A Barcellona e in alcuni altri centri della Catalogna la tensione per il referendum indipendentista è sfociata in incidenti tra i cittadini che presidiavano i seggi o che intendevano semplicemente andare a votare e la polizia spagnola, in particolare quando gli elettori si sono rifiutati di far entrare gli uomini della Guardia Civil nei seggi. Alcune persone, a Girona e a Barcellona, si sono messe davanti agli ingressi oppure si sono sdraiate a terra opponendo resistenza passiva, ma sono state spostate con la forza (come mostrano le foto). Si registrano anche i primi feriti, almeno tre, tra cui una signora anziana nel quartiere di Roquetes a Barcellona.
La polizia spagnola in tenuta antisommossa ha sequestrato le urne dopo avere fatto irruzione nel seggio di Ramon Llul a Barcellona, dove erano già iniziate le operazioni di voto. Gli agenti spagnoli, alcuni dei quali imbracciavano fucili lancia-granate, sono usciti portando le urne in mezzo a una folla di elettori che gridavano “votarem!”.
Agenti della Guardia Civil spagnola in tenuta anti-sommossa sono intervenuti anche nel seggio dove era previsto votasse il presidente catalano Carles Puigdemont, a Girnoa. Gli agenti spagnoli hanno allontanato la stampa usando la forza per spostare la folla di cittadini concentrati a protezione del seggio. Il presidente catalano però ha già votato in un altro seggio a Girona dopo che la polizia spagnola ha fatto irruzione in quello di Sant Julia de Ramis.
Migliaia di persone si sono concentrate in tutto il paese davanti ai seggi, che in molti casi sono difesi dai trattori del sindacato dei Contadini catalani (Up).
Gruppi di genitori catalani, studenti e attivisti indipendentisti avevano iniziato eri ad occupare a Barcellona e le scuole dove sono allestiti i seggi per il referendum che dovrebbe sancire la separazione della Catalogna dalla Spagna. L’associazione Escoles Obertes, sostenuta dai genitori degli studenti, ha organizzato, insieme ad altri comitati, attività, feste e anche pigiama party da svolgere all’interno delle scuole per garantire che rimarranno aperte per il voto.
In questo modo si intende sfidare l’ordine dei giudici di chiudere le scuole per impedire che vengano usate come seggi elettorali. Intanto, il capo dei Mossos, la polizia catalana, Josep Llus Trapero, ha dovuto, suo malgrado, rispettare le indicazioni arrivate dalla magistratura ordinando che stamattina mattina alla sei si chiudessero i centri di votazione – quindi anche le scuole occupate – e si sequestrassero le urne, ma – era stato detto – senza ricorrere alla forza. E esortavano gli agenti a cercare di favorire “la mediazione per contribuire al mantenimento della pace sociale e della convivenza”. La polizia catalana… potrà chiedere l’appoggio alla Guardia Civil – che è quella che ha condotto nei giorni scorsi gli arresti dei funzionari catalani e le perquisizioni – e alla Policia Nacional.
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I partiti e le organizzazioni indipendentiste catalane hanno chiuso ieri a campagna per il referendum con una grande manifestazione e successivo concerto a Barcellona. Sul palco, di fronte a decine di migliaia di persone, i rappresentanti della Generalitat, il governo catalano, il presidente Carles Puigdemont, e il vice presidente Oriol Junqueras, insieme agli esponenti di tutte le altre formazioni che appoggiano il referendum.
«Il referendum sulla secessione della Catalogna si farà, sono pronti 2.315 seggi per il voto di domenica 1° ottobre», aveva dichiarato il governo autonomo catalano in una conferenza stampa a Barcellona, in aperta sfida al governo centrale di Madrid.
L’esecutivo catalano – rappresentato dal portavoce Jordi Turull, dal ministro degli Esteri Raul Romeva e dal vice presidente della Generalitat Oriol Junqueras – aveva garantito che il referendum si svolgerà fino a sera alle 20 malgrado i “tentativi di chiudere i seggi”. Alle urne, hanno detto, sono chiamati 5,3 milioni di catalani.
“Non ci sarà nessun referendum” , aveva invece replicato Madrid. Al termine del Consiglio dei ministri, il portavoce del governo spagnolo, Inigo Mendez de Vigo, ha avvertito che “i responsabili di questa situazione risponderanno davanti ai Tribunali in forma personale e patrimoniale”. Mendez de Vigo ha avvertito il presidente della Generalitat Carles Puigdemont e il suo vice Oriol Junqueras che il loro comportamento manifesta “reiterata disobbedienza e grave slealtà“. Il primo ottobre, aveva affermato il portavoce, “non vi sarà alcun referendum” in Catalogna. “Questo è un processo illegale fin dal suo inizio e il governo impedirà che possa realizzarsi”, ha detto Mendez de Vigo, sottolineando come la consultazione si svolga fuori dalla legalità e sia priva di garanzie.
Il governo spagnolo ha escluso che i vertici della Generalitat catalana possano essere degli interlocutori per il primo ministro Mariano Rajoy all’indomani del referendum. Fonti governative sono state ancora più esplicite nello spiegare che nessun membro del governo catalano, né il partito separatista antisistema Cup che lo sostiene, potranno aprire alcun tipo di dialogo con il governo di Madrid dopo lo svolgimento del referendum.
“Il popolo della Catalogna vuole decidere il suo futuro democratico e l’unico metodo possibile è il referendum” ha detto invece, intervistato dal Tg5, Carles Puigdemont. “A Rajoy dico che la questione non si risolve con giudici, guerra sociale, ma che la soluzione deve essere politica, serve un dialogo che sono disposto a portare avanti dalla notte dell’1 ottobre, dopo il referendum”. “L’Europa – ha concluso – deve intervenire sul rispetto di diritti civili che sono calpestati in Catalogna”.
Intanto le autorità spagnole hanno chiuso fino a lunedì 2 ottobre lo spazio aereo a elicotteri e ultraleggeri per impedire che siano prese foto dall’alto di eventuali manifestazioni che dovessero tenersi a Barcellona, in coincidenza con il referendum.
Spari contro un seggio. Da segnalare che già ieri vi era stato un episodio abbastanza grave: quattro persone sono rimaste lievemente ferite dopo che ignoti hanno sparato contro un seggio con un fucile da caccia la notte scorsa a Manlleu in Catalogna. I feriti si trovavano sulla porta della scuola Puig Agut, e facevano parte di un gruppo di occupanti dei Comitati di difesa del referendum intenzionati a difendere il seggio. La polizia sta indagando, ma non ci sono stati finora arresti.
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