di RAFFAELE CICCARELLI*/ La costrizione in spazi ristretti permette comunque di mantenere una condizione atletica accettabile, parlando degli sportivi praticanti, questa emergenza coronavirus ha fatto aguzzare l’ingegno di molti e riscoprire l’arte di arrangiarsi. Abituati troppo bene, e assuefatti alle comodità quando la situazione era “normale”, tutti ci siamo dovuti inventare ora una nuova normalità, e questo sarà il mantra di quando l’emergenza finirà, perché indubbiamente ci sarà un nuovo inizio in una nuova realtà, che non potrà non adeguarsi al subdolo pericolo di un nemico che, sconfitto questo, potrà sempre ripresentarsi, pure in altra forma, più virulenta e pericolosa.
Allenamenti casalinghi. Indubbiamente, una delle discipline più penalizzate è proprio il calcio, innanzitutto perché è uno sport di squadra, e qui squadra non si può fare, poi perché non si può prescindere dall’attrezzo, il tanto amato pallone. Mentre, infatti, per un minimo di condizione atletica ci si può organizzare con quello che si ha, diventa più complicato allenarsi con il pallone. Uno degli argomenti di discussione che ha coinvolto i tecnici in questi ultimi anni è quello che riguarda la modalità dell’allenamento, se “analitico” o “situazionale”.
Le differenze e qualche esempio. Per essere brevi e semplici, piuttosto che allenare un singolo fondamentale tecnico (il tiro in porta o il passaggio, ad esempio) o tattico (2>2 in quadrato, sempre ad esempio) avulso dal gioco (analitico), lo si fa estrapolando pezzi di partita, situazioni di gioco, da cui “situazionale”, che contengono tutti quei fondamentali tecnici e tattici legati a quello che poi si farà nella partita vera. Tutto questo, in qualche caso anche in maniera esasperata, tralasciando, o lasciando alla cura personale, quei lavori di tecnica individuale che costituiscono, a mio avviso, il bagaglio che non può mancare a nessun calciatore, che non si può considerare scontato e che non deve essere trascurato.
I grandi maestri del calcio del passato. L’indimenticato Barone Nils Liedholm (nella foto) era solito far fare esercizi di tecnica ai suoi giocatori quasi a ogni seduta, e parliamo di gente che vinceva scudetti nel Milan e nella Roma. Il lavoro situazionale comprende in situazioni di gioco e contro avversari anche l’allenamento dei requisiti tecnici, ma ovviamente abbisogna di spazi, cosa che in questo momento manca. Ecco allora che bisogna tornare all’allenamento analitico, perché chi fa sport non può fermarsi completamente. Fare lavori atletici in casa, con quello che c’è, è abbastanza semplice, per fare esercizi di tecnica con il pallone può venirci incontro la storia, con la riscoperta di due semplici, quasi naturali, aiuti, che sono stati il pane quotidiano degli atleti del passato: il “muro” e la “forca”.
Elementi di uso comune in passato, che sono serviti anche ai grandissimi campioni che muovevano i loro primi passi calcistici in strada e negli oratori, le scuole calcio di qualche anno fa. Il muro permette di tutto: passaggio, controllo, stop, controllo orientato in tutti i modi e con tutti le parti del corpo. Più sofisticato il discorso della forca, che permette tutta una serie di esercizi per allenare anche il dosaggio e la precisione dei colpi. Per allenarsi da soli con la palla, quindi, basta un muro che tutti abbiamo, in casa o in giardino, così come è possibile appendere un pallone e lavorarci. Come sempre, la Storia resta maestra di insegnamento, soprattutto nelle difficoltà.
*Storico dello Sport
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