Sono 22 gli avvisi di chiusura indagine notificati ad altrettanti ex componenti degli ultimi due cda di Banca Etruria e ad alcuni dirigenti dalla procura di Arezzo nell’ambito del primo troncone di indagini relativo alla bancarotta fraudolenta. Tra loro ci sono gli ex presidenti Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi. I finanziamenti sono quelli assegnati per un cantiere navale a Civitavecchia, alla Sacci, alla Isoldi, alla Pegasus, alla High Facing, alla Castelnuovese e alla San Carlo Borromeo.
In particolare, la guardia di Finanza ha notificato gli avvisi di chiusura indagini a quegli amministratori che hanno deliberato i finanziamenti sui quali la procura ha già chiuso le indagini anche se, secondo quanto si apprende, altri sarebbero in questo momento sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme gialle. Con loro nell’inchiesta sono finiti anche alcuni dirigenti che si occuparono direttamente delle pratiche per i finanziamenti. Oltre agli ex presidenti Giuseppe Fornasari e Lorenzo Rosi le notifiche hanno raggiunto: Federico Baiocchi Di Silvestri, Sergio Bertani, Alberto Bonaiti, Luigi Bonollo, Ugo Borgheresi, l’ex dg Luca Bronchi, Piero Burzi, Giovan Battista Cirianni, Giampaolo Crenca, Laura Del Tongo, Enrico Fazzini, Augusto Federici, Paolo Luigi Fumi, Natalino Giorgio Guerrini, Giovanni Inghirami, Carlo Maggiore, Andrea Orlandi, Carlo Platania, Alberto Rigotti, e Rossano Soldini.
Le ipotesi di bancarotta riguardano il cantiere di Civitavecchia dove doveva essere costruito un grande yacht, il resort San Carlo Borromeo in Lombardia, i finanziamenti al cementificio Sacci di Federici, la Isoldi, la società Pegasus cui era legato Rigotti al quale faceva capo anche la Cib 35, la Hevea, la High Facing e la Città Sant’Angelo, outlet realizzato dalla Castelnuovese di Rosi. Circa 200 milioni i finanziamenti contestati I finanziamenti contestati nell’ inchiesta su Banca Etruria, coordinata dal procuratore Roberto Rossi, complessivamente sono di poco inferiori a 200 milioni di euro, distribuiti anche a società che, secondo l’accusa, in alcuni casi facevano riferimento a dei consiglieri. Per tutti i 22 l’accusa è quindi di bancarotta fraudolenta in concorso ma per alcuni è aggravata anche dal conflitto di interessi.
Secondo quanto si è ricostruito, la Procura aretina aveva indagato su tutti i componenti del penultimo e del terzultimo Consiglio di amministrazione di Banca Etruria, rispettivamente presieduti da Elio Faralli e Giuseppe Fornasari, ma la notifica di chiusura indagini interessa solo i consiglieri che avevano deliberato i finanziamenti finiti, al momento, nell’inchiesta, ed alcuni dirigenti. Questi finanziamenti, infatti, non sono mai approvati da Pier Luigi Boschi, padre dell’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena, e vicepresidente già con Fornasari di Banca Etruria. Boschi, quindi non ha ricevuto alcuna notifica di conclusione indagine. Lo stesso Lorenzo Rosi, che poi sarà l’ultimo presidente dell’istituto aretino, è indagato ma per il periodo in cui era ancora consigliere.
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