di Michele Esposito e Fabrizio Finzi (Ansa)/
La manovra 2020 non è lontana e, con le ombre che avvolgono i conti e la crescita italiana, non potrà essere solo di promesse. E’ questo, in questi giorni, un po’ il senso della vigilanza che, al Quirinale, è cominciata ad entrare nella sua fase di massima attenzione anche in vista del Def. Ma, al pari dei conti, c’è un altro elemento a preoccupare in queste ore il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la commissione d’inchiesta sulle banche. Commissione che, vista la narrazione pentastellata sul tema, potrebbe partire puntando il dito proprio sulla vigilanza di Bankitalia. Proprio quello che al Colle si vuole evitare. Bankitalia deve essere al riparo da ogni governo e la sua indipendenza deve essere tutelata, è la linea del Colle.
Non a caso, in mattinata al Quirinale si alternano il presidente della Camera Roberto Fico, il presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco: è a loro che il capo dello Stato recapita la sua moral suasion. Sulla presidenza della commissione c’è, tra l’altro, una sotterranea tensione tra M5S e Lega, con il primo che spinge per assegnare la presidenza al senatore Gianluca Paragone, un barricadero sul tema banche già dai tempi della campagna per le Politiche. Ma non è solo il nome di Paragone ad essere “sotto esame” al Colle. E’ la legge stesse che istituisce l’organo ad essere ferma al Quirinale, del tutto contrario all’eventualità che l’attività della commissione si trasformi in un processo a Bankitalia.
L’asse tra il Quirinale e Via Nazionale, del resto, è saldo anche sulla composizione del nuovo Direttorio di Bankitalia, sul quale il governo ha potuto poco per imporre le sue scelte. E rischia di essere ferreo anche sullo stato dei conti italiani.
Sul dossier, anche dietro le quinte, il premier Giuseppe Conte da diversi giorni ha cominciato a muoversi. Lunedì e martedì, in questo senso, saranno due giorni importanti. Sarà allora, infatti, che il governo dovrebbe varare quel dl crescita con cui, di fatto, l’esecutivo vuole “sostituire” l’eventualità di una manovra correttiva. E lunedì, inoltre, Conte vedrà il presidente della commissione Jean Claude Juncker. Prima a Palazzo Chigi e poi a cena. E, sul piatto ci saranno certamente i temi della crescita italiana e di un Def che il governo non intende comunque rinviare cercando invece di amalgamarlo alle proiezioni di crescita con le misure del decretone in campo. Presto Conte tornerà insomma in campo sui conti così come aveva fatto per la manovra. Anche se il premier, in questi giorni di continue tensioni tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, non manca di interventismo.
Come sul nodo castrazione chimica, ultima puntata dei litigi M5S-Lega. Il premier, per l’intera giornata ha vigilato, salvo poi intervenire – anche con una telefonata a Salvini, spiegano fonti di maggioranza – per una mediazione incisiva: la norma, è stato il suo messaggio, non è stata mai discussa nell’iter del ddl Codice Rosso. Un modo, quello di Conte, per non tenere aperto l’ennesimo fronte di scontro, a dispetto di un emendamento leghista sul quale, anche nella parte “gialla” del governo emergono comunque dubbi di costituzionalità.
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