REDAZIONE – Anche l’economista e magistrato della Corte dei Conti, Salvatore Tutino, da più parti indicato come possibile nuovo assessore al Bilancio al Comune d Roma, rinuncia all’incarico che gli era stato proposto dal sindaco Virginia Raggi.
“Mi tiro indietro – ha detto parlando all’Ansa – perché sono da 20 giorni sulla graticola: lascio per il clima che c’è all’interno del partito che dovrebbe sostenere la Giunta di Roma”. Tutino (foto a lato) rivendica di essere un tecnico non condizionato da adesioni acritiche. Ma, spiega, “nel M5s il primo che si alza batte un colpo e anche le persone animate da buone intenzioni e serie, come la Raggi, se non sono messe nelle migliori condizioni non possono fare molto”. Sempre pacata la reazione della Raggi, che conferma: ”Tutino era tra le persone che abbiamo visto, tra i possibili candidati. A breve avrete un nome”.
Ma a questo punto è intervenuto Beppe Grillo con un post abbastanza perentorio su twitter: “Ringrazio di cuore tutti i portavoce M5s che non faranno né dichiarazioni né interviste su Roma nei prossimi giorni. Grazie di cuore a tutti”. In sostanza il fondatore del Movimento mette l’alt a quella specie di tiro al piccione che si è scatenato da quando è stato conquistato il Campidoglio grazie a un voto popolare massiccio: tutti si sentono autorizzati fare il dna delle persone che la Raggi (peraltro d’intesa con assessori e consiglieri comunali) sceglie o consulta per incarichi di responsabilità, siano essi assessori o dirigenti. E quindi è evidente che ognuno può trovare qualcosa da ridire su qualunque persona, con conseguente paralisi dell’attività amministrativa del più importante comune d’Italia, facendo il gioco di chi, nello stesso movimento, è mosso da gelosie e ostilità che potrebbero finire per distruggere una formazione che si proponeva e si propone di rappresentare una novità nel panorama politico italiano.
Tutino ha anche spiegato come nasceva la sua disponibilità a fare l’assessore al Bilancio. ”Penso che nel nostro Paese siamo tutti portati a criticare e quando invece bisogna costruire ci si tira indietro – spiega. – Ecco, io volevo fare qualcosa per la mia città ed ero disposto a fare un lavoro da tecnico. La prima cosa che mi avevano chiesto – fa sapere Tutino – era se ero disposto a fare un lavoro di squadra. Io ho sempre lavorato in squadra e lo ritengo importante. E questo anche perché è necessario avere una copertura politica per fare un lavoro da tecnico. Mi avevano dato tutte le garanzie. Ma poi sono passati venti giorni, venti giorni che sono sulla graticola e mi sono trovato in mezzo ad una partita più grande di me. Una cosa che casualmente poteva riguardare anche qualsiasi altre persona”. Tutino lo dice chiaramente: ”Non è un fatto di curriculum o di capacità, sono fatti legati alle beghe politiche, in un contesto in cui tutti sono in grado di parlare e di sostenere falsità. In questo clima, che c’è all’interno del partito che dovrebbe sostenere la giunta di Roma, ho deciso di fare un passo indietro. Sono un tecnico e non sono condizionato da adesione incondizionata e acritica”.
L’economista, che nel passato è stato anche superispettore tributario, non nasconde un pizzico di dispiacere: ”Era una bella sfida e pensavo di poter dare nel mio piccolo un contributo. Già, perché in questo Paese siamo tutti pronti a criticare ma poi quando si deve costruire ci si tira indietro”. Tutino ammette però di aver compreso subito quali potevano essere gli ostacoli. ”Ho sempre pensato che il problema non era lavorare duro per 24 ore al giorno, con una realtà difficile anche dal punto di vista tecnico – afferma ora – ma sapevo che ogni scelta tecnica sarebbe stata sottoposta ad un parere assembleare che non si identifica con Roma, con una visione che nemmeno i greci avevano della politica. Il primo che si alza batte un colpo. E anche le persone animate da buone intenzioni, e serie come la Raggi, se non sono messe nelle migliori condizioni non possono fare molto. Sono beghe loro e se le risolvano tra di loro. L’unico timore che ho, come cittadino di Roma, che la situazione sia davvero difficile”.
Roma 2024: Raggi in Commissione al Senato per le Olimpiadi. Oggi, intanto, il sindaco è stata ricevuta in audizione in Commissione Beni Culturali del Senato per motivare il No alla candidatura di Roma ad ospitare i Giochi olimpici del 2024. “Non c’è alcun tipo di sostenibilità per questi eventi”, ha spiegato, facendo notare che “in base agli studi fatti già quando il M5S era all’opposizione in Campidoglio, evidenze storiche ci dimostrano come gli investimenti che tanto il Cio, quanto i governi, quanto le città dovevano sostenere per ospitare le Olimpiadi non erano mai ripagati dai ricavi, né contribuivano ad avere un futuro a beneficio della città”. “In questi ultimi giorni – ha fatto rilevare – si prova ad accostare il no alla candidatura Olimpica, a un presunto timore di poter fronteggiare la corruzione. La corruzione a Roma è certificata dalle indagini di Mafia Capitale. Questo non è minimamente un tema preso in considerazione, altrimenti dovremmo dire ‘chiudiamo Roma’. Noi dovremo estirpare la corruzione con l’aiuto dell’Anac”, ma sul fronte olimpico, alla luce delle evidenze dei costi, Roma non può permettersi di indebitarsi ulteriormente. Abbiamo un debito che nel 2008 ammontava a 2 miliardi; c’è una sanità che va verso la progressiva privatizzazione, si va verso la privatizzazione dei servizi essenziali e dovremmo indebitarci per ospitare una grande manifestazione di cui però beneficeranno pochi? Avremmo continuato a togliere soldi per servizi essenziali. Sarebbe stato da irresponsabili dire di sì”, ha concluso Raggi.
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