Addio a Rocco Di Blasi, giornalista eclettico, dagli studi di filosofia alle lotte dei contadini, da “l’Unità” al “Salvagente”

Quando era ancora nel pieno della sua effervescente capacità professionale è morto a Bologna il giornalista Rocco Di Blasi. Nato a Pagani in provincia di Salerno 72 anni fa, appena laureatosi brillantemente in Storia e Filosofia, era stato «catturato» dalla politica e, pur dimetterlo in campo, i dirigenti della Federazione del Pci di Salerno lo impegnarono nella direzione dell’Alleanza Contadini. Diventato rapidamente esperto dei problemi di quel settore, investì la sua competenza in materia nell’attività pubblicistica scrivendo per il quindicinale regionale «La Voce della Campania» che si stampava nella tipografia Boccia di quella città. Il direttore di quella rivista, che era anche capo della edizione campana de l’Unità, Ennio Simeone, lo coinvolse immediatamente anche nel quotidiano e, allorché lasciò l’organo di stampa del Partito comunista perché gli venne affidato il rilancio della edizione partenopea di «Paese sera», indicò al direttore, Luca Pavolini, il nome di Rocco Di Blasi come sostituto.
E lui mise in luce le sue capacità di guida della squadra redazionale, nella quale entrarono altri due giovani provenienti dall’esperienza della «Voce»: Antonio Polito e Luigi Vicinanza. Qualche anno dopo Rocco fu chiamato all’Unità di Roma, dove raggiunse rapidamente il ruolo di redattore capo centrale, facendo apprezzare anche le sue doti di organizzatore del giornale. Ruolo che poi dispiegò in una impresa giornalistica del tutto nuova assumendo la direzione del «Salvagente», che da supplemento annesso al quotidiano del Pci, trasformò in una rivista molto originale, vivace, brillante e battagliera trasferendola a Bologna per meglio potenziarla con le sue inchieste in difesa dei consumatori e annettervi anche un supplemento “al femminile”.
E alla sua scuola, tra i tanti che hanno assunto ruoli importanti in vari giornali italiani, c’è anche suo figlio Eduardo, attuale redattore capo del «Fatto quotidiano». Al quale, unitamente ai familiari, «l’Altro quotidiano» esprime il dolore per la perdita improvvisa di un di un bravissimo collega, di un luminoso esempio di dolcissima umanità, di un amico indimenticabile. (e.s.)

 

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