E’ stato raggiunto un accordo per l’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea il 31 ottobre. Un accordo che però ora deve essere approvato dal parlamento del Regno Unito. L’annuncio lo ha dato su Twitter il premier britannico Boris Johnson, sottolineando che questo accordo permette di “riprendere il controllo”. “Ora il Parlamento dovrebbe concludere la Brexit sabato, così possiamo passare ad altre priorità come il costo della vita, il servizio sanitario nazionale, i crimini violenti e il nostro ambiente”, si legge ancora nel post.
“L’antidemocratico backstop è stato abolito. Il popolo dell’Irlanda del Nord sarà responsabile delle leggi che lo governano e – a differenza del backstop – avrà il diritto di mettere fine all’accordo speciale se sceglierà di farlo”, si legge in un altro tweet.
QUATTRO PUNTI CHIAVE – Dal canto suo il capo negoziatore Ue per la Brexit, Michel Barnier, ha spiegato che i negoziati sono stati “a tratti difficili” ma l’accordo c’è, in quattro parti”. Il primo punto prevede che le norme Ue si applicheranno a tutti i beni in Irlanda del nord, il che implica controlli al confine. Il secondo stabilisce che l’Irlanda del nord rimarrà all’interno del territorio doganale del Regno Unito, beneficiando in questo modo della politica commerciale britannica. Ma resterà un posto di ingresso nel mercato unico. Le autorità del Regno Unito applicheranno le loro tariffe a beni provenienti da paesi terzi purché i beni in ingresso in Irlanda del nord non siano a rischio di ingresso nel mercato unico. Nel caso contrario, si applicheranno le tariffe Ue.
Il terzo punto riguarda l’Iva: il piano manterrà l’integrità del mercato unico, nel rispetto degli obiettivi digitali del Regno Unito. Al quarto posto, il meccanismo del consenso: quattro anni dopo l’entrata in vigore dell’accordo, l’assemblea dell’Irlanda del nord deciderà con maggioranza semplice se confermare l’accordo. Il Dup perderà il suo diritto di veto sul ‘sì’ all’entrata in vigore dei nuovi accordi, previsto dal precedente piano proposto da Boris Johnson. “Il risultato è il frutto di un lavoro intenso” e l’accordo “permette di apportare certezza giuridica ovunque la Brexit porta incertezza”, ha detto Barnier, citando in particolare i cittadini europei residenti nel Regno Unito “che sono stati la nostra priorità”. “Confido che possa essere sostenuto e ratificato di qui al 31 ottobre” dalle istituzioni Ue, ha concluso Barnier, confermando che non occorrerà un Consiglio Europeo straordinario di qui al 31 ottobre
Gli echi nell’UE – Soddisfatto il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker , per il quale si tratta di “un accordo equo ed equilibrato per l’Ue ed il Regno Unito. “E’ la testimonianza del nostro impegno a trovare soluzioni. Dove c’è la volontà, c’è un accordo: ce lo abbiamo. Raccomando al Consiglio europeo di sostenere questo accordo”, ha commentato su twitter Juncker che, in una lettera inviata al presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, a poche ore dal vertice durante il quale i leader dei 27 dovranno approvare la nuova intesa, ha scritto: “Credo che sia arrivato veramente il momento di completare il processo di ritiro e muovere il più velocemente possibile verso i negoziati per la futura partnership tra l’Unione Europea e il Regno Unito”.
Juncker ha poi escluso che vi possa essere un altro rinvio in caso di mancata approvazione dell’accordo da parte della Camera dei Comuni britannica. “Abbiamo parlato diverse volte questa mattina per fare l’accordo, io e Johnson pensiamo che non sia possibile un nuovo rinvio. Ma io non sono responsabile della ratifica parlamentare britannica: questo è il lavoro di Boris”.
CONTRARI I LABURISTI– Ma contro l’accordo si schierano i laburisti, i Lib Dem e il Dup. Il leader dei laburisti Jeremy Corbyn parla di un’intesa ancora peggiore di quella raggiunta dall’ex premier Theresa May “che è stato bocciato a stragrande maggioranza” e chiede un nuovo referendum. “Questo accordo-svendita non riunisce il Paese e deve essere rifiutato. Il miglior modo per risolvere la Brexit è dare al popolo la parola finale con un voto pubblico”, afferma Corbyn, per il quale si rischia che l’accordo “avvii una corsa al ribasso per diritti e protezioni, mettendo a rischio la sicurezza alimentare, tagliando gli standard ambientali ed i diritti dei lavoratori”. C’è il rischio di “aprire il nostro sistema sanitario pubblico al controllo da parte delle corporation private Usa”, sottolinea il leader laburista.
“Leggete la nostra dichiarazione. Non è cambiata”, affermano dal canto loro gli unionisti nordirlandesi del Dup, riferendosi alla dichiarazione con cui questa mattina il partito faceva trapelare i suoi dubbi. Nella dichiarazione, si indicano in particolare tre ambiti in cui il partito non se la sente di dare il proprio assenso: le dogane, il consenso e la mancanza di chiarezza sull’Iva.
Anche la leader Lib Dem Jo Swinson ha promesso di dare battaglia sull’intesa: “La lotta per fermare la Brexit è lontana dalla sua conclusione. L’accordo di Boris Johnson sarebbe negativo per la nostra economia, per i nostri servizi pubblici, negativo per il nostro ambiente”, ha detto. “I prossimi giorni imprimeranno la direzione al nostro paese che sarà la stessa per generazioni e sono più determinata che mai a fermare la Brexit. Quando questo accordo arriverà in parlamento sfrutteremo ogni possibile occasione per dare all’opinione pubblica un voto popolare sull’accordo sulla Brexit che includa l’opzione di restare nell’Ue”.
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