Il sottosegretario alla Salute Vito De Filippo (Pd) è indagato con l’accusa di induzione indebita nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. La notizia è stata pubblicata stamani dall’edizione della Basilicata del “Quotidiano del Sud” e da “Repubblica”. Secondo quanto riportano i due quotidiani, De Filippo – che è stato assessore e poi per 8 anni presidente della Regione Basilicata – è indagato, nell’ambito dell’inchiesta “petrolifera” condotta dalla Procura di Potenza su “Tempa Rossa”, il Centro Oli della Total a Corleto Perticara (Potenza), per i suoi rapporti con l’ex sindaco del paese, Rosaria Vicino (Pd), ai domiciliari dallo scorso 31 marzo. Tra i nuovi indagati, oltre a De Filippo, vi sarebbe anche la sua segretaria, Mariachiara Montemurro, consigliera comunale in quota Pd a Gallicchio (Potenza). Il reato di cui De Filippo è accusato sarebbe da mettere in relazione proprio con i suoi rapporti con Rosaria Vicino. Nell’ordinanza eseguita il 31 marzo erano riportate intercettazioni telefoniche in cui la Vicino parlava della necessità di “sistemare” uno dei suoi figli all’Eni: per riuscirci avrebbe chiesto l’intervento del sottosegretario. Altre registrazioni telefoniche registravano l’impegno di Vicino a sostegno di liste elettorali con esponenti politici vicini a De Filippo, come la stessa Montemurro. Quest’ultima veniva utilizzata da De Filippo come “canale” di comunicazione con la Vicino per informarla dei progressi nell’attività per arrivare all’assunzione del figlio.
Il Noe: l’Eni risparmiò 40-100 mln sullo smaltimento – L’Eni ha risparmiato dai 40 ai 100 milioni dal settembre 2013 al settembre 2014, smaltendo in modo irregolare i rifiuti liquidi del Centro Oli di Viggiano, in provincia di Potenza. Lo hanno riferito i carabinieri del Noe potentino nel corso di una audizione a Roma alla Commissione interparlamentare sulle ecomafie, a Palazzo San Macuto a Roma.
Indagine su danni alla salute – La Procura di Potenza sta compiendo accertamenti anche per scoprire eventuali conseguenze per la salute dei lavoratori e della popolazione dalle emissioni in atmosfera del Centro Olii di Viggiano. Lo ha reso noto il generale Sergio Pascali, comandante dei carabinieri del Noe, riferendo alla Commissione bicamerale sulle ecomafie. La Procura del capoluogo lucano sta incrociando le segnalazioni di malattie da parte di lavoratori entrati nel centro con i dati delle strutture sanitarie potentine. “Solo all’esito di questa perizia si potranno valutare eventuali effetti lesivi sulla comunità lucana”, ha detto Pascali. Il generale ha spiegato in Commissione che al momento il reato di disastro ambientale non è stato contestato dagli inquirenti perché “allo stato non sono emersi elementi per collegare le emissioni con patologie riscontrate nelle persone”.
L’Eni dal canto suo sostiene che nelle sue attività al Centro Oli di Viggiano ha sempre agito “nel pieno rispetto della legge”. Lo confermano “tutte le operazioni” effettuate in materia “qualità dell’ambiente, corrette procedure di reiniezione e stato di salute dei dipendenti”, hanno detto, in una conferenza stampa a Potenza gli esperti consultati dall’Eni stesso per giudicare le sue attività.
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