La drammaticità della diffusione del contagio da coronavirus, anziché indurre tutti gli italiani all’adozione, con razionalità e rigore, delle drastiche misure decise al governo per limitare l’epidemia, è stata colta da alcuni incoscienti come occasione per scatenare una assurda rivolta nelle carceri, con l’esplosione di proteste di gravissima entità, in alcuni casi addirittura accompagnate dalla richiesta di… un’amnistia.
Ed ecco una primo inventario dei disordini, esplosi già da ieri 8 marzo e moltiplicatisi oggi, tra i detenuti in varie case di pena e con la partecipazione di familiari all’esterno delle prigioni, aizzati da alcune pseudo organizzazioni “pro-detenuti”.
Vediamo una panoramica di questi episodi, che porteranno rischi agli stessi detenuti, ai loro familiari e alle guardie carcerarie e alle forze dell’ordine. Secondo una prima stima, una ventina di detenuti sarebbe evasa dal carcere di Foggia nel corso della rivolta di questa mattina. Nel corso della protesta, circa cinquanta detenuti sono riusciti a scappare dal carcere ma una trentina di loro è stata bloccata nelle immediate vicinanze dalle forze di polizia. I commercianti che si trovano nelle vicinanze della casa circondariale sono stati invitati dalle forze dell’ordine a chiudere i locali.
Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede terrà nell’Aula del Senato una informativa urgente sulla situazione delle carceri mercoledì alle 17.
Da questa mattina il caos ha investito 27 carceri. Gravi disordini si registrano nelle carceri di San Vittore a Milano e di Rebibbia a Roma, dove – oltre a bruciare diversi materassi – alcuni reclusi hanno assaltato le infermerie, come riferisce il Sindacato di polizia penitenziaria.
Proteste poi anche a Salerno, poi Modena, Napoli e Frosinone, ma anche Vercelli, Alessandria, Foggia.
A Foggia alcuni detenuti sono riusciti ad evadere venendo bloccati poco dopo all’esterno dell’istituto penitenziario dalle forze dell’ordine. A quanto si apprende i detenuti hanno divelto un cancello della ‘block house’, la zona che li separa dalla strada. Molti detenuti si stanno arrampicando sui cancelli del perimetro del carcere. Sul posto sono sopraggiunti carabinieri, polizia e persino militari dell’esercito.
Al carcere di San Vittore alcuni detenuti sono saliti sul tetto della casa circondariale. Sono complessivamente 6, secondo quanto si apprende da fonti dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti morti provenienti dal carcere di Modena. Tre nello stesso penitenziario modenese ed altri tre dopo i trasferimenti in altre strutture carcerarie: a Parma, Alessandria e Verona.
Le tre morti a Modena non sarebbero direttamente riconducibili alla rivolta nel carcere, precisano le fonti, anche se gli accertamenti sono appena cominciati e sono tuttora in corso. Anche per quanto riguarda le cause dei decessi, le verifiche sono in fase preliminare ed avrebbero evidenziato che uno dei tre è morto per abuso di sostanze oppioidi, l’altro di benzodiazepine, mentre il terzo è stato rinvenuto cianotico, ma non si conosce il motivo di questo stato.
Sono invece rientrati nelle celle i detenuti del carcere di Pavia: la protesta, nata sull’onda dello stop ai colloqui ‘a vista’ per il coronavirus, riguarda lamentele su “questioni che riguardano il trattamento carcerario”. Sarà l’inchiesta della Procura a far luce sulla dinamica della sommossa.
La sospensione dei colloqui, prevista dalle misure governative anti-coronavirus, è alla base della protesta anche nel carcere napoletano di Poggioreale, dove alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del cosiddetto ‘passeggio’, nella zona interna del penitenziario. Parallelamente, al di fuori del carcere, c’è stata la protesta dei parenti dei carcerati, anche loro per lo stesso motivo. Indulto, amnistia o arresti domiciliari ciò che hanno chiesto per i loro familiari reclusi, bloccando anche il passaggio dei tram. La protesta è rientrata nel tardo pomeriggio. Le misure sui colloqui previste dal dpcm anti-coronavirus (vanno usate modalità telefoniche o video) sono state la scintilla che ha fatto sollevare anche i detenuti di Frosinone: un centinaio si sono barricati all’interno della seconda sezione, da cui è stato visto provenire fumo. Violenta anche la protesta davanti al carcere di Rebibbia a Roma.
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