Il fantasma dell’astensionismo torna ad affacciarsi per il secondo turno delle amministrative nei 121 comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti, dove oggi, domenica 19 giugno, si sta votando per i ballottaggi tra altrettante coppie di candidati sindaci. Già il 5 giugno c’è stato un boom di chi non ha votato: in quella occasione l’affluenza finale si è attestata al 61,93%, un dato che ha registrato un calo di votanti di oltre il 5% rispetto alle precedenti amministrative. Comunque è quasi inevitabile che al secondo turno vadano a votare sempre meno elettori, lasciati ‘orfani’ del candidato di riferimento.
Il dato dell’affluenza alle ore 19 (ma si può votare fino alle 23) era del 36,52% contro il 43,62% del primo turno alla stessa ora in 112 comuni monitorati. Il calo più vistoso è quello di Napoli, dove l’affluenza alle ore 19 è scesa dal 37,99% del primo turno alla stessa ora al 25,27%. Ciò comunque non abbassa l’interesse anche politico per il turno elettorale, perché al voto sono chiamate sei tra le principali città italiane come Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Trieste, per complessivi 5.339.781 elettori pari al 62% degli 8.610.142 italiani interessati complessivamente a questi ballottaggi.
Tra queste città, nel precedente turno amministrativo datato 2011 (tranne per Roma dove si è votato nel 2013), quattro hanno affrontato il ballottaggio, registrando al secondo turno un incremento dell’astensionismo, complessivamente – tra Roma, Milano, Napoli e Trieste – pari a 7,8 punti percentuali (con picco negativo a Napoli: -17,7% e più lieve a Milano: -0,3%). A Torino e Bologna, Fassino e Merola erano invece stati eletti al primo turno.
Già nel primo turno, nelle grandi città chiamate al ballottaggio, si è registrato un forte calo di votanti, con l’eccezione di Roma, dove si è passati da un’affluenza pari al 79,4% alle elezioni comunali del 2001 (primo turno) al 52,8% di votanti nel 2013 (con una differenza del tasso di partecipazione al voto pari a -26,6%), per arrivare al 56,2% dell’ultimo dato rilevato domenica 5 giugno.
A Milano la crescita dell’astensionismo si misura in 26,2 punti percentuali in meno di votanti (sono scesi dall’82,3% del 2001 al 67,6% del 2011, al 56,09 del 2016).
A Napoli si passa dal 68,2% (2001) al 60,3% (2011), all’ultimo 56,38%, cioè 11,8 punti percentuali in meno in 15 anni.
A Torino c’è stato un crollo dall’82,6% al 66,5% tra il 2001 e il 2011, all’ultimo dato che si ferma a quota 56,27%, con una differenza di votanti pari a -26,4%.
A Bologna nel 2004 i votanti erano stati l’81,8%, ridotti al 71,4% nel 2011 (con un astensionismo cresciuto di 10,4 punti percentuali), mentre al netto del voto del primo turno di domenica 5 giugno (55,71%) si è arrivati a -36,1%. E a Trieste dal 64,2% al 56,7%, fino all’ultimo 53,4%, con il 10,5% di votanti in meno nel periodo 2001-2016.
Nella foto: i candidati che si affrontano nei ballottaggi (da sinistra a destra) a Roma, Milano, Torino e Napoli e Bologna
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