Nel 2018 mercato auto normale – La ripresa a due cifre che ha caratterizzato il mercato dell’auto nel 2015 è destinata a continuare anche nel prossimo triennio. È la previsione del Centro Studi Promotor presentata dal suo presidente, Gian Primo Quagliano. Secondo il CSP, nel 2015 le immatricolazioni in Italia toccheranno quota 1.560.000 unità, cioè un livello ancora molto lontano rispetto a quello ante-crisi (-37,4%), ma superiore del 15% rispetto a quello del 2014. Nel 2016 si salirà a 1.747.000 unità per toccare quota 1.939.000 nel 2017 e quota 2.152.000 nel 2018.
Un’osservazione finale: a partire dal 2008 gli italiani hanno acquistato meno auto che in passato, ma non hanno rinunciato all’auto per la mancanza di alternative di massa all’utilizzazione di autovetture. Sicchè la consistenza del parco circolante è rimasta sostanzialmente invariata, ma è fortemente aumentata l’età media delle autovetture, passata dai 7 anni e 6 mesi del 2007 ai 9 anni e 11 mesi del 2014, con valori superiori a 12 anni e 2 mesi nelle regioni del sud e con una punta di 12 anni e 9 mesi in Campania. Secondo il CSP, il miglioramento atteso dell’economia e la quota ancora molto elevata di vetture circolanti già da tempo in età da rottamazione sosterrà il recupero del mercato dell’auto anche nei prossimi anni e riporterà le immatricolazioni alla normalità nel 2018.
Commerciali, un termometro – Fra gli estratti del convegno “La Capitale Automobile Vans” rileviamo alcune cifre e previsioni sul mercato dei veicoli commerciali, da sempre considerati il termometro dell’economia. Quando c’è vivacità, si spostano più merci e più frequentemente. Dopo un 2014 archiviato con quasi 120.000 unità immatricolate (+17% rispetto all’anno precedente) anche il 2015 viaggia su incrementi significativi. Il cumulato a ottobre segnava oltre il 9% di incremento dei volumi, confermando quella che è la stima Unrae di chiudere l’anno a 130.000 vendite. Eppure è doveroso far presente che in otto anni (dal 2007 al 2015) il mercato è calato del 47%. Si è passati dalle 244.000 immatricolazioni del 2007 alle 130.000 del 2015, il che equivale a -114.000 furgoni, oltre 14.000 unità in meno ogni anno.
Il mercato dei veicoli commerciali nel 2015 sta registrando un andamento positivo. Il periodo gennaio-ottobre 2015 mostra un cumulato di 106.000 veicoli immatricolati, con una crescita del 9%. Le vendite erano partite in sordina a gennaio con un +2%, ma da febbraio in poi la crescita è stata sostenuta e per la maggior parte dei mesi a doppia cifra. In estate il mercato è stato sostenuto da azioni commerciali messe in campo da Case e Concessionari per stimolare le vendite dei veicoli Euro 5 prima dell’entrata in vigore, dal 1° settembre, della normativa sulle emissioni inquinanti Euro 6, applicabile anche a questa categoria di veicoli. “Le PMI si stanno riaffacciando in concessionaria per sostituire il prodotto – conferma Luca Bedin, direttore Volkswagen Veicoli Commerciali – e ci aspettiamo una domanda in crescita verso la fine dell’anno, quando stagionalmente le imprese tirano le somme e decidono gli investimenti”. In effetti ottobre è stato il mese più proficuo con oltre 13.000 immatricolazioni. E se si realizzassero le previsioni di Unrae avremmo nell’ultimo bimestre 24.000 immatricolazioni.
Vince l’auto ma cresce la bici -Tra il 2013 e il 2014 la percentuale di italiani che ha utilizzato un mezzo a motore per i propri spostamenti è scesa dall’83,2% all’80,3%. Nello stesso periodo è invece cresciuta dal 16,8% al 19,7% la percentuale degli italiani che hanno utilizzato mezzi non motorizzati (in bicicletta e a piedi). Questi dati emergono da un’elaborazione dell’Osservatorio sulla Mobilità Sostenibile di Airp (Associazione Italiana Ricostruttori Pneumatici) su dati Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti).
L’analisi mette in evidenza anche che, tra i mezzi motorizzati, è diminuito l’uso dell’auto privata (portandosi dal 70% del 2013 al 66,4% del 2014), mentre sono leggermente aumentati l’uso di moto o ciclomotori (dal 2,9% del 2013 al 3,1% del 2014) e del trasporto pubblico (dal 10,3% del 2013 al 10,8% del 2014). Ciò vuol dire che in realtà il calo degli spostamenti effettuati con mezzi motorizzati è prevalentemente dovuto ad una forte diminuzione (-3,6%) dell’uso dell’auto privata. Le regioni in cui l’uso dell’auto è diminuito maggiormente sono quelle del centro e del sud, con un rispettivo calo del 9% e del 5%. L’aumento degli spostamenti a piedi e in bicicletta, mette in evidenza l’Isfort, può essere considerato come l’esito di scelte più consapevoli e attente ai cambiamenti ambientali.
Dissonanze nei furti d’auto – In un recente comunicato di Lease Plan, operatore del noleggio che gestisce il 19% del mercato totale, si legge che in Italia i furti d’ auto sono in aumento e ogni giorno vengono rubate circa 330 automobili. Nella classifica ufficiale, pubblicata dal Ministero dell’Interno, le auto più rubate sono le utilitarie del brand Fiat tra cui la Panda al primo posto, seguita dalla Punto e dalla 500. La città, invece, dove avvengono il maggior numero di furti è Roma, seguita da Napoli, Milano e infine Catania.
“Abbiamo voluto verificare – dice Lease Plan nel comunicato – e da un’indagine del nostro Osservatorio MobilityMonitor, sulla base della nostra flotta, si conferma che la Fiat Panda è il modello di auto più rubata, seguita da una top 5 che vede al secondo posto la Grande Punto, al terzo la Fiat 500, al quarto la Tiguan Volkswagen e al quinto la Ford Kuga. In termini di modelli, riscontriamo però un incremento anche per la Mini Countryman e la Ford Focus, che potrebbero in futuro entrare in classifica”.
“Ma se siamo allineati con le classifiche nazionali dei modelli più rubati – continua Lease Plan – la stessa cosa non accade per la città in cui subiamo maggiori furti. Infatti, per la nostra indagine Napoli guadagna il primo posto, seguita da Roma, Milano e Bari”. Da ultima, una buona notizia dal mondo delle flotte: si chiama Telematics, grazie al quale sistema di controllo LeasePlan vanta un aumento di recupero di veicoli rubati, passando negli ultimi due anni, da un 14% ad un 87%”.
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