E’ morto Tony Bennett, considerato l’ultimo grande Crooner americano, dopo la morte di Dean Martin e Frank Sinatra. Avrebbe compiuto 97 anni il prossimo 3 agosto. Numerosi i suoi successi tra cui ‘The way you luke tonight‘ e ‘Body and Soul‘.
Bennett è morto nella sua città natale, New York.”Vengo da una buona famiglia italiana, ma ho cercato di mantenermi in forma nel corso degli anni“, disse Bennett una ventina di anni fa.
All’epoca aveva 72 anni, e incontrava e salutava il pubblico con spavalderia prima di un’esibizione di beneficenza nel caldo torrido del deserto di Sonoran a Tucson, in Arizona. Per due decenni, il 20 volte vincitore di un Grammy ha continuato a ‘dondolare’ con la stessa disinvoltura di sempre, entrando nella storia come uno degli unici artisti che ha registrato nuovi album negli anni ’50, ’60, ’70, ’80, ’90 e nei primi tre decenni del XXI secolo.
Anthony Dominick Benedetto nacque in una povera famiglia di immigrati italiani ad Astoria, nel Queens, il 3 agosto 1926. Il padre Giovanni, droghiere, morì 10 anni dopo, costringendo la madre Anna Maria, sarta, a trovare nuovi modi per guadagnarsi il pane durante la Grande Depressione.
Non passò molto tempo prima che Little Tony usasse il talento delle sue corde vocali, esibendosi all’inaugurazione del Triborough Bridge nel 1936. Mentre frequentava la High School of Industrial Arts, l’adolescente si rese conto di voler diventare un cantante professionista, ma iniziò anche ad allenarsi per l’altra passione artistica di sempre: la pittura.
Si prese una pausa dalla carriera per combattere nella Seconda Guerra Mondiale. Dopo il ritorno a casa, nel 1949 viene scoperto da Bob Hope – che lavora con Pearl Bailey in un club del Greenwich Village – e firma un contratto con la Columbia Records. Venticinquenne e ribattezzato Tony Bennett, ottiene il suo primo successo al numero 1 nel 1951 con “Because of You”, dando il via a sette decenni di successi in classifica. Ben oltre mezzo secolo dopo aver raggiunto le classifiche, Bennett ha dichiarato di non essersi mai stancato di cantare la sua canzone simbolo del 1962, “I Left My Heart in San Francisco”.
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