Sette docenti universitari sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza di Firenze, nell’ambito di un’inchiesta su concorsi truccati. Le misure sono scattate a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, disposta dal gip su richiesta dei pm fiorentini Luca Turco e Paolo Barlucchi. Altri 22 sono stati colpiti dalla misura dell’interdizione dalle funzioni di professore universitario e da quelle connesse ad ogni altro incarico accademico per la durata di 12 mesi.
Tra i docenti accusati anche l’ex ministro Augusto Fantozzi, che rischia l’interdizione dalla professione di docente, in merito alla quale il gip si è riservato di decidere dopo l’interrogatorio. “Il professor Augusto Fantozzi è completamente e indubitabilmente estraneo ai fatti in contestazione”, afferma l’avvocato Antonio D’Avirro, difensore di Fantozzi. “In primo luogo – argomenta il legale – perché era già andato in pensione all’epoca degli avvenimenti oggetto di indagine. La sua integrità è altresì testimoniata da una limpida e unanimemente apprezzata carriera accademica. Il professore – prosegue l’avvocato – sarà lieto di fornire tutti i chiarimenti necessari nell’incontro con i magistrati, che auspica possa avvenire il prima possibile”.
Ai domiciliari sono finiti Fabrizio Amatucci, docente alla Federico II di Napoli, Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia). Per tutti, comunque, vale la presunzione di innocenza in attesa degli sviluppi delle procedure giudiziarie.
Nell’inchiesta, che riguarda tutto il territorio nazionale, risultano indagate complessivamente 59 persone.
Secondo quanto spiegato, le indagini sono partite dal presunto tentativo da parte di alcuni professori universitari di indurre un ricercatore, candidato al concorso per l’abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento nel settore del diritto tributario, a ritirare la propria domanda, allo scopo di favorire un altro ricercatore, in possesso di un curriculum notevolmente inferiore, promettendogli in cambio l’abilitazione nella tornata successiva.
Le indagini, spiega la GdF in una nota, hanno consentito di accertare “sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario” – alcuni dei quali pubblici ufficiali poiché componenti di diverse commissioni nazionali nominate dal Miur – finalizzati a rilasciare abilitazioni “secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori”, per soddisfare “interessi personali, professionali o associativi”.
Questa mattina i finanzieri hanno eseguito oltre 150 perquisizioni domiciliari in uffici pubblici, abitazioni private e studi professionali. Per 7 docenti che figurano tra gli indagati il gip Antonio Pezzuti si è riservato la valutazione circa la misura interdittiva dalla professione all’esito dell’interrogatorio.
Secondo quanto risulta da una delle intercettazioni, venivano scelti con una “chiamata alle armi” tra i componenti della commissione giudicante, e non in base a criteri di merito, i vincitori del concorso nazionale per l’abilitazione scientifica all’insegnamento nel settore del diritto tributario. In una intercettazione uno dei docenti, componente della commissione giudicante, affermerebbe di voler favorire il suo candidato, contrapposto a quello di un collega, esercitando la sua influenza con una vera e propria “chiamata alle armi” rivolta agli altri commissari a lui più vicini.
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