di FABIO CAMILLACCI/ È di 38 morti e decine di feriti il bilancio, ancora provvisorio, del duplice attentato compiuto ieri sera a Istanbul. Prima c’è stata una forte esplosione, provocata da un’autobomba vicino allo stadio di Besiktas, la Vodafone Arena. Poi, secondo la prima ricostruzione fornita dal ministro dell’interno Suleyman Soylu, un kamikaze si è fatto esplodere vicino a Macka Park. “Un crudele complotto”, ha commentato Soylu.
Allo stadio del Beksitas da poco più di due ore si era conclusa una partita con il Bursapor. La deflagrazione è avvenuta non lontano dal punto in cui è abitualmente schierata la polizia in assetto anti-sommossa. E proprio i poliziotti in assetto anti-sommossa erano il vero obiettivo dell’attentato: l’autobomba è stata lanciata contro gli automezzi nei quali si trovavano gli agenti. Il Bursaspor invece annuncia che non ci sarebbero feriti fra i suoi tifosi (l’autobomba era vicina al settore ospiti). Sarebbero stati avvertiti anche colpi d’arma da fuoco. Il ministro Noble ha aggiunto che “l’autobomba è esplosa in un punto dove si stavano disperdendo i tifosi del Bursapor”.
Silenzio stampa. Subito dopo l’attentato il consiglio supremo turco di controllo dei media ha disposto il divieto di diffusione di notizie sulla vicenda, come avviene regolarmente dopo ogni attacco terroristico. Tra i possibili autori della strage, secondo il sito Stratfor, si sarebbe l’Isis oppure gli estremisti curdi del Tak (Kurditsan Freedom Falcons), scissionisti del Pkk dal 2004. Il Tak è considerato responsabile di almeno altri 2 attentati ad Ankara: lo scorso febbraio, in cui vennero uccise 28 persone, e a marzo, sempre nella capitale, dove le vittime furono 37.
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