L’ipotesi accusatoria formulata dai pubblici ministeri di Forlì è che Pini aveva promesso a Minenna di “accreditarlo all’interno della Lega in modo che venisse considerato un uomo di quel partito e gli prometteva la conferma della nomina a direttore generale dell’Agenzia delle Dogane a seguito del cambio del governo”. Minenna, sostengono i pm, “accettava le promesse in cambio dell’asservimento della sua funzione pubblica”, in particolare “alle richieste di Pini in occasione di importazione di merci” fra cui le mascherine al centro dell’inchiesta.
Tutta l’inchiesta è partita da un sequestro di 28 chili di cocaina avvenuto nel gennaio 2020. Le indagini hanno infatti scoperto che, dietro alla droga sequestrata su un camion proveniente dal Belgio, c’era un imprenditore forlivese con precedenti, che lavora nel settore dell’autotrasporto.
La Procura di Forlì avrebbe scoperto, attraverso intercettazioni, che Minenna aveva un consolidato rapporto con l’ex parlamentare Pini, non più in carica dalle elezioni del 2018. La Procura romagnola accusa i due di un vero sistema, con scambi di favori. L’imprenditore forlivese, per il quale si ipotizza il traffico internazionale di stupefacenti, avrebbe investito il denaro in attività apparentemente lecite. Pini, secondo la procura di Forlì, aveva creato legami in varie istituzioni: le misure cautelari hanno riguardato infatti anche funzionari dell’Usl Romagna, appartenenti alle forze di polizia e un funzionario della prefettura di Ravenna.
Gianluca Pini, in Parlamento per tre legislature dal 2006 al 2018, eletto in Romagna con la Lega, ha 50 anni e, dal 1999 al 2015, è stato il segretario nazionale della Romagna (che nell’organizzazione leghista è sempre stata distinta dall’Emilia). La sua posizione si era indebolita quando, al congresso della Lega del 2017, sostenne il candidato autonomista Gianni Fava contro Matteo Salvini. Alle elezioni del 2018 decise di non ricandidarsi per tornare a dedicarsi a tempo pieno alle sue attività imprenditoriali.
Be the first to comment