E’ morto nella sua casa di New York all’età di 82 anni il neurologo e scrittore britannico Oliver Sacks, che con “Risvegli” e altri bestseller aveva indagato la malattia mentale cercando di superare i pregiudizi che la circondano. A Sacks nel 2006 era stato diagnosticato un raro melanoma oculare e a febbraio lui stesso aveva rivelato in un articolo per il New York Times di avere metastasi multiple al fegato.
Nato a Londra da una famiglia di medici, laureato a Oxford, Sacks si era fatto conoscere in tutto il mondo con alcuni bestseller come “Risvegli” del 1973 (da cui fu tratto il film con Robert De Niro e Robin Williams) e “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” del 1985. Prima che la malattia lo costringesse a interrompere ogni attività, aveva insegnato neurologia e psichiatria alla Columbia University e alla NYU School of medicine. La svolta nella carriera di Sacks arrivò dall’esperienza avviata nel 1966 in una casa di cura nel Bronx dove studiò alcuni pazienti che, come scrisse lui stesso, avevano trascorso “decenni in uno stato di congelamento, come statue umane, incapaci di muoversi”.
Il neurologo fu il primo a collegare quello stato quasi vegetale dell’epidemia di encefalite letargica diffusasi in tutto il mondo tra il 1916 e il 1927 e trattò i pazienti con il farmaco L-dopa, permettendogli di riprendere a interagire con gli altri.
Nel rivelare di essere un malato terminale, Sacks aveva scritto a febbraio: “Non riesco a fingere di non avere paura, ma il sentimento predominante è la gratitudine: sono stato un essere senziente su questo splendido pianeta, e questo è stato un privilegio e un’avventura”.
Sacks aveva anche creato una Fondazione non profit impegnata per “ridurre lo stigma della malattia mentale e neurologica, sostenendo un approccio umano alla neurologia e alla psichiatria”. Una missione che aveva reso Sacks popolarissimo con chi e’ a contatto con il disagio mentale, al punto che riceveva 10.000 lettere al giorno. (AGI) .
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