di FABIO CAMILLACCI/ Era famoso per essere uno dei leader della Curva Nord della Lazio, in realtà frequentava la criminalità della Capitale e non era certo uno stinco di santo. E’ la storia di Fabrizio Piscitelli, noto come “Diabolik”, ucciso in un agguato in piena regola in un parco alla periferia di Roma. Uno sparo in testa a distanza ravvicinata. Piscitelli è morto sul colpo; è stato un passante a dare l’allarme. Gli inquirenti parlano di una vera e propria esecuzione: prima di colpirlo, infatti, l’assassino gli si è avvicinato alle spalle. Sull’episodio indaga anche la Direzione distrettuale antimafia. Il fatto è avvenuto al Parco degli Acquedotti, un’estesa area verde che confina con il parco dell’Appia Antica. In base alle testimonianze raccolte, pare che l’omicida fosse vestito da runner per confondersi con le tante persone che praticano jogging. Le autorità hanno aperto un fascicolo d’indagine a carico di ignoti.
Chi era “Diabolik”? Capo degli Irriducibili della Lazio, Fabrizio Piscitelli fu protagonista di diverse indagini per droga e per la vicenda legata alla presunta scalata al club capitolino con tanto di accusa di estorsione ai danni del patron biancoceleste Claudio Lotito. Nei rapporti della polizia, il capo ultras veniva descritto come “un soggetto pericoloso, prepotente, indifferente ai numerosi provvedimenti di polizia adottati nei suoi confronti”. Nel 2013 fu arrestato dalla guardia di finanza, dopo un mese di latitanza, con l’accusa di essere il promotore di un traffico internazionale di sostante stupefacenti fra l’Italia e la Spagna. Nel 2016 gli erano stati invece confiscati beni per un valore superiore a due milioni di euro.
La storia della scalata alla Lazio e i numerosi messaggi di cordoglio. Nel 2015 Piscitelli, insieme ad altri esponenti della curva laziale, era stato condannato per concorso in tentata estorsione ai danni di Lotito nella vicenda relativa al tentativo di scalata della Lazio nel 2006, dove venne coinvolta anche una vecchia gloria laziale: l’ex bomber Giorgio Chinaglia. Tanti i messaggi di cordoglio da parte dei tifosi laziali sui social: “La morte ti ha preso alle spalle, perché da davanti non aveva le palle. Ciao Diabolik”. Oppure: “Ciao Fabrizio, per sempre un di noi”. Ma c’è anche chi scrive che in fondo Piscitelli “non era un santo” gli rende comunque omaggio spiegando che, al di là di tutto, “non meritava una morte così”.
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