Domani, 5 agosto, sarà riaperto al traffico il Ponte San Giorgio a Genova, la stupenda opera ingegneristica realizzata a tempo di record e inaugurata ieri, che ha preso il posto del Ponte Morandi, crollato esattamente due anni fa stroncando la vita di 43 persone. Le parole più belle alla cerimonia inaugurale sono state quelle pronunciate dal progettista dell’opera, il grande architetto genovese Renzo Piano, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai presidenti della Camera e del Senato, ai commissari straordinari per la ricostruzione (il sindaco di Genova e il presidente della Regione) “Mi auguro – ha detto – che questo ponte sia amato e adottato dalla gente e diventi rapidamente parte della loro esistenza quotidiana. E credo che avverrà perché questo ponte è semplice e forte come questa città”.
La cerimonia è stata salutata dal passaggio delle Frecce tricolori, che hanno accarezzato dall’alto la vallata disegnando la bandiera italiana. In apertura è stata suonata Crêuza de mä, la celebre canzone di Fabrizio De André e di Mauro Pagani nella versione inedita ideata da Dori Ghezzi e realizzata con la collaborazione di 18 grandi artisti italiani. Poi l’inno d’Italia e la musica eseguita dalla banda della Polizia, diretta dal maestro Billi. Una giornata di emozioni forti alla presenza più alte cariche dello Stato, dal Presidente Sergio Mattarella, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente della Camera Roberto Fico.
Il nuovo viadotto è stato riconsegnato alla città, ed è tornato a ricucire lo skyline della Valpolcevera spezzato il 14 agosto 2018, chiudendo così il percorso di ricostruzione in meno di 2 anni per ridare alla città il suo viadotto. Il ponte ha ricevuto la benedizione del nuovo arcivescovo di Genova, Monsignor Marco Tasca. Al termine della cerimonia il presidente della Repubblica ha incontrato anche una delegazione di lavoratori che gli hanno chiesto di firmare il caschetto protettivo. Si ricuce lo skyline di Genova ma non il dolore dei familiari delle vittime della tragedia del 14 agosto.
“La demolizione del ponte? Ho visto la devastazione della demolizione, è stato dolorossimo. Ho capito quello che ha vissuto mio fratello sulla sua pelle. Non riesco ad accettare che lui sia stato assassinato”, ha detto Emanuel Diaz, fratello di una delle vittime del crollo del Morandi, Henry Diaz. Emanuel era sul viadotto, alla cerimonia pubblica, uno dei pochi familiari che hanno preso parte all’inaugurazione, mentre gli altri membri del comitato parenti delle vittime ha preferito incontrare solo privatamente Mattarella.
“Non riesco ad accettare che questa struttura magnifica vada nuovamente nelle mani del gruppo Atlantia – dice Diaz -. Si è capito che non è stato gestito questo ponte, i manager lo hanno lasciato ammalorare. Lo si capisce dalle diverse indagini. Il Ponte Morandi era a rischio crollo dal 2014 e il gruppo Atlantia lo sapeva. Il Morandi si è sgretolato. Queste persone hanno giocato con la nostra vita volutamente, e sono morte 43 persone ma ne sono state messe in pericolo migliaia”.
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