Sindacati in piazza per il rinnovo del contratto del pubblico impiego congelato da sei anni. “Basta mance, vogliamo il contratto subito”, dicono all’unisono i lavoratori di Cgil, Cisl e Uil pronti a sfilare da piazza della Repubblica a piazza Venezia. Bandiere, fischietti, tamburi, il colore non manca ma lo slogan è unico: “Contratto subito per scuola, sanità, servizi pubblici locali, sicurezza, università e ricerca e privato sociale”.
“Vogliamo un contratto che aumenti il salario. La mancia che il governo intende darci è lontana da quei 150 euro al mese che noi chiediamo se consideriamo che in questi sei anni i lavoratori hanno perso 4.800 euro”, dice prima che il corteo inizia a sfilare il segretario generale della Fp-Cgil, Rossana Dettori. E i sindacati non nutrono ottimismo per le prossime mosse del governo. “E’ chiara la volontà dell’esecutivo di non voler fare il contratto visto che hanno recuperato altre risorse su nuovi capitoli tranne che su quelli del pubblico impiego. Saranno i cittadini ad accorgersi e a giudicare il governo per i minori servizi di cui potranno beneficiare”, incalza il segretario della Cisl-Fp Giovanni Faverin. A conti fatti, denunciano ancora i sindacati, quello che il governo mette sul tavolo, 300 milioni, equivarrebbe ad un aumento salariale di 5 euro al mese. Giusto il costo di quattro caffè ma dipende anche da dove si abita”, ironizzano ancora i sindacati.
Risorse che non bastano e atteggiamenti dei rappresentanti del governo considerati ideologici dai sindacati. “Con queste cifre è evidente che non si riesce a fare un rinnovo del contratto. Ma intanto si apra prima la discussione e si vedrà di conseguenza che c’è bisogno di cambiare le cifre”, afferma illeader Cgil, Susanna Camusso. Che mette nel mirino anche le intenzioni del ministro Madia: “ha un chiodo fisso, dovrebbe invece porsi la domanda sul perchè succedono cose di questo tipo e chiedersi dove stavano i dirigenti, gli amministratori e perchè non hanno applicato le regole che ci sono”. Promettono una lotta senza esitazioni, senza le riposte dovute, anche i leader di Cisl e Uil. “Il governo trovi le risorse per finanziare un lavoro dignitoso. Faccia la sua parte, altrimenti la nostra lotta non si può fermare”, avverte Anna Maria Furlan. “Io spero che questa manifestazione basti al governo e che ci ascolti e da subito sblocchi il tavolo di confronto contrattuale. Sennò -ribadisce- avanti con mobilitazioni adeguate”. Questa è una manifestazione, rilancia Carmelo Barbagallo, “non ferma il Paese ma non ci costringano a fermare il Paese per dire poi che siamo degli irresponsabili. E’ ora di smetterla. Il governo rinnovi il contratto”.
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