di SERGO SIMEONE* – E’ diventata un caso la “chiacchierata” tra il sindaco di Milano, Sala, ed il presidente della regione Lombardia, Fontana, durante la quale i due si mostrano indignati per il fatto che il 40% del recovery fund è destinato al Mezzogiorno. I due, cosa strana in considerazione degli alti incarichi che ricoprono, ignorano evidentemente che l’Europa è stata tanto generosa con l’Italia proprio per metterla in condizione di superare l’arretratezza delle sue zone depresse( in primis il Mezzogiorno). Se invece lo sanno allora pensano che l’Italia avrebbe dovuto usare il Mezzogiorno come esca per avere i fondi europei per poi spenderli altrove.
Ancora più singolare è poi l’argomento che viene adoperato per togliere risorse al Mezzogiorno e trasferirle alle regioni del nord: il Mezzogiorno è incapace di spendere i soldi, dateli a noi, dicono Sale e Fontana, che siamo capaci di tradurre i soldi in opere. Che il Mezzogiorno abbia finora dimostrato scarsa capacità di approntare progetti e realizzarli è una sacrosanta verità, emersa con chiarezza nell’utilizzo dei fondi strutturali europei. Ma questa incapacità è parte della sua arretratezza: in questo territorio mancano non solo industrie, infrastrutture e centri di formazione, ma la pubblica amministrazione è anagraficamente più vecchia e più inefficiente di quella del nord e gli enti locali sono gravemente carenti di figure professionali fondamentali per avviare un processo di sviluppo. E’ chiaro quindi che è compito dello Stato dotare le regioni meridionali delle risorse umane necessarie per superare questi handicap. Se invece aspettiamo che il Sud diventi da solo capace di spendere e nel frattempo gli sottraiamo le risorse che gli spettano, il Nord diventerà sempre più ricco ed il Sud sempre più povero.
Ma il massimo dell’ipocrisia lo raggiunge il presidente dell’Emilia Romagna, il quale dice: per carità, diamo al Sud tutti i soldi che gli toccano….Se però dovessero rimanere dei fondi inutilizzati, dateli a noi che sappiamo come impiegarli. Inutile dire che, così, Bonaccini rischia di essere associato ad un avvoltoio che volteggia in attesa di veder morire la sua preda per cibarsi della sua carogna.
Eppure scommetto che questi signori che si riempiono la bocca di Mezzogiorno (e qualcuno, come Bonaccini, avrà letto anche Gramsci, Giustino Fortunato e Guido Dorso) si sono spellate le mani per applaudire Mattarella quando, nel discorso alla Camera dopo la rielezione, per diciotto volte ha ricordato che bisogna rispettare la dignità di tutti.
*Sergio Simeone, docente di storia e filosofia, è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil
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