La navetta russa Soyuz, con a bordo l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Paolo Nespoli, l’americano Randy Bresnik e il russo Sergei Ryazansky, è ritornata sulla Terra dopo 139 giorni per la missione Vita iniziata il 28 luglio. L’atterraggio, nella steppa del Kazakhstan, è avvenuto puntualmente alle 9,38 italiane.
Paolo Nespoli è stato il secondo a uscire dalla navetta, dopo il russo Sergei Ryazansky, quindi è stata la volta dell’americano Randy Bresnik. Ad accoglierli il freddo della steppa, con meno 16 gradi, ma anche tanto entusiasmo.
L’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), sorridente, aveva un aspetto stanco ma soddisfatto. Era avvolto in una coperta, come i suoi compagni di equipaggio. E’ in ottime condizioni, anche se ora di vorrà tempo per riambientazione e la riabilitazione dopo tanto tempo trascorso in assenza di gravità nella stazione spaziale e poi il viaggio di ritorno nella navetta spaziale.
Dopo i saluti di rito, tutti e tre gli astronauti dovranno adesso affrontare i test clinici necessari per raccogliere dati importanti sul modo in cui l’organismo umano reagisce in condizioni di microgravità. Per Nespoli e Bresnik è prevista a breve la partenza per Houston dove, subito dopo gli esami sulle loro condizioni di salute e i test, affronteranno un periodo di riabilitazione
Prima di entrare nella Soyuz, AstroPaolo aveva lasciato il suo saluto dallo spazio, un semplice “Arrivederci”, nell’ultimo dei tanti tweet che ha inviato durante la missione. Era entrato prima delle 3,00 del mattino con i suoi colleghi nella navetta russa Soyuz MS-05, che alle 6:15 italiane si è sganciata dalla Stazione Spaziale ed è ritornata sulla Terra alla velocità di 28mila chilometri l’ora, per poi frenare bruscamente per attutire un impatto con il suolo che non è mai soffice; anzi spesso Nespoli ha descritto la sensazione che si prova come quella di una 500 in uno scontro frontale con un Tir. Per Paolo Nespoli la navetta è semplicemente Scotty, come l’ha chiamata in un tweet riferendosi a uno dei personaggi della saga di Star Trek. L’accensione dei motori e poi l’apertura dei due paracadute frenano la navetta, ma non riescono ad attutire più di tanto l’impatto con il suolo nella steppa del Kazakhstan
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