Le due ruote si fanno largo – Negli ultimi tre anni in Italia il numero di immatricolazioni di veicoli motorizzati a due ruote con cilindrata superiore a 50 cc (moto e scooter) è aumentato dell’11,1%, passando dalle 153.863 unità del 2013 alle 171.043 del 2015. Questi dati derivano da un’elaborazione di Federpneus (Associazione Nazionale dei Rivenditori Specialisti di Pneumatici) su dati del Ministero dei Trasporti. La crescita delle immatricolazioni dei motocicli con cilindrata superiore a 50cc è indubbiamente un fatto positivo, anche perché il ruolo delle due ruote motorizzate riveste un’importanza strategica nella promozione di una mobilità più sostenibile e più attenta alla sicurezza della circolazione negli spazi urbani.
Tornando alle questioni di mercato, la crisi economica che ha colpito l’Italia a partire dal 2008 ha avuto un effetto negativo sulle immatricolazioni dei motocicli con cilindrata superiore a 50 cc. Dal 2008, infatti, vi è stato un forte rallentamento delle immatricolazioni fino al 2013. Da questo anno si è registrato un aumento delle immatricolazioni rispettivamente dell’1,5% nel 2014 e del 9,6% nel 2015. Il totale di questo incremento dà, come si è visto, un aumento dell’11,1%. In particolare, il dettaglio per cilindrata delle immatricolazioni mostra una significativa crescita per il comparto dei 51-125 cc, con il 18,5% in più rispetto al 2013. In calo, invece, il comparto dei 126-250 cc (-4,1%), mentre è in incremento la classe di cilindrata da 251 a 750 cc (+6,6%). Cresce anche il comparto delle cilindrate oltre 750 cc, con un progresso pari al +26,5%. L’elaborazione ha anche fornito il dettaglio delle immatricolazioni per tipologia, sempre considerando gli ultimi tre anni. Il segmento scooter si conferma il più consistente del mercato, con 108.594 unità immatricolate nel 2015 (pari al 63,5% sul totale immatricolato) e registra una crescita del 7,4% rispetto al 2013. Tra i segmenti moto, invece, emerge la crescita delle naked, con un incremento pari al +55,5%. Seguono le moto da turismo (+15,2%), le enduro (+11,3%) e le custom (+4,7%). Diminuiscono invece le sportive (10,7%), le trial (-11,1%) e le supermotard (-39,2%).
Riparare costa di più – 28,4 miliardi di euro. È questa la cifra spesa dagli italiani nel 2015 per le attività di manutenzione e riparazione delle loro auto. Rispetto al 2014, quando la spesa per la manutenzione e le riparazioni si era attestata a 27,1 miliardi di euro, vi è stata una crescita del 4,8%. Si tratta dell’incremento maggiore dal 2008, ovvero da quello che è comunemente considerato l’anno di inizio della crisi. Queste stime emergono da uno studio dell’Osservatorio Autopromotec, che è la struttura di ricerca di Autopromotec, la più specializzata rassegna espositiva internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico.
Le ragioni che hanno determinato la crescita della spesa per la manutenzione e le riparazioni di auto sono diverse. Innanzitutto, vi è da considerare l’aumento dei prezzi per la manutenzione e le riparazioni che, secondo l’Osservatorio Autopromotec, è stato dell’1,2% (stima effettuata sulla base di una media ponderata dell’indice Istat del prezzo per la riparazione, di quello per la manutenzione e di quello per i pezzi di ricambio e accessori).
A ciò si aggiunge anche un aumento della quantità degli interventi di manutenzione e riparazione nelle officine che, in base alle stime dell’Osservatorio Autopromotec, è stato del 2,8%. Tale aumento è dovuto al miglioramento del quadro economico che ha determinato un recupero di interventi d’officina rinviati durante la crisi che faticosamente ci siamo lasciati alle spalle. Un altro elemento, poi, che ha contribuito ad aumentare la spesa complessiva è la crescita del parco circolante, che nel 2015 è stata dello 0,7% rispetto al 2014.
L’effetto congiunto di questi fattori ha determinato per gli italiani un esborso che, come si è detto, è stato stimato in 28,4 miliardi di euro. Si tratta di una cifra di tutto rispetto che conferma la vitalità del settore dell’assistenza auto, tornato a crescere dopo la pesante contrazione registrata nel biennio 2012-2013 dovuta all’aggravarsi della situazione economica. Al di là di questi aspetti, è da sottolineare che l’attività di manutenzione e riparazione delle autovetture è diventata sempre più importante, anche alla luce delle innovazioni tecnologiche in ambito automobilistico che stanno radicalmente mutando gli scenari anche del mondo dell’autoriparazione, alle prese con strumentazioni e servizi di assistenza sempre più complessi e tecnologicamente all’avanguardia.
Retrovisori digitali – Rivoluzione negli specchietti retrovisori: l’ente giapponese che si occupa di mobilità sulle strade ha introdotto una modifica al codice della strada, che permette alle automobili senza specchietti laterali e senza specchio retrovisore di circolare liberamente su strade pubbliche. La notizia ha suscitato molta curiosità e fornisce di fatto il via libera a molte aziende nel ramo della componentistica, per le quali si aprono nuove possibilità di guadagno. Il sito AutomotiveNews rivela che un provvedimento simile verrà assunto negli Stati Uniti dal 2018. L’Europa e la Cina dovrebbero seguire a breve distanza, ma ad oggi non esistono date precise. Gli specchietti hanno esordito negli anni ’20 e da allora non sono cambiati. I benefici degli strumenti digitali, però, sono evidenti: gli schermi riproducono le immagini ad una qualità superiore, garantiscono un angolo di visione più ampio e non abbagliano chi guida in caso di riflesso. L’eliminazione degli specchietti laterali migliorerà inoltre l’aerodinamica dell’auto e consentirà di risparmiare peso, a tutto vantaggio dei consumi. Gli esperti stimano che fra sette anni il 29% delle automobili sul mercato giapponese avrà lo specchietto retrovisore interno digitale ed il 12% sarà dotata di monitor interni in luogo dei tradizionali specchi laterali. Gli automobilisti dovranno abituarsi a non muovere più la testa per cambiare visuale, dal momento che la telecamera è fissa.
Non scaldare il motore – Il problema dell’avviamento a freddo del motore oggi è solo un ricordo. La bassa viscosità degli olii e l’avvento dell’iniezione hanno contribuito a rendere l’accensione molto più rapida e sicura. Eppure sono ancora in molti gli automobilisti che “riscaldano” il motore prima di avviare l’auto senza sapere che con questo comportamento non agevolano il corretto raggiungimento della temperatura d’esercizio degli organi meccanici della vettura. In pratica, non tutte le componenti del motore si scaldano alla stessa maniera: quelle più a contatto con i gas di scarico, come le valvole di scarico, subiscono inevitabilmente un aumento della temperatura più rapido, mentre la testata, dove la quantità di metallo è superiore, necessita di più tempo per scaldarsi. Va da sé che il riscaldamento del motore deve essere il più uniforme possibile, per cui è meglio partire, in modo che il liquido del circuito di raffreddamento riesca a regolare la temperatura interna in maniera equilibrata, piuttosto che lasciare l’auto ferma rischiando che lo stesso non raggiunga le componenti del motore nel modo ottimale per via del fatto che la pompa dell’acqua lavora meglio con l’auto in movimento. È quindi preferibile partire senza indugiare, magari tenendo un’andatura bassa e regolare.
Sei scalzo? Decide il vigile – Il codice della strada, contrariamente a quanto si possa pensare, non prevede più il divieto che una volta imponeva le scarpe chiuse alla guida. Oggi, infatti, il legislatore ha sostituito la vecchia norma con una più generica che va interpretata caso per caso. Ci si chiede: si può guidare scalzi o con le infradito? Si rischia una multa? Secondo il nuovo CdS, il conducente deve controllare il proprio veicolo in modo da poter garantire una tempestiva frenata dell’automobile. Ad essere chiamato in causa per verificare quanto scritto dovrà essere il vigile a dire se la guida può considerarsi sicura a seconda del tipo di scarpe indossate. Se la decisione viene poi contestata, sarà il giudice ad avere l’ultima parola, se necessario anche attraverso una perizia sulla qualità delle scarpe e la risposta ai comandi del piede. Divieto quindi scomparso ma con obbligo per il guidatore di autodisciplinarsi. In caso di incidente però, la guida con sandali o scalzi potrebbe essere una ulteriore prova a vostro svantaggio.
Commenta per primo