la difficoltà a trovare parcheggio (35,2%), seguita da quelle per l’inquinamento dell’aria (34,4%) e per il rumore (30,6%). Tutti questi dati si riferiscono al 2014 e, se si paragonano con quelli del 2010, sono in diminuzione, a dimostrazione che il calo del traffico conseguente alla crisi economica qualche vantaggio (del quale si sarebbe fatto volentieri a meno) lo ha dato. Proprio per questo, però, le problematiche suddette non si possono considerare risolte: se e quando il numero di veicoli circolante tornerà sui livelli di picco si potrà fare un raffronto diretto.
Non telefonare, guida – Proprio nei giorni di grande traffico la Ford ha lanciato una campagna per sensibilizzare al non utilizzo del cellulare o dello smartphone alla guida se non per le funzioni gestibili attraverso i comandi vocali dell’auto. La campagna “Don’t Emoji and Drive” ricorda agli automobilisti che anche solo inviare un’emoticon rappresenta una pericolosa fonte di distrazione che può avere serie conseguenze per se stessi e per gli altri. In Italia il numero degli incidenti stradali legati all’utilizzo delle nuove tecnologie è in costante crescita. Solo nel 2014 su circa 175.000 incidenti il 20% è stato causato dall’utilizzo di smartphone alla guida. Un tempo scrivere messaggi quadruplicava la possibilità di fare incidenti. Oggi l’utilizzo di app e di browser internet su smartphone moltiplicano questo fattore di rischio di 23 volte. La campagna Ford si articola in una serie di grafiche costruite con la tecnica del mosaico: una serie di emoticon costituiscono i ‘pixel’ di immagini più ampie, in cui sono raffigurati un bambino, un anziano e un cane. Il messaggio suggerisce che anche una semplice emoticon inviata alla guida può nascondere un rischio, specialmente per le categorie più indifese di chi popola le strade.
I colori che preferiamo – Una ricerca di AutoUncle.it, portale di confronto e di valutazione gratuita per auto usate, rivela quali sono le tinte preferite dagli automobilisti italiani. Sono stati analizzati quasi 800mila veicoli tra SUV, station wagon, coupé, berlina, minivan, cabriolet e compatte. Nel complesso sono stati analizzati quindici colori: bianco, grigio, argento, blu, nero, rosso, verde, giallo, arancio, beige, marrone, viola, oro, turchese e rosa.
L’offerta di colori è piuttosto triste e monotona: nero, argento e grigio continuano ad essere i più ricercati. Nelle auto usate a modello famigliare (station wagon e tre volumi, ma anche SUV) questi colori (o, meglio, “non colori”) rappresentano addirittura il 74% del totale delle offerte. Il blu è classificato quarto (11%), seguito a ruota dal bianco (9 – 11%). Di colori veri e propri non si può quindi parlare. Il rosso, dopo il blu, è il secondo colore più popolare. Le auto più piccole (due volumi, coupè e cabrio) normalmente, sono più colorate. Le due volumi risultano essere infatti le “meno nere” con il 26% dei colori (blu, rosso e altre tinte “pastello”). Tra tutti i tipi di veicoli analizzati, solo negli MPV il bianco batte il nero come colore maggiormente disponibile nell’usato (e il grigio sale in pole position). Va detto poi che nei pick-up e nei furgoni, sembra addirittura essere il colore preferito. Diversi studi condotti da esperti evidenzierebbero che la scelta del colore di una macchina non è solo un fatto estetico, ma mette in luce gli aspetti della personalità. Una persona che all’interno della società si sente collocata in un livello “medio” sarebbe più propensa a scegliere il bianco, mentre chi vuole passare inosservato sceglie il nero. Il grigio metallizzato è il colore preferito da chi è scrupoloso. Il verde viene invece scelto da chi è ottimista. Il blu inquadra una personalità forte. Chi possiede un’automobile dalla carrozzeria di color pastello è, invece, solitamente timido: la tinta vivace è appunto un tentativo di attirare l’attenzione senza mettere troppo alla prova le proprie insicurezze.
Cambio automatico? Compriamo subito i cavi – Sul sito motori.it leggiamo una notizia-consiglio molto utile per i distratti, specie quelli che possiedono un’auto con cambio automatico (perché non può essere avviata a spinta). Ecco la storia. Uno studente canadese, tornando a casa dopo aver parcheggiato la sua auto, non si è accorto di aver lasciato i fari accesi. Un ignoto passante, rendendosi conto della distrazione ma non potendo spegnerli per lui, ha pensato bene di lasciare un foglio sul cofano della macchina nel quale ha indicato, passo passo, la procedura da seguire per far ripartire la macchina. Ma non è tutto: assieme al foglietto ha lasciato anche i cavi e il caricabatterie. Lo studente ha postato la foto della lettera su Facebook sperando di ritrovare il suo benefattore e di ringraziarlo personalmente. Lo facciamo anche noi e corriamo a comprare due cavi scegliendoli di buono spessore (almeno 12 millimetri affinché non si riscaldino)
Porsche distrutta per spot – Ci si chiede se si sia trattato di una semplice provocazione o di scarsa considerazione per una delle vetture che hanno contribuito a costruire la fama di Porsche. Ciò che possiamo osservare, e’ che il video lanciato da una casa di moda newyorkese farà venire i brividi agli amanti delle belle auto. Una Porsche 911 SC del 1979, che nelle sequenze iniziali del video si presentava in condizioni impeccabili, è stata letteralmente distrutta da una barriera di cemento armato (di quelle che vengono utilizzati come “New Jersey”) che le è stata fatta piombare addosso.Una sequenza “raccapricciante”, considerato anche il valore della vettura (in “condizioni da concorso”, una Porsche 911 SC 3.000 – costruita fra il 1977 e il 1983 nelle varianti Coupé, Targa e Cabriolet, supera i 50.000 euro). Ma per fortuna, i dirigenti del marchio newyorkese hanno assicurato gli appassionati che la Porsche che ha finito la propria esistenza sotto un ammasso di cemento armato era una semplice scocca, recuperata in un’autodemolizione e rimessa a lucido espressamente per la campagna pubblicitaria, senza motore né alcun organo meccanico. È andata davvero così?
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