E’ stato arrestato in Egitto anche il dottor Ahmed Abdallah, presidente del consiglio d’amministrazione della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (Ecrf), organizzazione non governativa che sta offrendo attività di consulenza ai legali della famiglia del giovane ricercatore ucciso al Cairo dopo atroci torture. E’ addirittura accusato di attività eversive.
Le stesse accuse mosse a giornalisti, avvocati e attivisti incarcerati ieri e rilasciati, quasi tutti, dopo alcune ore di prigione e interrogatori. La famiglia Regeni esprime “preoccupazione per la recente ondata di arresti in Egitto ai danni di persone anche direttamente coinvolte nella ricerca della verità sul sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio”.
Ieri era stata fermata al Cairo (e rilasciata dopo alcune ore) la giornalista Basma Mostafa, che aveva intervistato la famiglia presso la quale erano stati trovati i documenti intestati a Giulio Regeni. Insieme con Basma Mostafa, i servizi di sicurezza egiziani avevano arrestato anche i giornalisti Magdy Emara, Mohamed El Banna ed altri ancora, mentre camminavano vicino alla piazza principale della capitale egiziana, dove si svolgeva una manifestazione. Tra gli arrestati anche cinque aderenti al Partito Socialista Democratico e 12 dei 47 attivisti e giornalisti contro i quali il procuratore generale ha emesso ordini di cattura. Tra questi l’avvocato Malek Adli, Amr Badr e Mahmoud El Sakka, accusati di incitazione a manifestare, per aver pubblicato “informazioni false” nel “tentativo di rovesciamento del regime di Al Sisi al potere”.
Inoltre qualche centinaio di giovani che si erano radunati per manifestare in piazza Missaha, nel quartiere cairota di Dokki, sono stati dispersi dalla polizia con lanci di lacrimogeni. Gli attivisti denunciano anche l’uso di cartucce caricate con pallini. Nel centro della capitale egiziana sono stati parecchi i fermi compiuti dalla polizia, vicino alla sede del sindacato dei giornalisti.
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