A meno di due mesi dall’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro la Iaaf, la federazione internazionale di atletica leggera, ha riaffermato, con decisione unanime, la sospensione inflitta lo scorso novembre alla propria affiliata russa Araf, e di conseguenza ai suoi iscritti, in seguito ai numerosi casi di assunzione di sostanze proibite accertati dalla Wada, l’agenzia mondiale anti-doping. Lo ha reso noto Mikhail Boutov, segretario generale della stessa Araf, citato dall’agenzia di stampa Tass. Una delle principali potenze di sempre nella specialità regina dei cinque cerchi resta dunque esclusa da Rio 2016, a meno di imprevedibili distinguo dell’ultim’ora.
L’annuncio shock e le reazioni russe. “Sono in grado di confermarlo, la sospensione è mantenuta”, si è limitato a dichiarare Boutov. L’immediata reazione ufficiale di Mosca è stata affidata al ministro dello Sport, Vitaly Mutko, che ha polemicamente definito “attesa” e addirittura “scontata” la decisione adottata oggi dal Consiglio della Iaaf, riunitosi a Vienna. “Reagiremo”, ha ammonito Mutko. L’Araf, la Federatletica russa, sta valutando il ricorso al Tas contro la squalifica imposta dalla Iaaf. Dal canto suo la due volte olimpionica dell’asta, Yelena Isinbayeva, ha annunciato un ricorso alla Corte per i diritto dell’Uomo per provare che la sentenza della Iaaf sia una netta violazione dei diritti umani. “Sono offesa – ha detto la 34enne due volte oro olimpico – nessuno ci ha difeso. Siamo incolpati di qualcosa che non abbiamo fatto. Secondo la logica della Federatletica mondiale, se un mio vicino è ladro, anch’io sono ladra”. Poi, in barba alle dichiarazioni del presidente della Iaaf Sebastian Coe, che ha assicurato la mancanza di motivazioni politiche dietro la sospensione, la campionessa ha paragonato gli imminenti Giochi di Rio a Mosca ’80 e Los Angeles ’84: le Olimpiadi dei reciproci boicottaggi di Usa e Urss sullo sfondo della guerra fredda. Resta il fatto che la squalifica è confermata per tutti in tutte le manifestazioni, Europei di Amsterdam del mese prossimo compresi.
Indiscrezioni e l’apertura di Coe. La Iaaf aveva fissato la votazione per giugno in modo che, nel caso la squalifica fosse stata revocata, gli atleti russi potessero avere una ragionevole possibilità di raggiungere gli standard di qualificazione olimpici prima della scadenza dell’11 luglio. Ora l’unica speranza, ma solo per alcuni, è che il Cio, trovando qualche escamotage legale, ammetta alcuni atleti dalla fedina penale immacolata a titolo individuale. Uno spiraglio è stato però lasciato aperto per i casi individuali, cioè per i singoli atleti russi in grado di provare di non essersi prestati a metodi proibiti. Costoro potranno eventualmente gareggiare in Brasile, ma appunto a titolo personale: anzi, “neutrale”, come ha precisato lord Sebastian Coe, attuale presidente della Iaaf: “Se vi sono atleti che a livello individuale possono dimostrare, in maniera chiara e convincente, di non essere contaminati dal sistema russo in quanto si trovavano fuori dal loro Paese, all’estero, ed erano soggetti ad altri sistemi anti-doping, forti e comprendenti l’effettuazione di test efficaci sull’assunzione di sostanze vietate, allora dovrebbe essere approntata una procedura seguendo la quale possano chiedere l’autorizzazione a gareggiare in competizioni internazionali, e virtualmente farvi ritorno in qualità di soggetti neutrali, una volta che i rispettivi casi saranno stati riconsiderati dal nostro organismo di riesame in materia, facente capo alla commissione medica e anti-doping della stessa federazione potranno farlo; ma non in rappresentanza della Russia in quanto tale bensì nelle vesti di atleti neutrali”.
Salvacondotto speciale. Una dispensa ad personam verrà garantita a Yuliya Stepanova, l’ottocentista russa che con la sua denuncia ha svelato il sistema doping russo. Il Consiglio Iaaf ha stabilito che “qualsiasi atleta che dia uno straordinario contributo alla lotta contro il doping nello sport dovrebbe godere di questo speciale permesso”. Nel 2014, lei e suo marito Vitaly Stepanov, che aveva lavorato presso la Rusada, l’agenzia antidoping russa avevano dato il via all’inchiesta Ard, denunciando la frode nel sistema sportivo russo.
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