Stavolta sono sentenze definitive. Almeno fino a fine ottobre, quando l’NBA inaugurerà la stagione 2016-17 con la consegna degli anelli a Cleveland. Per affrontare al meglio il lungo digiuno estivo da basket giocato nella Association, analizziamo nel dettaglio la spettacolare serie di 7 partite tra Golden State e Cleveland: ovvero Warriors contro Cavs, California contro Ohio, Oakland contro Cleveland. Gara-7 si è chiusa sul 93-89 per i Cavs di LeBron che trionfano e conquistano il prezioso e prestigioso “anello” Nba.
King James. LeBron James si è confermato ancora una volta il più forte di tutti. Vincere il titolo a Cleveland è sicuramente la sua impresa più bella: i Cavs erano spacciati sotto 3-1 dopo le prime 4 sfide, lui se li è caricati sulle spalle e li ha portati al titolo con tre match da numero uno assoluto. Nessuno ha la sua determinazione, la sua capacità di non sbagliare le partite che contano. In 13 anni di carriera è maturato molto: in queste 3 partite ha giocato anche con la testa il miglior basket della sua carriera. Chiude le Finals come migliore per punti, rimbalzi, assist, stoppate e recuperi, con la perla della tripla doppia in gara-7 (impresa riuscita solo a Jerry West nel 1969 e James Worthy nel 1988). Chiude le Finals col terzo mvp della serie per il titolo della sua carriera. LeBron, un mago della pallacanestro.
Irving l’altro grande protagonista dei Cavs campioni. Kyrie Irving si è consacrato superstar. Ha chiuso a 27,1 punti di media col 46,8% dal campo e si è preso la sua rivincita dopo il grave infortunio in gara-1 dello scorso anno. Irving si è dimostrato attaccante letale, in grado di punire gli avversari attaccando il canestro. I suoi crossover sono: materiale da Top 10 ed è mortifero anche dal perimetro. Deve ancora migliorare nella costruzione del gioco (3,9 assist di media, con LeBron playmaker nelle fasi calde), ma da questo titolo e dalla vicinanza di King James trarrà solo vantaggio. Ha 24 anni: può diventare un grandissimo del basket mondiale.
Il coach superstar. Tyronn Lue non è il fantoccio di LeBron. E’ un tecnico che ha avuto un impatto forte su Cleveland da quando è stato promosso il 22 gennaio scorso. La sua gestione dello spogliatoio ha pagato, la sua sincerità, la sua calma, il suo averle passate tutte hanno fatto presa sui giocatori. Si era seduto sulla panchina dei Cavs tra lo scetticismo generale, questa vittoria e l’aver battuto Kerr nella partita a scacchi dalla panchina di gara-7 lo legittimano. E’ diventato il 7° coach debuttante a vincere subito il titolo.
Curry “bocciato” nelle Finals. Steph Curry è la vera grande delusione. Non ha mai fatto la differenza, non è mai riuscito a far partite quella scarica di triple e magie che l’hanno fatto diventare il primo mvp eletto all’unanimità nella storia della lega. La sua grandezza non ne esce sminuita, anche perché il sospetto che il suo ginocchio e la sua caviglia non fossero del tutto a posto dopo gli infortuni subìti nei playoff è fondato. Resta il giocatore che sta contribuendo a cambiare il modo di giocare a basket. Ma queste Finals rimarranno una macchia: doveva prendersi definitivamente il trono di più forte vincendo il secondo titolo di fila, invece l’ha restituito a LeBron.
Warriors, un anno da primato col flop Finals. La stagione di Golden State resterà nella storia per il record di 73 vittorie in regular season. Ma nella storia rimarrà anche questo clamoroso crollo nelle Finals. Avevano in mano il secondo titolo di fila, avanti 3-1 e con gara-5 in casa. Si sono fatti travolgere dal ciclone LeBron, ma ci hanno messo del loro. La squalifica di Green in gara-5 è costata il titolo ai Warriors, che da lì non sono più stati li stessi. E Cleveland che festeggia alla Oracle Arena trasforma la stagione in un flop.
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