L’ex assessore di Roma alla mobilità Guido Improta e l’ex dirigente del ministero dei Trasporti Ercole Incalza, sono coinvolti in una inchiesta per truffa avviata dalla Procura insieme con ex dirigenti di Roma Metropolitane e della Metro C come il direttore tecnico Luigi Napoli, il consigliere di amministrazione Massimo Palombi, il responsabile unico del procedimento Giovanni Simonacci, i consiglieri del Cda, Luadato e Nardi, il responsabile unico del procedimento Sciotti. Con loro sono finiti nel registro degli indagati il presidente Franco Cristini, l’ad Filippo Stinellis e il dg Francesco Maria Rotundi e il direttore dei lavori Molinari.
Su ordine della Procura di Roma, che aveva aperto l’inchiesta nel 2013, la Guardia di Finanza ha sequestrato numerosi faldoni che riguardano i lavori della metro C, cioè tutto il carteggio che era stato l’oggetto degli scontri tra l’assessore alla Mobilità, Guido Improta, e l’assessore al bilancio, Daniela Morgante (che la nuova sindaca Virginia Raggi avrebbe voluto come capo di gabinetto) per il proseguimento dei lavori sulla linea C e per l’assegnazione dei nuovi appalti.
Oltre agli uffici del Campidoglio, la Guardia di Finanza ha perquisito anche nella sede di “Roma Metropolitane” e sequestrato carte “utili all’inchiesta” . Gli appalti sulla metro C e gli atti firmati dall’allora assessore Guido Improta sono ora sulla scrivania del pubblico ministero, Erminio Amelio.
Il filone di indagine sugli appalti per la Metro C è quello che vede indagate, per il reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici.
Secondo i pm alcuni indagati “mediante artifici e raggiri inducevano in errore il Cipe quanto all’emanazione della delibera autorizzativa del pagamento, lo Stato, la Regione Lazio e il Comune di Roma, enti co-finanziatori della costruzione della linea C della metropolitana di Roma, circa il dovuto pagamento dell’importo di 230 milioni di euro procurando un ingiusto profitto al General contractor Metro C, in quanto la somma non era dovuta”. Il capo di imputazione si riferisce al periodo fino al 3 gennaio del 2014.
Inoltre agli indagati si contesta di avere indotto in errore Stato, Regione e Comune di Roma fino al 1 agosto del 2014, quando vennero stanziati 90 milioni di euro.
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