di MARIO MEDORI/ Il podio può attendere. L’Italia cade per il terzo Europeo consecutivo ai quarti di finale, stavolta sotto i colpi della Serbia (83-67), che ci massacra a rimbalzo (44-19), scavando il fosso nel secondo quarto per poi gestire in scioltezza, pilotata dal quel gran fenomeno che è Bogdan Bogdanovic (22 punti, 6 rimbalzi e 4 assist). Restiamo ai bordi delle prime otto perché questo è il nostro reale valore, mentre una generazione di azzurri va verso il tramonto: Datome, Belinelli, Hackett, Cusin e Gallinari che qui non c’è. Chissà se li rivedremo tra quattro anni. Difficile, anche se un altro obiettivo incombe: le qualificazioni al Mondiale 2019 in Cina. Da domani quindi bisogna voltare pagina e cominciare a lavorare seriamente a un ricambio che ancora non si vede. Questo è il vero problema.
La partita. Tagliare ossigeno ai lunghi vuol dire una difesa con cambi continui e il duo Cusin-Melli a far diga sul perimetro. E’ questo il piano partita. La Serbia ci casca e va sotto 7-2. Djordjevic cambia in fretta: dentro Marjanovic visto che Kuzmic non ci capisce granché e l’Italia comincia a caricarsi di falli anche per le chiamate assillanti dell’arbitro giapponese, tale Takaki Kato. Cusin va a sedere con 2 falli, altrettanti ne ha Filloy, 9 sono quelli fischiati all’Italia e 10/10 ai liberi li fa la Serbia contro il 2/3 azzurro. Tutto normale? No, ma siamo in partita. Questo conta. Anche se Cusin complica la vita alla nostra Nazionale con un terzo fallo di frustrazione dopo un sottomano sbagliato. Entra Burns. Nel modo giusto firmando il -2 (22-24) al 12’. Poi perdiamo un po’ il filo del match concedendo troppo contropiede: quando Jovic stampa il +7 (32-25), Messina chiama timeout, ma sotto canestro al Serbia comincia a scavare un fosso: 19-7 il saldo dei rimbalzi, il che vuol diri troppi secondi tiri che i serbi fatturano portandosi a +11 (38-27).
Lunetta fatale. Fare fallo è inutile: dalla lunetta i nostri avversari non sbagliano un colpo: 16/16 e +11 (44-33) all’intervallo. Poi ci sgonfiamo anche là davanti, spadellando triple (0/7), dando ai serbi l’assist per un contropiede sanginuoso. Lucic firma il +13 e Marjanovic il +14 (54-40) col rimbalzo serbo numero 28 (a 9). Quando arriva una mini reazione con le seconde linee ecco l’ineffabile Kato a fischiare un tecnico alla panchina che ci toglie il possibile posssesso del -6. Così Macvan ci castiga a ripetizione e la Serbia alla terza sirena è avanti 59-48. Quando risaliamo fino a -8 (59-67) a Djordjevic basta rimettere in campo Bogdanovic per uccidere ogni speranza.
Il tabellino del match dalla Gazzetta dello Sport
ITALIA:Belinelli 18, Datome 15, Burns 9.
SERBIA:Bogdanovic 22, Macvan 13, Lucic 11.
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