Allarme per il raccolto agricolo e regolarizzazione degli immigrati: come al tempo delle fragole

di SERGIO SIMEONE*

Circa un mese fa segnalai su questo giornale l’allarme lanciato dai coltivatori di fragole, che temevano di perdere il raccolto perché, causa i divieti di ingresso nel nostro Paese imposti dalla lotta al coronavirus , non avrebbero potuto usufruire della manodopera dei lavoratori stagionali stranieri come  negli anni precedenti. In quell’articolo dicevo due cose: che il problema della mancanza di manodopera riguarda non un singolo settore, ma l’intero comparto agricolo e che una soluzione può essere trovata offrendo contratti di lavoro regolari e rispettosi della dignità e della salute dei lavoratori ai tanti migranti che si trovano in Italia e vivono in condizioni estremamente precarie da tutti i punti di vista (legale, economico ed abitativo).

Ho potuto constatare con piacere che il mio punto di vista coincideva con quello di due importanti figure delle istituzioni e del sindacalismo: il ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova ed il sindacalista Aboubakar Soumahoro, che hanno avanzato proposte molto condivisibili prevedendo, tra l’altro, di regolarizzare la posizione di  tutti  quei migranti che accettassero di stipulare un contratto di lavoro. Le loro proposte hanno ricevuto poi l’adesione di una serie di importanti personalità della politica, dall’ex ministro dell’Interno Marco Minniti al ministro per il Mezzogiorno Peppe Provenzano.

Non poteva mancare naturalmente la reazione aspramente negativa del fu ministro Matteo Salvini. Il quale, non appena sente la parola immigrati reagisce come il cane di Pavlov e comincia ad inviare i suoi salaci commenti sui social.  Apprendiamo così che lui è inorridito dall’idea che qualcuno, con la “scusa”della mancanza di manodopera in agricoltura, cerchi di far passare una sanatoria per i clandestini arrivati in Italia.

Volendo dunque ricapitolare il suo pensiero (si fa per dire), lui, che non è stato capace di rimpatriare  i 600.000 irregolari presenti in Italia  (come aveva promesso di fare in campagna elettorale) ma solo di renderli invisibili con i suoi sciagurati decreti sicurezza, ora punta su due ambiziosi risultati: far andare in malora la produzione agricola italiana, con gravissimi danni per coltivatori e consumatori, e fare in modo che si aggiri per il Paese una massa di sbandati  resi più disperati dalla imminente recessione e perciò potenziale manovalanza per le mafie ,  esposti ora anche al contagio del coronavirus, di cui potrebbero essere al tempo stesso vittime e diffusori.

Adesso appare chiaro il significato del motto “prima gli italiani”. Sarebbero gli italiani i primi a pagare per le scelte scellerate del “capitano”, se costui conquistasse il governo del Paese.

*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil

 

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