Prima a piedi, sotto la pioggia, poi, finalmente, sugli autobus messi a disposizione dall’Ungheria: i rifugiati richiedenti asilo, per lo più siriani e curdi, ma anche iracheni e afghani, rimasti bloccati per giorni in Ungheria, stanno in queste ore man mano arrivando al confine con l’Austria. Alcuni avevano già raggiunto il 27° chilometro dell’autostrada per Vienna. Altri sono stati presi alla stazione Keleti a Budapest. Il primo autobus è arrivato sul confine austriaco a Hegyeshalom dopo le 2 di notte. I migranti hanno cominciato a traversare la frontiera a piedi dopo che Germania e Austria hanno deciso di accoglierli. Circa 3.000 sono arrivati in mattinata per il passaggio.
La Croce rossa austriaca prevede l’arrivo di 800-1.500 migranti nelle prossime ore nel suo centro di accoglienza profughi di Nickelsdorf, al confine ungherese. “Stiamo acquisendo letti, coperte, cibo e bevande calde da metter loro a disposizione e ci sarà anche assistenza medica disponibile se necessario”, afferma il portavoce Thomas Horvath.
Il cancelliere austriaco Werner Faymann aveva annunciato su Facebook la disponibilità del suo paese verso questi migranti dopo un colloquio con il primo ministro ungherese Viktor Orban e in coordinamento con la cancelliera tedesca Angela Merkel. Faymann ha dichiarato che “a causa dell’attuale situazione al confine ungherese, Austria e Germania acconsentono in questo caso a un proseguimento nei loro paesi del viaggio dei rifugiati. Al contempo – prosegue – ci aspettiamo che l’Ungheria rispetti i suoi obblighi europei, compresi quelli derivanti dalla convenzione di Dublino; ci aspettiamo dall’Ungheria la volontà di adempire agli oneri esistenti, sulla base dei programmi proposti dalla Commissione europea: l’equa distribuzione dei profughi e il meccanismo di emergenza previsto, a cui noi oggi contribuiamo”.
“La crisi dei migranti sta scuotendo l’Ungheria”, aveva detto il primo ministro austriaco Lazar, puntando nuovamente il dito contro “le comunicazioni contraddittorie” del governo tedesco e l’incapacità dell’Unione europea nell’affrontare la situazione.
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