Si sgonfia la reazione del Pd, capeggiata da Matteo Orfini, presidente del partito per conto di Renzi, contro coloro che hanno chiesto e chiedono di conoscere la verità sulle responsabilità di Banca Etruria nei confronti dei risparmiatori e sulla posizione dell’ex vice presidente Boschi, padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi. Renzi e Orfini si erano aggrappati alla testimonianza del pm di Arezzo, Roberto Rossi, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche presieduta da Pier Ferdinando Casini. Il magistrato, anziché riferire fatti, aveva manifestato le sue “opinioni” sulla vicenda e sul ruolo dei vertici di Banca Etruria affermando che non vi erano accuse da rivolgere al Boschi. Si è invece appreso, ora, che l’indagine giudiziaria su quella banca coinvolge anche i vertici prima dello scioglimento e che addirittura questi sono indagati. Cosa che il pm Rossi, doveva sapere bene.
Oggi si apprende che il magistrato-testimone ha inviato una lettera a Casini e ai membri della commissione parlamentare, in cui pare si sia deciso a dire la verità su come stanno le cose. E le cose non stanno come aveva detto nella testimonianza verbale.
Ora il M5S lancia accuse al Pd: “Ridicolo” nella “parte dei paladini del risparmio”. Salvini (Lega) sollecita un’ispezione alla procura di Arezzo: “Incredibile che la Boschi sia ancora al governo”. Gotor (Mdp) in vita la sottosegretaria a trarre le conseguenze di questa imbarazzante situazione. Brunetta (FI) chiede una nuova audizione del Pm Rossi davanti alla Commissione.
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